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(di Alessandro Schiavone)
MILAN NEWS - In esclusiva ai microfoni di PianetaMilan.it ha rilasciato un'intervista Samir Beloufa, ex giocatore rossonero. Un anno e mezzo con la maglia del Milan: 1998/99 e seconda parte del 1999/00. Gli è bastato per vincere uno Scudetto. Oggi è il vice allenatore del Royal Antwerp.
Ciao Samir, nel 1997 ti sei trasferito dal AS Cannes al Milan. Che ricordi hai dei tuoi primi mesi rossoneri?
"Devo dire che la prima volta che sono arrivato al Milan per me è stato qualcosa di spettacolare. Ero un ragazzino di 17-18 anni e arrivare in una grande società come il Milan e vedere dal vivo giocatori, che qualche settimana prima vedevo solo in televisione, è stato impressionante. Rimasi a bocca aperta vedendo tutti quei giocatori fortissimi che poi erano praticamente tutti dei nazionali. Il Milan di allora era una squadra fantastica e per me all'inizio è stato molto bello arrivare in questo club.
Ti sei allenato con la prima squadra a Milanello che all'epoca era forse il centro di allenamento più moderno al mondo. Ma è vero che il centro sportivo di allenamento del club rossonero è come un hotel?
Sì, io mi sono sempre allenato con la prima squadra, dal primo giorno che sono arrivato al Milan, anche se ho fatto qualche allenamento con la primavera. Io a Milanello ci ho vissuto sei mesi prima di prendere la patente e la macchina per fare avanti e indietro. Una volta patentato mi sono poi trasferito in un appartamento a Gallarate, che era vicino a Milanello. Poi sono andato a vivere a Milano quando firmai con il Monza perché la distanza era troppo lunga. Affittai l'appartamento del vice di Mister Zaccheroni in Via Ippodromo in zona San Siro . Su Milanello abbiamo già detto tutto, è un centro sportivo fantastico. È come un hotel, ognuno ha la sua stanza e hai tutto per pensare solo al calcio e per stare bene: un ristorante, una palestra, i spogliatoi moderni, il salone, la tv, c'era veramente tutto. Allora io ero un bambino ma le persone che lavoravano a Milanello mi avevano accolto molto bene, eravamo una famiglia. È stata un'accoglienza fantastica e io mi sono sentito subito a casa.
Sei andato al Milan con l'intenzione di giocarti le tue carte in prima squadra? Era un sogno o un obiettivo?
Era sia un sogno che un obiettivo. Anche se all’epoca a 17-18 anni non potevi pensare di giocare subito in prima squadra al Milan. Però sognare è importante e io avevo questo obiettivo di imparare tutti i giorni da giocatori più esperti e provare di giocare almeno alcune partite e qualche spezzone. Poi da parte mia ho fatto tutto per realizzare questo sogno, ma era difficile perché allora nel Milan c'erano tanti campioni. Volevo sopratutto imparare dai miei compagni di squadra e migliorare come giocatore e devo dire che tutti mi hanno aiutato e insegnato tanto. Ho fatto un anno, un anno e mezzo al Milan prima di andare al Monza.
C'è stato qualcuno in particolare che ti ha aiutato e messo sotto la sua ala?
Quello che mi dava più consigli era Costacurta. Billy era un grande difensore ma anche un uomo fantastico. Parlava con te, ti dava consigli, ti ascoltava, era una grandissima persona. Ricordo ancora quel viaggio in macchina Milano-Montecarlo con lui e la moglie. Billy mi aveva dato un passaggio in Costa Azzurra perché lui doveva andare a Montecarlo e io a Cannes. Ero seduto dietro e lui mi ha lasciato a Montecarlo, dove poi mi è venuto a prendere mio padre. Ma non solo lui, anche Paolo Maldini e Marcel Desailly mi davano tanti consigli preziosi. Devo dire che i miei compagni di squadra non erano soltanto grandi giocatori che hanno fatto una grandissima carriera ma erano soprattutto uomini veri e persone eccezionali fuori dal campo. Avevano la mentalità giusta e quando parlavano ascoltavi perché erano dei vincenti. Ma non solo loro tre, quasi tutti erano grandi uomini e grandi giocatori.. E devo dire che anche Ibrahim Ba mi aiutò tantissimo perché parlavamo la stessa lingua. Eravamo amici e spesso mi invitava anche a casa sua.
Quali sono i tuoi ricordi più belli legati al Milan?
La vittoria del Viareggio nel '99 e il primo anno con Fabio Capello. La stagione 1997/1998 è molto deludente per il Milan ma dal punto di vista personale è stata una bellissima esperienza perché erano i miei primi mesi, il mio primo anno con i grandi e le mie prime partite.
Raccontaci Fabio Capello.
