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Borghi: “Renato Sanches e Origi giocatori che alzano il livello” | Esclusiva

Enrico Ianuario

Stefano Borghi, noto telecronista di 'DAZN', è stato intervistato in esclusiva ai microfoni della redazione di 'pianetamilan.it'

Dopo undici anni dall'ultima volta, il Milan è tornato nuovamente a trionfare in Italia conquistando il 19esimo scudetto. Concluso il campionato, i rossoneri hanno iniziato a muoversi sul mercato per rinforzare la rosa di Stefano Pioli. Abbiamo parlato di tutto ciò insieme a Stefano Borghi, telecronista di DAZN. Queste le sue dichiarazioni.

Il Milan è tornato sulla vetta d'Italia 11 anni dopo l'ultima volta. E' un trionfo meritato?

"Meritatissimo. Il Milan ha fatto un grandissimo campionato, è sempre andato ad una velocità notevole. E' partito forte e ha finito forte, ha superato i momenti di fisiologica difficoltà, ha dato dimostrazione negli scontri diretti. Quindi penso che ha fatto un campionato eccellente e che il trionfo sia meritato".

Stefano Pioli ha dichiarato che credeva nello scudetto già da inizio stagione. Anche lei pensava che il Milan potesse trionfare o vedeva un'altra squadra favorita alla vittoria finale?

"Che il Milan percepiva dalle parole del gruppo, dall'allenatore, dalla dirigenza. Lo stesso Paolo Maldini ha sempre messo degli obiettivi alti davanti. Questo è uno dei motori della squadra, l'essere convinta di poterci arrivare e questo si è tradotto in prestazioni e risultati. Il parere mio conta poco. Io penso che, logicamente, all'inizio del campionato venissero identificate altre squadre come favorite ma questa è la dimostrazione di quanto la carta e la griglia di partenza non contino assolutamente nulla. Io rimango convinto del fatto che il Milan non fosse la squadra più forte sulla carta. La Juventus aveva una rosa con possibilità di fare meglio rispetto ai risultati che ci sono stati; l'Inter era campione d'Italia e aveva reagito bene alle partenze estive; il Napoli aveva un valore importante. Il Milan, sulla carta, non era la squadra più forte o più completa, ma la carta non conta nulla. Sicuramente il Milan è stata la squadra migliore di questo campionato, per questo ti dicevo che per me il trionfo è assolutamente meritato".

Quale o quali sono stati i momenti chiave della stagione del Milan?

"Ce ne sono stati molti. Ripercorrendo delle partite che non arrivano immediatamente in testa, ho commentato Juventus-Milan alla quarta giornata. La Juve non aveva ancora vinto e aveva segnato subito, ma il Milan fece un secondo tempo di grande personalità pareggiando la partita e rischiando anche di vincerla. Cito le due partite con la Roma. Nella gara d'andata il Milan fece una grandissima prestazione e quella al ritorno, la prima del 2022, con la Roma che arrivò carica ma i rossoneri vinsero molto bene. Poi è chiaro che lo spartiacque è stato il derby di ritorno con la doppietta di Giroud che ha ribaltato l'Inter perché quel tipo di vittoria ha cambiato le dinamiche. Secondo me la cosa determinante, più di tutte, è il finale di campionato del Milan. Sono state le vittorie finale per come sono arrivate e per la spietatezza con cui la squadra non ha dato nessuna possibilità alle avversarie. Noi vedevamo alla vigilia delle ultime 10 giornate il Milan con l'obbligo di fare un bottino di punti per poi fronteggiare un finale difficile. Quando arrivavano i pareggi col Torino e col Bologna, si pensava che il Milan fosse un pochino alla fine. C'è stato un primo tempo nella partita contro la Lazio, dove la Lazio segnò subito, e sembrava essere arrivato la fine del serbatoio. Il secondo tempo con la Lazio, la partita contro la Fiorentina - dove c'era anche un po' di ansia - la partita di Verona - vinta in rimonta -, la partita contro l'Atalanta... Il finale è stata la dimostrazione definitiva della forza e del merito di questa squadra".

Un Milan che aveva un calendario più difficile rispetto a quello dell'Inter...

