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Milan, Ibrahimovic: “Fonseca allenatore, vogliamo vincere tutto” | PM News

Conferenza stampa LIVE Zlatan Ibrahimovic AC Milan
Le dichiarazioni in conferenza stampa di Zlatan Ibrahimovic in diretta su Milan, nuovo allenatore e stagione 2024-2025: le ultime nel LIVE
Stefano Bressi Redattore 

Zlatan Ibrahimovic ha presentato in conferenzastampa la stagione 2024-25 dell'AC Milan: ecco le dichiarazioni sul nuovo allenatore (sarà Fonseca, ufficiale), il calciomercato rossonero (vedi Zirkzee e i rinnovi di Theo e Maignan) e i progetti di Gerry Cardinale (stadio, under 23). Ibrahimovic ha spiegato anche il suo nuovo ruolo ("Non sono un dipendente del Milan, ma della proprietà, di RedBird) e il perchè il club non sia andato su un profilo come Antonio Conte.

Per il resto, è il solito Ibra: diretto, sincero, ambizioso: "Vogliamo vincere tutto", ha dichiarato. Noi gli abbiamo anche chiesto se vedono in Fonseca un allenatore TOP o potenzialmente pronto per fare il grande salto. La risposta di Ibrahimovic? La leggete qui sotto

 

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MOMENTI SALIENTI

Termina qui la conferenza stampa.

Sul saluto a Stoccolma: "Mi è passata un po' l'adrenalina. Era una bella cosa. Ciò che ho fatto per la Svezia e cosa la Svezia ha fatto per me. Abbiamo fatto cose anche fuori dal calcio. Ho aperto le porte per le nuove generazioni. Quando ho iniziato io non era semplice in Svezia, ho fatto lotta con tutti e ho aperto le porte per tutti. Ringrazio per ciò che hanno fatto. Ero molto emozionato. Quasi come l'addio al Milan, lì però era più shock. Dopo un anno mi ero abituato a non giocare. Ero felice e lo ricorderò sempre questo giorno".

Ibra su Camarda

"Lui è più talentuoso a questa età rispetto a me. È molto importante. È il futuro del Milan. Non ha però tutta la responsabilità addosso. Noi dobbiamo proteggerlo e farlo crescere, facendolo diventare ciò che pensiamo possa diventare. Ha tanta fame e voglia di migliorare. Si parla tanto di lui. Siamo felici. Può essere una bandiera. Dimostra che servono giovanili forti, deve uscire qualcosa di più per le possibilità che abbiamo. Per questo stiamo cambiando strategia. Il gap tra Primavera e prima squadra è troppo grande. Camarda è ancora un ragazzo. Vogliamo dargli più tempo. In Serie C, dove non è facile, ma almeno prepari i ragazzi. Dobbiamo parlare talenti in prima squadra. Il numero no, non ho questo rapporto. Tanti fanno favori, a me non serve nessuno che mi protegge. Se sbaglio lo dico subito".

Se ci lascia il numero per qualche domanda: "Non sono pronto. Scherzi a parte, non ho bisogno di ingraziarmi nessuno. I fatti parleranno per me e se non sarò bravo o se sbaglierò qualcosa, sarò sincero nel dirvi: ho sbagliato".

Sui fischi alla dirigenza all'ultima giornata e un messaggio agli scettici: "Dico che il futuro è luminoso".

Quant'è lontano il Milan dal Top

"Se dico che non eravamo top in Europa, però eravamo in semifinale due anni fa. Sono momenti. Vogliamo avere stabilità. Inizia tutto in Italia. Abbiamo una squadra competitiva. Vogliamo rinforzarla e dare concorrenza ai giocatori che ci sono oggi".

Se arriveranno giocatori di esperienza

"Questo è molto importante. Anche per questo abbiamo scelto Fonseca, saremo ancora più giovani. Ha esperienza di lavorare con giocatori giovani. Se perdi Giroud e Kjaer l'età scende tanto. Serve un allenatore che tiri fuori il meglio possibile. Se sei in prima squadra non conta l'età. Devi portare risultati. Però sicuramente saremo più giovani, perdiamo due leader".

