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Bargiggia: “Milan, la strategia di mercato. Su Pioli e Maldini …” | Esclusiva

Abbiamo parlato con l'esperto di calciomercato Paolo Bargiggia, sulle strategie del Milan e sulla stagione rossonera. Ecco le sue parole

Un periodo importante per il Milan e la società. I rumor di calciomercato impazzano e i rossoneri dovranno muoversi per potere rinforzare la rosa da cosegnare a Stefano Pioli. Abbiamo parlato del calciomercato del Milan e della stagione rossonera insieme a Paolo Bargiggia, giornalista dell'emittente televisiva '7 Gold' esperto di calciomercato e che ha lavorato per tanti anni a Mediaset.

Partiamo con il calciomercato. Secondo lei cosa servirebbe al Milan per migliorare?

"È questione di filosofie. Evidentemente per la società servono giovani dal costo del cartellino non superiore a 20/25 milioni di euro. Magari alcuni anche in prestito e con stipendi contenuti. Quello che serve non è necessariamente un nome di un giocatore che conosciamo o di un super campione che in Italia non viene. Quello che serve a una società del genere è fare utili che si possono fare anche senza vincere, ma facendo crescere il valore dei calciatori e del marchio dal punto di vista commerciale. Questa è la filosofia di questo Milan che si scontrava con quella di Maldini, che avrebbe voluto calciatori più pronti con stipendi più alti, come Milinkovic-Savic, Berardi o Arnautovic".

Che tipo di mercato si aspetta dai rossoneri? Ancora incentrato sui giovani?

"Mi aspetto un mercato sui giovani si: per l'esterno destro parliamo di Chukwueze o Pulisic un classe '99 e un '98. Nelson dell'Arsenal stessa cosa, per non parlare di Romero. Discorso simile per il trequartista: qui si parla di Baldanzi, Thiago Almada e Kamada. Si capisce che è un discorso improntato sui giovani e così sarà anche per gli attaccanti".

Un pensiero sulla stagione rossonera

"La stagione del Milan, secondo me, non è stata così esaltante per la società, non tanto per i risultati, ma per i giocatori presi in estate. Penso a De Ketelaere, Vranckx, Adli e Pobega. È chiaro che se l'ottica di una società è fare valore, questi calciatori non sono stati usati nel modo giusto. Stessa cosa se si pensava che fosse facile il bis-scudetto. La semifinale di Champions League è un buon risultato, ma la stagione è chiaroscura. La semifinale e il quarto posto potrebbero fare vedere il bicchiere mezzo pieno. Pioli ha delle responsabilità: si ha avuto la sensazione che non avesse fiducia verso alcuni calciatori come Adli o Vranckx. I numeri del Milan da gennaio sono troppo negativi. Non salvo la valorizzazione della rosa e il lavoro di Pioli post Mondiale. Pasticciato troppo con i moduli e con le sostituzioni. Pioli va visto, secondo me, con un occhio più critico".


Cosa ne pensa dell'addio di Maldini?

"Ho una posizione neutra. Secondo me Maldini si sentiva a disagio e hanno preso una decisione coerente con la società. Cardinale vuole lavorare con un gruppo di persone. Il nuovo Milan vorrebbe fare come il Tolosa: lavorare con algoritmi e decisioni collegiali con il coinvolgimento dell'allenatore. Un modus operandi ch in Italia non ha mai funzionato. Capisco il licenziamento di Maldini e sono meno critico sulla campagna acquisti. Con un altro budget magari avrebbe preso Botman e un centrocampista al posto di Kessié. Sono critico sulla sua non capacità di vendere i giocatori, cosa che ora cercheranno di fare".

Come si comporterebbe con De Ketelaere? Altra chance o subito sul mercato?

"Gli darei un'altra chance personalmente e come società, però bisogna vedere cosa ne pensa Pioli: un altro anno così sarebbe pericoloso. Occhio anche a darlo in prestito. Io lo terrei al Milan".

Un pensiero e un aneddoto su Berlusconi

"Quando è mancato Berlusconi ho avuto una reazione emotiva. Mi ha rattristato, c'è nostalgia. Anche se non ho avuto contatti stretti con lui nonostante abbia lavorato a Mediaset per 25 anni. Era avanti anche sul calciomercato. Fu il primo a prendere giocatori a fine contratto come Massaro o Bonetti, pagando il parametro. Fece investimenti importanti, pagò 13 miliardi di lire per Gullit. Prese Shevchenko dopo la tripletta contro il Barcellona. Io ero stato indirettamente coinvolto: quando il Milan ti chiedeva di poter visionare i calciatori, anche in redazione si facevano cassette e filmati. Attraverso Ariedo Braida, feci recapitare con la nostra produzione la cassetta di Sheva, che convinse Galliani e poi Berlusconi. Ricordi di un profondo innovatore. Fu il primo con il Milan di Sacchi a costruire due squadre. Nostalgia della persona e di un Mondo che non tornerà più". LEGGI ANCHE: Milan, l'algoritmo indica il nuovo bomber >>>