"Sicuramente le ultime cinque partite del Milan non erano facili. Però, a maggior ragione, per dare ancora più peso al mio pensiero perché il Milan abbia meritato questo scudetto, io non credo che l'Inter lo abbia perso. Ho sentito troppi discorsi per il quale non ero d'accordo: 'L'Inter ha buttato via il campionato, ha perso il campionato'. L'Inter non ha perso il campionato, ha avuto quell'inciampo con il Bologna, ma le ha vinte tutte nel finale. E' il Milan che non ha lasciato nessuna briciola, ed è qui che c'è il merito. Indipendentemente dall'avversario che si è trovato davanti, il Milan è stato sé stesso e ha dimostrato di vincere questo campionato".

Quali sono stati i calciatori che hanno fatto la differenza nel Milan in questa stagione?

"Detto che la differenza l'ha fatta il gruppo, l'allenatore e la completezza della rosa. Il Milan ha avuto tanti infortuni e la risposta è sempre stata di collettivo. Situazioni come quella di Kjaer potevano causare destabilità, con la decisione della dirigenza di non intervenire sul mercato - con l'allenatore che ha saputo valorizzare molto bene Kalulu -, così come tutte le indisponibilità settimana dopo settimana. Questo è assolutamente un trionfo collettivo: squadra, allenatore e dirigenza. Poi ci sono state delle individualità che hanno dato un surplus".

"Sicuramente Maignan indica la virtù di tutta la gestione del Milan perché l'addio di Donnarumma poteva essere una zavorra e invece la società ha tirato fuori una carta vincente perché Maignan è stato il miglior portiere del campionato. Tonali è un'altra dimostrazione di quali siano le caratteristiche mentali di questo gruppo. Tonali era stato messo in discussione, dimenticandosi che si tratta di un ragazzo giovane, dimenticandosi che aveva fatto un salto molto alto e dimenticandosi anche quale pressione personale visto che è dichiaratamente un tifoso del Milan: Tonali ha fatto una stagione superba".

"Leao, soprattutto nel finale, è il giocatore che ha dato quel quid in più, quella sua capacità di saltare l'uomo, i gol segnati nelle due partite casalinghe contro Atalanta e Fiorentina, gli assist a Roma contro la Lazio e a Verona contro l'Hellas, i tre assist a Sassuolo... Leao è il primo volto, ma io metto Theo Hernandez che è un calciatore con una forza fisica, una prepotenza che non ha nessuno. La leadership silenziosa di altri elementi come Tomori e Calabria. La capacità di tanti di farsi trovare pronti. Nella leadership metto anche Giroud, un acquisto per il quale qualcuno storceva il naso e, oltre ad aver spazzato la maledizione della numero 9, ha segnato i gol più importanti della stagione: a Napoli, i due con l'Inter, i due che hanno spianato la strada con il Sassuolo, quello del pareggio e poi trasformato in vittoria da Tonali contro la Lazio. Sono tanti perché questo è un successo collettivo".

Qual è stato il calciatore del Milan che si è rivelato una vera e propria sorpresa?

"La sorpresa più incredibile è stato Kalulu. Se ripensiamo ad un anno fa, nessuno si aspettava un campionato del genere da parte di Tonali. In pochi si immaginavano un campionato del genere da parte di Leao. Però la sorpresa più incredibile è Kalulu".

E' mancato qualche giocatore all'appello? Ad esempio Ibrahimovic è stato pieno di infortuni, Brahim Diaz si è un po' spento dopo un grande inizio di campionato...

"Secondo me non manca nessuno all'appello. Non c'è nessun giocatore del gruppo che sia da considerare sotto la sufficienza. Brahim Diaz aveva iniziato la stagione veramente bene, poi c'è stato il Covid. Leggiamo costantemente come gli effetti del 'long Covid' possano essere penalizzanti, poi parliamo di un ragazzo molto giovane. In quel settore del campo probabilmente c'era la carenza strutturale del Milan, l'assenza di un numero 10 senior che potesse avere la continuità, l'esperienza e le spalle larghe per potere sostenere questo ruolo. Peraltro è un problema completamente superato da Pioli quella di inventarsi dinamiche di gioco e soluzioni: Kessie più alti, Krunic nel finale, tutte queste cose hanno fatto sì che non possa sentirsi questa carenza strutturale".

