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Rialzarsi dopo una batosta non è mai facile. Soprattutto nella vita. Nel calcio magari è meno complicato. Per farlo è necessario trasformare in energia positiva tutta la rabbia per una sconfitta immeritata come quella nel derby. Già da sabato sera, quando a San Siro arriverà il Palermo rilanciato da un avvio di stagione più che positivo. Insomma, le motivazioni ci sono. Dieci anni fa, al primo incrocio a Milano contro il Palermo, dopo il ritorno in A, la situazione era diversa. Molto. Era la penultima giornata di un campionato che il Milan aveva visto scivolare via incredibilmente, perdendo nello scontro diretto interno contro la Juve e pareggiando a Lecce. Il distacco dalla Juve era di 5 lunghezze. Troppo per colmarlo. Ma la squadra di Ancelotti aveva un'occasione unica di lì a pochi giorni: la finale di Champion's a Istanbul contro il Liverpool. Per questo motivo la partita fu anticipata al venerdì e il tecnico di Correggio varò un turn-over amplissimo. Basta leggere la difesa stile Benjamin Button: con il veterano Costacurta e il debuttante Marzorati. Oltre al redivivo Simic. A centrocampo Dhorasoo e Rui Costa, in attacco Tomasson e Crespo. Risparmiati Kakà, Pirlo, Nesta, Maldini e Sheva.
Il Milan parte forte e al 7' è già in vantaggio con Serginho che raccoglie la respinta di Guardalben sul tiro di Crespo e fa 1-0. E' un messaggio diretto alla Juve: lo scudetto va conquistato sul campo. Ma 60'' dopo il Palermo pareggia con una autorete incredibile di Costacurta che beffa di testa Abbiati colpevolmente fuori dai pali. Tutto da rifare. I rossoneri si riversano in attacco alla ricerca del vantaggio. E lo trovano dopo dieci minuti ancora con Serginho che servito di tacco da Crespo batte Guardalben per la seconda volta. Il vantaggio rasserena il Milan che gioca in scioltezza e sul velluto. Il terzo gol è nell'aria e arriva al 31' con il solito Tomasson che sorprende Guardlben con un tiro velenoso. Ci sarebbe tempo anche per assistere al 4-1, ma il palo nega questa gioia a un ispiratissimo Brocchi. I rossoneri convincono e piacciono. Alla fine del primo tempo vanno al riposo tra gli applausi. E con la sensazione di essere l'accanimento terapeutico dei bianconeri.
Nella ripresa per mezz'ora non succede molto. Finchè Tombolini decide di assegnare un rigore molto dubbio al Palermo per atterramento di Zauli da parte di Abbiati. Dal dischetto si presenta Toni che ripete due volte. Sempre con la stessa efficacia: 3-2 per il Milan. A questo punto le certezze degli uomini di Ancelotti crollano come un castello di carta. Al contrario l'accorcio delle distanze ha rivitalizzato i rosanero che iniziano a sperare di uscire da San Siro con un prestigiosissimo punto. Detto e fatto: Barone, il futuro campione del mondo (anche se da comparsa), entra in area di rigore, supera Simic e infila Abbiati. Parità ristabilita. Da quel momento il Milan stacca la spina. Con la testa è già a Instanbul e aspetta solo il fischio finale. Finisce 3-3 e i rossoneri non riescono a regalare la vittoria al proprio pubblico nell'ultima partita interna del campionato. Cinque giorni dopo invece faranno anche di peggio.
Mariano Messinese
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