Sulla comunicazione social e se il 4-3-3 sarà il modulo

"Non so come devi prenderli. Io mi diverto. Mando messaggi, messaggi indiretti. Devi fare un po' di investigazione. Come quando voi fate giochi. Ogni tanto lo faccio anche io. Quando lo faccio però arrivo a più di 100 milioni. Vuoi 4-3-3 o 4-2-3-1, cosa vuoi?"

PM - Se considera Fonseca un top o deve diventarlo

: "Fonseca è un tecnico top. Ai tifosi posso dire che arriva qualcosa di nuovo. Un calcio diverso da prima. Un calcio dominante e offensivo. Con equilibrio anche difensivo. Sarà un'altra energia. Sarà un'altra faccia. Uno era pelato e l'altro ha più capelli. Però sempre eleganza".

Ibra scherza: "Decidiamo insieme quello che voglio io"

Se le scelte sono condivise anche sul budget o se a volte spinge: "Tutto quello che va in positivo si reinveste nella prima squadra. Vogliamo migliorarla il più possibile. Però il cuore è sempre la prima squadra. Ripeto in tutti i modi: siamo in collaborazione tutti. Io, Furlani e Moncada. E decidiamo. Poi alla fine io prendo la decisione e loro mi seguono".

Sui sei derby persi consecutivamente e sulla stella dell'Inter pesanti, come si spiega alla proprietà che il futuro è il presente: "Americani che entrano nel calcio italiano pian piano prendono esperienza. Ai Galaxy era un altro mondo. Poi prendono esperienza e capiscono di più. Hanno persone che hanno esperienza del calcio italiano e gestiscono nel modo migliore".

Perché Ibra non ha parlato fino a oggi

"Per parlare devi avere qualcosa da dire. Non siamo in un podcast o in un talk show. Non parlo per promesse che non posso mantenere. Si comunica quando c'è qualcosa di concreto. So che in Italia farsi vedere è importante, ma non è il mio modo di lavorare. Quando c'è qualcosa da dire si comunica. Si lavora, ogni giorno. Ho scelto di non parlare, per studiare e perché non era il mio show. Siamo uniti e lavoriamo per migliorare. Non siamo soddisfatti della stagione. Mi sembra esagerata la situazione delle ultime settimane. L'anno prima dello Scudetto era a porte chiuse. Non abbiamo vinto  anche se migliorati, poi hanno aperto le porte ai tifosi e abbiamo vinto. Sono fondamentali. I tifosi ci stanno sempre dietro. Se non sono soddisfatti, anche noi non lo siamo".

Come bilanciere l'ego: "Non sono dipendente Milan, sono parte della proprietà, fa la differenza. Tanti ex giocatori pensano di sapere tutto. Io parto da zero. Ho tanto da imparare. Ognuno che ha un ruolo lo fa meglio di me, per questo lo fa. L'allenatore, Furlani... Io non entro in questi ruoli. Non penso di poter fare meglio, loro lo fanno bene. Entro con innocenza, ma dopo l'esperienza ti attacco. Moncada dice che vado a dormire arrabbiato e mi sveglio arrabbiato".

Ibra su Zirkzee

"Non si fa beneficenza. C'è una lista. C'è un'opzione uno, poi ce ne sono altre. Ci sono tante cose da sistemare. Poi se anche è il più forte, voglio vederlo faccia a faccia. Per capire se può giocare a San Siro: 80 mila persone che o ti fischia o ti saluta o non ti saluta. Ci sono tanti fattori".

Sui possibili investitori: "Lavoro molto vicino a Cardinale e non si è parlato di investitori. Poi passo la palla a Furlani per più dettagli. RedBird è sport, intrattenimento e fashion. Rappresenta loro e me".

La strada per tornare a vincere in Italia ed Europa: "Abbiamo strategie. Siamo già al livello alto. Più facile andare indietro che avanti. Siamo una Formula 1, se giri veloce rischi di andare fuori. Dobbiamo andare veloce, ma controllando. Arrivare al top è più facile di rimanerci. Facciamo cose con intelligenza".

