A raccontare la storia di Kakà sembra di non star parlando di un brasiliano, nonostante il fatto che Ricardo Izecson dos Santos Leite nasce a Gama nel 1982. La sua non è la narrazione di un riscatto o di un percorso iniziato tra le favelas, anzi. Si parla di un ragazzo borghese, molto vicino alla religione e privo di quella spettacolarità brasileira. Gli esordi di Kakà avvengono al San Paolo, ma gli occhi non sono puntati su di lui poiché non è solito fare grandi skill con il pallone. Non si trascina l'ombra dei problemi, della sofferenza personale e di conseguenza non spicca alle telecamere. Ma si fa notare, eccome, in campo dato che nessuno riesce a prenderlo mai. Il suo esordio in prima squadra avviene in modo casuale, o per volontà di Dio come dice lui stesso: al San Paolo mancava un centrocampista per integrare la rosa e l'allenatore delle giovanili, non volendosi privare del proprio titolare, manda una riserva: Kakà, appunto.
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L’arrivo al Milan, Manchester e il Pallone d’oro: tanti auguri a Kakà!
La sua carriera continua, si guadagna la prima presenza tra i "grandi" seppur non brilli per prestazioni e giocate. Il punto di svolta avviene in una finale del Torneo Rio-São Paulo contro il Botafogo. Kakà entra al 70' e segna una doppietta che vale la vittoria: il Brasile scopre il suo nuovo talento. Un diamante atipico, diverso dagli altri, non perché più bravo ma perché più pulito ed ordinato nelle giocate. Kakà non sceglie mai la giocata fine a sé stessa, piuttosto preferisce la velocità, bruciare l'avversario con scatti perpetui. Di lì in poi presenzierà sempre fra i titolari del San Paolo, con tante prestazioni da capogiro, fin quando, nel 2003 non compie il grande salto in Europa: il Milan lo acquista per una cifra, 8,5 milioni di euro, che solo poco tempo dopo Berlusconi stesso definirà come "due spiccioli".
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