Se esistesse un libro che contenesse tutti i 124 anni della gloriosa storia del Milan, qualsiasi tifoso rossonero lo sfoglierebbe con la felicità di un bambino. Tante sono le mete raggiunte e ancora di più le città, calcisticamente, conquistate. Da Vienna a Madrid, da Barcellona ad Atene senza dimenticare Manchester e Istanbul. La maglia a strisce rosse e nere l'hanno vista tutti, che fossero supporter avversari o semplici cittadini del luogo, a dimostrazione del fatto che il Milan ha sempre vinto ovunque e contro chiunque. Tuttavia, vi è una caratteristica comune in tutte le squadre di fama mondiale: esiste, come una nemesi naturale, una squadra o un campo storicamente ostile, decorato dalla mala sorte.
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Milan, Londra è un tabù: i precedenti con Chelsea, Arsenal e Tottenham
A scorrere le pagine del libro sopracitato, infatti, il tifoso rossonero troverebbe una facciata con un nome cerchiato in rosso: Londra. Esatto, la capitale inglese è divenuta, nel tempo, una destinazione nella quale i giocatori del Milan non amano avventurarsi. Il bilancio è di quelli crudi e diretti: 9 partite giocate, 4 sconfitte, 4 pareggi ed una sola, seppur rosea, vittoria. Se volessimo addentrarci ancora di più nei meandri delle statistiche allora vedremmo che per il Diavolo in terra londinese sono solo 4 i gol fatti e ben 12 quelli subiti. Un trend da invertire subito e, si spera, possa cominciare proprio contro il Tottenham di Antonio Conte.
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L'Arsenal, la terza maglia nera e le sviste arbitrali
—Partiamo da loro, i Gunners, che in questa stagione stanno facendo faville e mantengono la testa della Premier League. Una squadra dalla filosofia molto vicina a quella del Milan: un calcio armonico, bello da vedere e la presenza costante di giocatori dalla qualità sopraffina. Gli incroci tra le due squadre iniziano nel lontano 1995: il primo match finisce sul risultato di 0-0, nonostante la presenza di top player come Savicevic, Maldini, Baresi e Donadoni. Per il secondo, invece, bisognerà attendere il 2008, anche in quel caso il risultato sarà il medesimo, uno 0-0 che sembra accontentare più il Milan che l'Arsenal in vista di un ritorno che vedrà sbocciare la stella di Fabregas. Il terzo, al contrario, aveva l'apparenza di una semplice gita turistica ma, per poco, non si trasformò in un dramma: un 3-0 a favore dei padroni di casa. In quell'occasione fu un fenomenale Abbiati ad evitare una rimonta che sembrava impossibile dopo il 4-0 per i rossoneri a San Siro. Memorabile la dichiarazione di un Adriano Galliani furioso contro la scelta di indossare la terza maglia, quella nera, poiché da sempre poco fortunata.
Dal 2008 arriviamo al 2012, quattro anni più tardi le due squadre si incontrano in Europa League, palcoscenico non proprio degno del blasone dei due club. Anche in questo caso la partita finisce 3-1 per l'Arsenal, con tanto di parole al veleno dei dirigenti milanisti nei confronti di alcune scelte arbitrali molto dubbie. Successivamente, sarà Andrea Agnelli a difendere il Milan ed in generale le squadre italiane poiché poco tutelate dagli stessi fischietti europei.
Il Chelsea, Leao e i tanti infortuni
—Essendo Londra un vaso contenente tante squadre che giocano ad alti livelli, era improbabile che il Milan non incrociasse mai la strada del Chelsea. Rispetto all'Arsenal, però, i Blues sfideranno, in terra inglese, i rossoneri solo 2 volte. La prima risale al 1999, uno 0-0 dalle poche emozioni che condanna il Diavolo, allora allenato da Alberto Zaccheroni, ad una incredibile eliminazione alla fase a gironi. Il secondo, ed ultimo, invece ci porta a pochi mesi fa, al 5 ottobre del 2022. Il Milan campione d'Italia si presenta allo Stamford Bridge con una lunga lista di assenti ma con la sua stella più luminosa: Rafael Leao. Lo stesso giocatore portoghese, però, già in quel periodo era al centro di rumors di mercato. Proprio il Chelsea, infatti, faceva parte delle pretendenti all'acquisto del talento classe '99.