Ibrahimovic sui rinnovi di Theo e Maignan 

"Nelle loro situazioni tutto è possibile. Sulle loro richieste non lo so, forse sai più di me. Le loro richieste sono cosa nostra. Si parla, tutto è possibile. Da quando è entrato RedBird, ci sono le possibilità di fare queste cose. Possiamo fare di più senza andare in difficoltà economica. C'è il progetto Under 23... Facciamo sempre di più. Da fuori le cose sono meno importanti, da dentro molto. Se uno mi viene a dire che vuole andare via è un problema, ho detto che chi non ha ambizione di fare la storia non deve essere qua. Però loro sono contenti, hanno fatto la storia e devono continuare".

Se il sogno da dirigente è vincere la Champions: "Voglio vincere il più possibile. Quando sei al Milan, hai possibilità di vincere tutto. Da giocatore mi è mancata, non sarebbe una rivincita. Non è che voglio vincere perché non ho vinto da calciatore. Voglio fare la differenza. Voglio avere le mie idee e la mia visione insieme alla società, facendo la differenza. Non c'entra cos'ero da calciatore. Tanti pensano che sanno tutto perché erano calciatori, io parto da zero. Ho tanto da dare. Voglio vincere la Champions, ovvio. Vogliamo fare la storia".

Sulla scelta di non pagare commissioni alte: "Quando si parla di trattative, ognuno chiede e vuole una situazione in cui si pensa che la società è sotto pressione per sfruttare la situazione. Deve essere ok per noi, dobbiamo dire che va bene anche per noi. Non è beneficenza. Dobbiamo spendere bene. Voci e realtà sono lontane però".

Ibra sul no a Conte

Come mai non hanno preso in considerazione un allenatore italiano e Conte e sui pochi italiani: "Conte non era tra i criteri che cercavamo. Dipende che materiale hai e che materiale vuoi dare. Poi un allenatore può dire che può lavorare con tutto. Per noi il meglio era Fonseca. Vogliamo portare identità. Era importante prendere un allenatore per la squadra che abbiamo. Migliorando collettivo e individuale. Abbiamo giocatori italiani e non solo, ci sono alcuni italiani che stiamo guardando. Gabbia secondo me poteva andare in Nazionale, è cresciuto tanto, è totalmente diverso".

Quanto è importante essere stato con Raiola nel mercato: "Ho scelto di non parlare coi procuratori. Perché ancora sono o bianco o nero, Furlani e Moncada hanno i grigi. Vengo da Mino e Galliani, vecchia scuola. Poi se sbagliano con me o è bianco o nero. Loro hanno più pazienza, io meno. Lo facciamo a modo nostro e abbiamo i cervelli che fanno il loro lavoro in modo top. Ognuno prova e chiede. Se arrivi da scuola Mino, ci siamo".

Su Theo Hernandez e Maignan e su quali ruoli si agirà sul mercato: "Maignan, Theo Hernandez e Rafa Leao restano. Sono tra i più forti nei loro ruoli. Hanno un contratto, sono felici. Restano perché non abbiamo bisogno di vendere. Possiamo invece portare giocatori forti e migliorare. La società ha portato 12 giocatori per mettere le basi. La squadra che ha vinto lo Scudetto non era favorita, non era forte come quella di oggi. Metti base e poi metti la strategia. Vogliamo un attaccante, poi il mercato è tutti i giorni. Abbiamo un sistema di scouting, ci fanno report tutti i giorni, con chiamate tutti i giorni in cui offrono. Ci sono situazioni in cui persone chiamano i giornalisti per spingere. Il mercato è tutti i giorni. Da questo a finalizzare c'è un processo. Se va bene, se il profilo è giusto... È importante per noi, come i giocatori che hanno fatto la storia qui".

Sul progetto stadio e su San Siro: "Stanno parlando su quali possibilità ci sono e quali no. Gerry vuole portare qualcosa di nuovo. I tifosi italiani e milanisti meritano uno stadio spettacolare e che quando arrivi deve essere spettacolare. Gli americani sanno cosa fare per questo".