È stato e rimane uno dei migliori allenatori al mondo. Mi insegnò come posizionarmi in campo, come interpretare il mio ruolo e come vedere il calcio. Io non lo dimenticherò mai ma non so se lui si ricorda ancora di me (Beloufa ride ndr). È stato il miglior allenatore che io abbia mai avuto.
Con Alberto Zaccheroni che tipo di rapporto avevi? Con lui il campo non l’hai mai visto nell’anno del Centenario 1998/1999
Avevo un rapporto molto diverso rispetto a Capello. Zac era un allenatore che aveva il suo modo di fare e purtroppo non mi ha mai dato una chance, neanche un minuto. Con lui facevo solo panchina. Sono due allenatori che vedevamo il calcio diversamente.
Hai il rimpianto di non aver mai sfondato nel Milan? Magari il fatto che la società non ha creduto in te e Galliani che ti ha lasciato andare troppo presto?
Alla fine si possono dire tante cose. Sicuramente io potevo fare meglio e dare di più, non ci sono dubbi su questo. Ma non ho chissà quali rimpianto perché mi sono sempre impegnato molto. Il primo anno è stato bellissimo. Il secondo con Zaccheroni è stato un anno più difficile anche se poi abbiamo vinto lo scudetto. Magari per lui non ero da Milan e non meritavo di giocare anche se credo che una chance, per far vedere le mie capacità, la meritavo pure io. Ma non bisogna dimenticare che 20 anni fa non era facile imporsi nel Milan per un ragazzino come me.
Quindi zero rimpianti?
Niente rimpianti. Io sono contentissimo di quello che ho fatto al Milan. Sicuramente potevo fare di più, puoi sempre fare di più, ma aver fatto un paio di partite nel grande Milan di 20 anni fa è ancora oggi un grande motivo di orgoglio per me. Non bisogna dimenticare che ero un ragazzino sconosciuto che arrivava dalle giovanili del Cannes e che aveva fatto tante partite nelle nazionali giovanili della Franci, dal under 16 al under 21.Debuttare nel Milan e giocare qualche partita con quella maglia gloriosa non è male. Nel calcio di oggi i giocatori di qualità di 17,18 anni giocano. Ma ai miei tempi non era cosi. Poi ho avuto la sfortuna (ride ndr) di ritrovarmi in quella grande squadra lì, piena di campioni. Se guardo indietro non ho rimpianti e non do la colpa a nessuno. È andata così perché doveva andare così, è la vita. Tranne se eri un fenomeno come Maldini, che ha debuttato a 16 anni e non è più uscito, prima era molto difficile giocare nel Milan. Oggi per un giocatore di 17,18 anni è meno difficile ritagliarsi spazio. Ai miei tempi il Milan era la metà della nazionale italiana. Poi c'erano dei campioni affermati come Oliver Bierhoff che era l’attaccante titolare della Germania, Boban il fulcro della Croazia, Helveg con la Danimarca. Tutti tutti giocavano in nazionale.
Gli infortuni hanno frenato la tua crescita?
Si, purtroppo ho avuto tanti problemi fisici nella mia carriera che non mi hanno aiutato, anche dopo il Milan. Senza i nfortuni potevo fare molto di più, magari non nel Milan ma almeno una bella carriera in Serie A l'avrei sicuramente fatta.
Chi ti ha scoperto a portato al Milan?
Mi avevo scoperto Gianni Gullo che era uno scout del Milan e vive a Sanremo. Adesso lavora per il Nizza. È stato lui a scoprirmi. Firmai un contratto di cinque anni al Napoli dove rimasi da giugno a ottobre del 1997. Ma poi c'erano dei problemi burocratici e a fine novembre di quell'anno andai al Milan. Franco Baresi aveva appena fatto la sua partita d’addio al Milan qualche settimana prima. Quando ho firmato al Napoli pensavo che ero libero ma non potevo giocare partite ufficiali con la prima squadra ma solo amichevoli con la primavera. Secondo la FIFA il contratto non era valido e dopo 6 mesi sono tornato a Cannes. Ma solo due settimane dopo il Cannes mi ha venduto al Milan. E questa volta il trasferimento era regolare.
Paolo Maldini che tipo di capitano era?
Era una brava persona e poi non era uno che ti criticava solo per criticare. Da Paolo solo critiche produttive per farti crescere. Aveva grande carisma.
E Sheva invece? Arrivò nel 1999 dalla Dinamo Kiev e diventò uno dei più forti attaccanti al mondo. Te lo saresti aspettato dopo averlo visto in allenamento?
Io ero già al Milan quando lui ha firmato e si vedeva subito che era un fuoriclasse e un giocatore incredibile. All'inizio forse mancava qualcosa ma si è allenato tanto e al Milan poi ha fatto quello che ha fatto, diventando quello che è poi diventato, ovvero uno dei più forti attaccanti al mondo prima di andare al Chelsea. Sheva è stato uno dei migliori attaccanti in circolazione per tanti anni, vincendo anche premi individuali come il Pallone d'Oro. Ma non c'era solo Sheva in quel Milan, quasi tutti i giocatori della rosa erano fortissimi.