"L'importanza di Ibrahimovic a me sembra enorme. Innanzitutto perché quando c'è stato, il rapporto minuti giocati e partecipazione al gol è un giocatore decisivo. Citavo prima la vittoria di Roma, quella fu una grande prestazione di Ibrahimovic. Anche quando non ha potuto aiutare da dentro il campo, Ibrahimovic ha portato leadership e miglioramento all'interno del gruppo squadra da quando è arrivato sono dei capitali importantissimi. Secondo me non manca all'appello proprio nessuno, magari possiamo citare qualche virgolina tipo Ballo-Toure che non ha avuto un ruolo stellare. Ma tutti sono sopra la sufficienza e tutti hanno dato il loro contributo altrimenti il Milan non avrebbe vinto un campionato così".

Oltre a tutto ciò, c'è anche da sottolineare il lavoro sublime di Maldini, Massara e Gazidis...

"Si, aggiungo anche tutto il comparto scouting. Nel calcio di oggi le società che non possono permettersi di spendere e spandere, la struttura della direzione sportiva forse è la cosa più importante da trovare, e il Milan ha una struttura da top livello. Maldini è una bandiera ma è un manager con idee molto chiare, Massara è uno che lavora sotto traccia ed evidentemente sa molto bene il fatto suo. Sottolineo l'importanza dello scouting perché sennò i Ballo-Toure, ma anche i Saelemaekers, i Maignan - che comunque lui era visibile perché l'anno scorso è stato il portiere dei cinque maggiori campionati d'Europa con più clean sheet -, non si arrivano a fare queste operazioni. Il Milan si è dimostrato all'avanguardia anche in questo settore. Sottolineo veramente l'area scouting perché sono professionisti di massimo livello e quando punti su professionisti di alto livello i risultati arrivano".

Maldini, Massara e Gazidis che sembrerebbero essere confermati dalla nuova proprietà. Che tipo di mercato dobbiamo aspettarci da parte di RedBird?

"Non lo so, non mi occupo di mercato. E' ancora un fase di cambio, per cui la nuova proprietà dovrà insediarsi. La continuità del comparto dirigenziale sia doverosa, ma quello che dobbiamo aspettarci non lo so (ride, ndr). Sicuramente mi aspetto una dirigenza del Milan che abbia molta voglia e intenzioni di alzare l'asticella. Il grande obiettivo è quello di rimettere il Milan ai vertici del calcio italiano e conoscendo le persone, la storia e gli obiettivi, adesso la voglia è quella di fare passi in avanti e tornare ai vertici anche in campo internazionale".

Origi e Renato Sanches possono essere considerati acquisti 'top' che possano alzare il livello della squadra di cui tanto ha parlato Maldini?

"Sono calciatori che rispettano parametri di sostenibilità, svezzati ma con prospettive di crescita, arriverebbe con cifre sostenibili e alzerebbero il valore della rosa. Renato Sanches è un grandissimo talento che sembrava essersi un po' perso ad inizio carriera, ma vedendolo giocare negli ultimi due anni è un calciatore che ha fatto uno switch mentale. Oltretutto è un altro che offrirà a Stefano Pioli la possibilità di interpretare tatticamente. Origi è un calciatore che viene dal calcio inglese, quindi con grande intensità, che ha voglia di riscattarsi definitivamente ed è un centravanti moderno che si muove, segna, partecipa. Sono tutti profili che vanno ad aumentare la completezza della rosa. E' chiaro che il tifoso sogna il grande nome, ma io, se fossi nella mente di un tifoso del Milan, mi fiderei completamente dell'operato di questa dirigenza che ha portato i nomi giusti fin adesso, sempre".

Con Origi in dirittura d'arrivo, c'è il 'problema' Ibrahimovic che dovrà stare fuori per tanti mesi. Secondo lei, il Milan dovrà acquistare un altro attaccante, considerando che, probabilmente, Lazetic andrà via in prestito?

"Si, per un perfezionamento della rosa forse un altro attaccante potrebbe servire. E' chiaro che non possiamo aspettarci un Milan con una rosa da PSG perché non è nelle possibilità e nelle volontà del club. Oltre ad Origi, acquistare un altro attaccante sarebbe una cosa da fare. Però, ripeto, io nell'estate del calciomercato faccio volentieri lo spettatore. Aspettiamo, vediamo che tipo di Milan verrà fatto per la prossima stagione".