Il piano sembrava essere quello di acquisirne i diritti già nella finestra di mercato invernale, cosa non accaduta e con la nuova proprietà inglese che affina le sue finanze andando a comprare ben altri giocatori. E, fin lì, sulle scrivanie, il Milan sembrò difendersi bene dagli attacchi Blues, diversamente dal campo. Si, perché i ragazzi allenati da Graham Potter schiantano i rossoneri con un secco 3-0 che lascia poco immaginare alle tante occasioni sprecate dai padroni di casa. Vi era l'alibi dei tanti infortunati, è vero, ma una batosta di quel genere, e con il tricolore cucito sul petto, ebbe delle conseguenze che si mostreranno solo qualche mese più tardi.
Il Tottenham, Crouch e Jordan
—Arriviamo dunque agli Spurs, prossimi avversari del Milan di Stefano Pioli e contro i quali si giocherà l'accesso ai quarti di finale di Champions League. La storia tra queste due squadre inizia durante la stagione 1971-72: i rossoneri guidati dall'eterno Rivera si giocano l'andata delle semifinali di Coppa Uefa contro un Tottenham apparentemente docile. E invece, a decidere il match sarà la doppietta di Steve Perryman, chiudendo sul risultato di 2-1 e che segnerà, con l'1-1 del ritorno, l'eliminazione del Milan. L'ultimo incrocio, attendendo domani, ci porta ad un decennio decisamente più vicino. Il 9 marzo del 2011, la squadra allenata da Massimiliano Allegri viene ospitata al White Hart Lane, in un ottavo di finale di Champions che vede gli Spurs favoriti dopo l'andata finita 0-1 proprio a loro vantaggio.
Della partita di ritorno, andando a memoria, ci si ricorda ben poco. Il Milan che assalta la difesa inglese e il Tottenham che difende con ordine e cerca di ripartire. Il risultato? Un grigio e insipido 0-0 che ferma la corsa in Europa dei rossoneri. Ciò che ci si ricorda maggiormente è la partita d'andata, con il famoso tête-à-tête tra Gattuso e Joe Jordan. Basterebbe infatti andare su Youtube per recuperare quei momenti di tensioni conditi dalle risate di Peter Crouch ed un Ibrahimovic che cammina tranquillo verso il tunnel per non creare ulteriori danni. Ad aumentare l'ilarità è il fatto che quella contro il Tottenham sarà l'ultima presenza in Europa di Gattuso con la maglia del Milan. Già, poiché al centrocampista arriveranno ben 5 giornate di squalifica, e la stagione successiva salterà gran parte delle partite a causa di vari infortuni. Insomma, non poteva esserci uscita di scena migliore per un giocatore leggendario come lui.
Wembley, Eusebio e la doppietta di Altafini
—Concludiamo con l'unica, seppur bellissima, vittoria dei rossoneri a Londra. Siamo nel 1963, a Wembley, per la finale di Coppa dei Campioni, si sfidano il Benfica di Eusebio ed il Milan di Nereo Rocco. La partita delle partite, da una parte una delle squadre migliori della storia e dall'altra una che lo diventerà di lì a poco. Gli sfavoriti sono, ovviamente, i ragazzi di Rocco, e nessuno avrebbe mai pensato che a farcela sarebbero stati proprio loro. Il match non inizia nel migliore dei modi, dopo 18 minuti il Benfica segna l'1-0, firmato da chi se non proprio Eusebio. A quel punto tutto sembra andare dalla parte dei portoghesi, con il resto della prima frazione alla ricerca di un 2-0 che sembra solo una mera questione di tempo. E invece, come la storia insegna, l'orgoglio Milan esce fuori. Nel giro di 8 minuti, tra il 13esimo e il 21esimo, Altafini oscura l'attaccante delle Águias con una doppietta che sancirà la vittoria della prima coppa europea della gloriosa storia del Milan. Tottenham-Milan, Pioli: “Abbiamo un vantaggio. Brahim Diaz in grande forma”
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