Nel Milan degli anni 2013-2018, che era forse il meno competitivo degli ultimi 30 anni, lei pensa che sarebbe stato titolare?
È difficile dirlo. Non lo so anche perché i tempi sono cambiati, il calcio è molto più veloce oggi rispetto a quando giocavo io... Ma il Milan di qualche anno fa che hai citato tu non è il Milan di oggi. Quello attuale è molto forte, la squadra di Pioli sta facendo benissimo. Poi certo, il Milan di prima era ancora più forte, a parte la parantesi della stagione 1997/1998 quando il Milan faticò... Ma subito un anno dopo c’è stato il riscatto e nel 1999 abbiamo vinto lo scudetto con una squadra bellissima.
Lo scudetto è possibile quest'anno?
Il Milan ha buone possibilità di vincere il campionato anche se l'Inter senza coppe è favorita. L’eliminazione dalla Champions League sarà un bel vantaggio per i nerazzurri. Ma il Milan ha ottime chance di andare almeno in Champions League. E se i rossoneri continuano cosi, perché non puntare allo scudetto?
È sorpreso da Zlatan Ibrahimovic? A quasi quarant’anni sta ancora dettando legge in Serie A…
Zlatan è incredibile. Non lo conosco di persona ma credo che è un grande professionista che cura tutti i dettagli e che non lascia nulla al caso. Continuare a giocare a questi livelli a quest'età ogni domenica è incredibile. È un atleta esemplare, un vero leader e grande trascinatore.
Avrebbe meritato di vincere il Pallone d'Oro?
Sì, Zlatan avrebbe meritato di vincerlo, cosi come Paolo Maldini. Mi chiedo spesso perché Paolo non lo abbia mai vinto questo premio. Ma forse perché è stato un difensore e prima non lo si dava ai difensori. Poi anche il grande Franco Baresi lo meritava. Franco per me è stato il più grande difensore di tutti i tempi. Lo seguivo già ai tempi delle giovanili del Cannes e quello che faceva era incredibile.
Van Dijk è stato pagato 84 millioni, Maguire 92. Quanto varrebbero oggi Maldini e Baresi?
Non c'è prezzo per questi due(Beloufa si emoziona ndr). 300 millioni? Veramente, non hanno prezzo. Ma veramente. Cosi come Nesta. Avevano tutto, ma tutto. Tatticamente erano mostruosi. Poi Maldini non era mai infortunato, mai, mai, mai. Lui dopo dieci giorni recuperava da una contrattura allora che altri c'impiegavano magari tre settimane.
Chi era il giocatore del Milan che aveva maggior successo con i tifosi fuori dai cancelli di Milanello?
Paolo Maldini e George Weah su tutti. Ma credo un pò tutti e credo che sia anche normale visto che il Milan era pieno di nazionali. Io? Ero il piccolo ragazzo di 17 anni (ride ndr) ma i tifosi del Milan chiedevano foto e autografi anche a me.
Pensiero su Paolo Maldini dirigente?
È la persona giusta per far tornare grande il Milan in Italia e in Europa perché conosce l’ambiente e le ambizioni del club. Ha vinto tutto da giocatore e ama questi colori. Paolo è l’icona del Milan, quando parla lui tutti lo ascoltano. Chi meglio di lui per fare del Milan di nuovo una big mondiale ?
Hai visto crescere Saelemaekers da avversario in Belgio, cosa pensi di lui?
L'ho visto giocare nel campionato belga e tecnicamente è bravo. Ma sono sorpreso che sia diventato titolare nel Milan in pochi mesi perché all'Anderlecht faceva una partita si e una no, non giocava sempre, non era un titolare indiscusso. Ma sono sincero, non mi aspettavo che si sarebbe imposto cosi rapidamente nel Milan. Poi quanto ci ha messo? 4-5 mesi? È incredibile questo. Si vede che Alexis è forte mentalmente. Ho visto alcune partite ed è davvero bravo.
Dove può arrivare? Può raggiungere i livelli di Eden Hazard? O almeno avvicinarsi?
Hazard è Hazard. Ma Saelemaekers è molto bravo e per me può diventare più forte dei suoi connazionali Yannick Ferreira Carrasco e Nacer Chadli se continua su questa strada. Se si impegna sia in allenamento che in partita può andare lontano. Ma niente alti e bassi però, deve fare bene sempre, costantemente,, in partita. Questo distingue i bravi dai grandi giocatori. Lui ha sicuramente grandi qualità e se vedi il tempo che ha impiegato per diventare titolare nel Milan può fare belle cose nella sua carriera. Poi ha tanti margini di miglioramento. Titolare nella nazionale belga? Senza dubbio.
C’è qualche giocatore del campionato belga che consiglieresti al Milan?
Purtroppo non vedo giocatori da Milan in giro in questo momento in Jupiler Pro League.
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