Quanto ha sofferto con lo Scudetto dell'Inter e se da lì si riparte: "Non soffro, mi carico. Non guardiamo altre squadre, i perdenti lo fanno. Il Milan fa il suo per arrivare. Non ci tocca cosa si dice. Non ci fa soffrire. È una parola da perdenti. Io sono un vincente. Mi dà carica, fame e benzina per fare di più".

"Conte non era quello che cercavamo"

Sui tifosi che hanno invocato Conte e cosa ha detto Fonseca per convincerli: "Si studiava l'allenatore, il suo gioco. Poi quando è uscito Fonseca vuoi conoscere la persona. Faccia a faccia. Poi hai la sensazione, ci si fanno richieste. Hai voglia di migliorare. Il Milan ha un allenatore, non un manager. La situazione di Conte... Non abbiamo discusso. Non è quello che cercavamo".

In cosa pensa di essere bravo e cosa deve migliorare: "Non so quanti ex giocatori appena ritirati hanno avuto una possibilità così. Sono uno di loro, mi devo abituare. È diverso. Se parlo o se prendo decisioni sono su altre persone, devi essere un po' più cattivo. Anche se gli vuoi bene, devi pensare al bene del Milan. Posso dare esperienza, di dove ho giocato. In tutti i grandi club spagnoli, inglesi. Dico sempre che dobbiamo essere e siamo grandi. Posso sapere cosa fanno i giocatori. Ma è diverso essere dirigente. Devo imparare tanto, crescere, ma ho anche tanto da dare. Ho buoni colleghi che aiutano. Si lavora come un gruppo".

Qual è il progetto: "Abbiamo deciso di lasciare Pioli e subito abbiamo pensato al prossimo anno. Però volevamo concludere bene con lui. Lo meritava per ciò che ha fatto. Ovvio che abbiamo parlato. Parliamo tutti i giorni. Dividiamo strategie. Ha i suoi desideri. Tutti sanno che abbiamo un progetto Under 23 molto importante per noi. Vogliamo collegare prima squadra e Under 23. Giochiamo per quattro trofei. Serve una squadra forte, competitiva. Poi dobbiamo mettere l'allenatore nelle migliori condizioni possibili".

Come mai no Lopetegui: "Sui giornali c'era tutti i giorni un allenatore. Si diceva che ognuno di noi ne volesse uno. C'è realtà e voce che gira. Ci sono nomi che abbiamo messo sul tavolo e ne abbiamo parlato, pensando cosa fosse meglio. Tra Lopetegui e Fonseca, era più verso Fonseca".

Come può tornare vincente il Milan e se l'obiettivo minimo è la seconda stella: "Parliamo la stessa lingua con Cardinale e dividiamo le stesse ambizioni. Non sarei tornato se non avessi sentito questa ambizione. Poi servono giocatori che fanno concorrenza. C'è una squadra che inizia e poi si valuta alla fine. In occasione dell'ultimo Scudetto non eravamo favoriti nella top4. Non è la mia mentalità essere nei primi quattro. L'obiettivo è vincere. Garanzie non ce ne sono. Lo stiamo facendo per arrivare agli obiettivi messi. Sempre nel modo e con la strategia che abbiamo avuto. Non siamo per far vedere i muscoli. La realtà è diversa. Non solo presente, ma anche lungo. Il Milan è Europa, non solo Italia".

Su Zirkzee e se gli ricorda se stesso: "Se parliamo di squadra, un anno fa, la strategia era mettere la base. Questo mercato sarà sui dettagli. Uno di questi è il numero 9. Olivier ora è libero. C'è Jovic, ma c'è spazio per un altro. Il progetto del Milan è perfetto per Zirkzee. Forte, non è un segreto. Ha potenzialità. Le voci che girano e la realtà sono cose diverse. Vicino o lontano. Non mi piace paragonare i giocatori. Gioca bene, arriva dalla scuola olandese come l'ho fatta io. Non voglio paragonare".

