Quando ha deciso di lasciare e se la strada di Milanello sarà una delle cose che mancherà: "Penso che l'ho deciso negli ultimi dieci giorni. Ho detto basta. Devo essere orgoglioso e accettare, finendo bene. Purtroppo non potevo essere in campo, ma non potevo. Tutti sognano di essere in campo, ma non potevo. Ciò che ho provato è stato troppo bello e troppo forte per tutta la vita. La strada per andare a Milanello, la macchina va da sola. Ora sta ferma, dobbiamo trovare altre destinazioni. L'ultima avventura al Milan è stata differente. Sono arrivato come un pilota, ma mi piaceva tanto. Quando ero in America non pensavo di tornare. Avevo detto basta, poi Mino mi ha convinto a smettere in Europa, però doveva essere una partita e sono andato avanti tre anni. Troppa passione, è mentalità. Voglio sempre crescere. Mi mancherà la strada verso Milanello, ma verrò a salutare la squadra".
Se c'è l'ipotesi che rimanga nel calcio: "Penso che per il momento voglio prendermi tempo per godere di ciò che ho fatto. Non è giusto prendere una decisione in fretta. Troppa emozione che passa in me oggi. Voglio godermi l'estate, prendermi il tempo per pensare. Se si calma la situazione poi ci pensiamo. Essere allenatore o dirigente è una grande responsabilità. Da calciatore puoi essere te stesso, da allenatore sei limitato. Non posso venire in Ferrari all'allenamento da allenatore, o forse Zlatan può, cambiamo le regole. Da allenatore lavori di più. Devo pensare bene. Il calcio in generale non penso di lasciarlo, ma se entri in una cosa devi partire da zero. Se sono stato un grande calciatore, non sarò per forza un grande allenatore".
Un giocatore che gli ha ricordato se stesso: "No, c'è solo uno Zlatan, impossibile. Non per ego, ma se guardo altri giocatori, che non voglio paragonare, avrà un'altra storia. Sarà un altro giocatore. Poi non penso sia giusto paragonare. Quando ho iniziato mi paragonavano a Van Basten, ma lui è lui e io sono io. Poi possiamo avere cose simili, ma non è giusto paragonare così. Se poi arriva un altro Zlatan... Ma per il mio ego non credo".
Se dopo aver condiviso le decisioni con Mino è stato difficile prendere questa così difficile da solo: "Quando è successa la tragedia di Mino, il calcio per me è cambiato. Tutto l'ho fatto con lui. Ora ero da solo, non avevo qualcuno al mio fianco con cui parlare di tutte le mie cose. Quando fai le cose da solo non ti lamenti, ma con Mino ho diviso tutto. Poi è successa la tragedia e non è stato uguale. Fosse stato per Mino avrei giocato ancora, avrebbe voluto la commissione. Scusa Mino, ma è la verità".
Il suo momento più bello in rossonero: "Oggi è stato un momento... Un finale come oggi non potevo sognarlo. Per un finale così devi avere un feeling particolare con tifosi, società e calciatori. Dal primo giorno mi sono sentito a casa col Milan, sia col vecchio che col nuovo. Tutti i momenti erano belli. Non sapevo quanto potevo continuare, ma sapevo mi mancherà tutto questo. Anche se ero infortunato, sapevo che mi sarebbe mancato tutto. Oggi hanno tirato fuori il vero Ibrahimovic".
Cosa gli ha permesso di superare la paura e se ci sono state offerte e possibilità: "Penso che è arrivato quando accetti la situazione. Però deve arrivare da me. Tanti consigli, tanti pensieri di altri tra basta e vai avanti... Quando è arrivato da me che ho accettato fosse arrivato il momento. Non era perché non potevo giocare, che la testa voleva una cosa e il fisico un'altra. Tutto diceva basta. Era arrivato il momento di godersi il calcio e la vita privata. Offerte sì, ma non importanti. Se uno ha accettato di non continuare, le offerte non importano più".
Cosa prova quando pensa che si chiude un'epoca per gli svedesi: "Ci sono tanti ricordi, ora devo smaltire tutto e godermi i momenti".
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