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Thiago Silva e Zlatan Ibrahimovic nel 2011 con il Milan (credits: GETTY Images)
CALCIOMERCATO MILAN - «Un giocatore del Milan, scordiamoci Theo Hernandez e Donnarumma, che in questo momento sia appetito non da un grande club, ma da un club che vuole avere un progetto futuro e ottiene prestazioni importanti da due anni a questa parte, non c’è: io in questo Milan non vedo nessuna qualità». Nella sua analisi della pesante sconfitta rimediata a Bergamo una settimana fa, PaoloDi Canio ha deciso di porre l’accento sulla scarsa qualità della rosa rossonera, rilevando in particolare come nell’organico a disposizione di Pioli non ci siano giocatori da top club. Un’analisi certamente dura, quella dell’ex calciatore di Milan e Lazio, ma che spiega probabilmente nel modo migliore quelle che sono le difficoltà di rendimento dei rossoneri e che, soprattutto, viene confermata in maniera evidente dal calciomercato.
È ormai da anni infatti che il Milan non vende propri calciatori ai top club europei, se si esclude qualche rara e particolare eccezione, ed è da tempo che questi ultimi non si interessino concretamente ai calciatori rossoneri. Un dato allarmante e preoccupante, che appunto esemplifica meglio di qualunque altro il momento di grossa difficoltà che sta attraversando il club rossonero nel corso dell’ultimo decennio. Mentre negli anni 2000 i rossoneri erano tra i calciatori più appetiti d’Europa, come dimostrano le milionarie cessioni di Shevchenko al Chelsea e di Kakà al Real (ancora oggi le due operazioni in uscita più redditizie della storia del Milan), negli ultimi dieci anni sono stati davvero pochi i trasferimenti dei calciatori del Diavolo verso i grandi club europei.
A conti fatti, bisogna tornare al 2012 e al “peccato originale” della doppia cessione di Thiago Silva ed Ibrahimovic al PSG per riscontrare l’ultimo reale grado di interesse di un top club nei confronti dei calciatori del Milan. Era un altro Milan, ancora vincente e colmo di campioni, ed è lì che difatti si è chiuso il filo diretto tra i rossoneri e i grandi club. Tutte le altre operazioni condotte negli ultimi anni, infatti, per un motivo o per un altro non possono essere catalogate nella lista di “cessioni di lusso”.
Potrebbe forse esserlo la cessione di Balotelli al Liverpool (2014), reduce da un secondo posto in Premier ma ancora lontano dalla sua grande tradizione e dai fasti rivissuti oggi con l’era Klopp. Non lo sono certamente le cessioni di De Sciglio e Bonucci alla Juventus. Voluto fortemente a Torino da Allegri, il giovane terzino occupa in bianconero un ruolo da comprimario; la situazione di Bonucci è invece decisamente particolare e il suo ritorno alla casa madre – dove aveva già trascorso 7 stagioni – non può essere interpretato fino in fondo come una cessione ad un top club (un discorso simile vale per Higuain, passato al Chelsea ma dopo l’interruzione del prestito al Milan). Lo stesso passaggio di Kalinic all’Atletico Madrid, visti i risultati e il rendimento del centravanti croato, non può essere considerato come un’operazione che ha coinvolto un giocatore da top club.
Il trend degli ultimi anni è confermato anche dalla rosa odierna, in cui – come sottolineato in parte da Di Canio – soltanto pochissimi elementi sembrano avere le stimmate del top player, del giocatore da grande club. Gli unici giocatori da big sono ad oggi Donnarumma, Theo Hernandez e Romagnoli, mentre l’interesse del PSG per Paquetà è da intendersi più come un capriccio di Leonardo che come un effettivo riconoscimento del valore (attuale) del ragazzo.
Poco, troppo poco per un club che ha l’ambizione di tornare grande. Per farlo, per raggiungere determinati risultati e rientrare nell’élite del calcio europeo, c’è bisogno dei giocatori importanti, di quelli che attirano le attenzioni delle grandi squadre, senza che questo implichi necessariamente una loro cessione. Fino a quando questi profili si conteranno sulle dita di una mano, per il Milan sarà difficile pensare di tornare ad essere un top club. Intanto, Piatek potrebbe salutare a gennaio: ecco quali sarebbero le sue cifre e l'impatto sul bilancio rossonero>>
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