"Fonseca sarà il nuovo allenatore"

Ibra: "Fonseca sarà il nuovo allenatore del Milan"

Chi sarà il nuovo allenatore: "Prima voglio di grazie a Pioli per ciò che ha fatto. Da parte di tutti, io l'ho avuto come giocatore e dall'altra parte. Resta nella storia. Merita complimenti. Il nuovo allenatore sarà Paulo Fonseca. Abbiamo studiato bene. Cosa vogliamo, cosa cerchiamo. Con tanti pensieri. Abbiamo scelto per portare la sua identità con i giocatori che abbiamo. Un gioco dominante e offensivo. Volevamo portare qualcosa di nuovo ai giocatori. Abbiamo studiato come allena, come prepara le partite. Serviva qualcosa di nuovo anche a San Siro. Con questi giocatori si abbina bene. Era l'uomo giusto. Siamo fiduciosi, ci crediamo tanto".

Cosa lo rende ottimista: "Sono ottimista e positivo. Abbiamo un gruppo giovane, con fame e che vuole fare la differenza. Abbiamo strategia e la stiamo seguendo. Non è che se perdi una partita vai in panico e cambia tutto. Siamo fiduciosi e sappiamo cosa facciamo. Il futuro è positivo. Ognuno lavora per il Milan, non personalmente. Non è solo parola. Non voglio fare promesse che non posso mantenere. Lo voglio dimostrare. Anche se c'è silenzio non significa che non si lavora. Si lavora tutti i giorni. Non siamo un podcast, quando c'è qualcosa da comunicare si comunica, come oggi".

I prossimi passi: "Rinforzare la squadra per vincere. Non solo in Italia, ma anche in Europa, questo è il Milan: trofei. C'è un periodo dal 2011 al 2023 che il Milan non era più Milan, ma ora è tornato in alto. Gli obiettivi sono semplici: vincere. Il Milan non vince, fa la storia. La differenza fra noi e altri. Chi entra al Milan deve avere la stessa ambizione di vincere e fare la storia. Chi non lo ha non avrà spazio. Siamo arrivati secondi, in Europa League non bene. Vogliamo di più. Dopo un campionato si valuta cosa abbiamo fatto bene e cosa no. Non c'è limite. Vogliamo migliorare ed essere forti più di oggi".

Sul ruolo: "È semplice. La mia responsabilità è il Milan, lavoro per Gerry nel Milan, collaborando con Furlani e Moncada. Sono coinvolto in tutto. Ma ognuno ha il suo ruolo, ognuno è importante e ognuno ha responsabilità. C'è una squadra che lavora".

Cosa l'ha colpito di più di Cardinale: "Abbiamo parlato tanto prima di iniziare questa avventura. Parliamo la stessa lingua e abbiamo gli stessi pensieri. È un vincente. Prende le cose sul personale, anche col Milan. Vuole arrivare facendo a modo suo. Ha ambizione e vuole un progetto vincente. Allora gli ho detto che sono l'uomo giusto".

"Ho chiesto un progetto vincente. Non accetto perdere, non è che non mi piace: non lo accetto. Voglio vincere e vinco".

L'inizio della sua terza vita al Milan: "Dopo sei mesi ho già i capelli grigi, si lavora. Dopo il mio ritiro, hai un'altra libertà. Sono stato fuori dalla famiglia per tanto, ho due figli. Nel calcio c'è questo sacrificio, ma non in negativo: si è professionisti. Ora posso stare più vicino ai miei figli e fare diverse cose. È importante restare attivi. Mi allenavo, poi mi ha chiamato Furlani per fare un saluto a Milanello, non sapevo niente, era tutto in amicizia. Poi c'è stato il primo incontro con Cardinale, un incontro di qualche ora. Mi ha chiesto della vita, di cosa volessi fare... Mi ha fatto una proposta di tornare nel Milan, ma poi ho detto subito che se dovevo entrare al Milan doveva essere un progetto vincente. Io non accetto di perdere, non è che non mi piace. Non lo accetto. Voglio vincere e vincerò. Ha risposto 'Benvenuto'. Allora avevamo le stesse ambizioni e ho chiesto cosa fare e cosa pensava del Milan, poi siamo partiti e dopo sei mesi capelli grigi..."

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