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Intervista esclusiva a Elber, ex AC Milan (GettyImages)
In pochi si ricorderanno di Elber, ex calciatore brasiliano "scoperto" giovanissimo dal Milan nei primi anni Novanta. I rossoneri lo presero nel 1991 dal Londrina, ma - avendo già raggiunto il massimo di tre extracomunitari in rosa - furono costretti a cederlo prima in prestito e poi a titolo definitivo al Grasshopers. Così, Giovane Elber non giocò mai in rossonero. Fece solo qualche allenamento con il Milan degli olandesi (ricordo che è ancora vivido nella sua mente e che ci racconterà in questa intervista esclusiva di Alessandro Schiavone). La sua carriera poi decollò in Germania con il Bayern Monaco (92 gol in 169 gare), squadra con la quale vinse anche una Champions League nel 2000/01. Giovane Elber ha parlato in esclusiva ai microfoni di PianetaMilan. Ecco le sue dichiarazioni.
Paolo Maldini e Oliver Kahn: due leggende del calcio mondiale. Il primo ha fatto la storia con il Milan dal 1984 al 2009 e il secondo quella del Bayern Monaco dal 1994 al 2008. Dopo più di 10 anni sono tornati come dirigenti nei club dove hanno vinto tutto, sostituendo icone come Adriano Galliani e Uli Hoeness. Pensi che Paolo e Oliver potranno far bene in veste dirigenziale o rischiano di rovinare la grande reputazione che hanno se le cose dovessero andar male?
“Paolo Maldini da dirigente magari è ancora abbastanza inesperto perché fa questo mestiere per la prima volta ma sono sicuro che il meglio per lui deve ancora venire. E lo stesso vale per Olli Kahn. Entrambi avranno bisogno di tempo per crescere e per calarsi in questa nuova realtà nei panni di dirigente perché adesso vedono il calcio da un’altra prospettiva, da fuori, non più dal rettangolo verde. Non stanno più in campo e rispetto a prima hanno incarichi che comportano maggiore responsabilità. Non dovranno più occuparsi solamente di quello che succede in campo. Sicuramente commetteranno degli errori sul mercato ma è anche normale perché è impossibile azzeccare ogni acquisto. Ci saranno sempre giocatori che non si inseriscono in un nuovo contesto e che non sono adatti alla squadra. Ma questo dovranno accettarlo. Personalmente io non credo che corrano il rischio di rovinare il loro nome (se le cose non dovessero andar bene n.d.r) perché sono stati due grandi calciatori che hanno dato tantissimo al calcio.”
Vincere la Champions del 2001 con il Bayern a Milano: una doppia rivincita per lei che aveva perso la finale con il Manchester United due anni prima in modo rocambolesco e fu scartato da giovanissimo dal Milan, da 18enne nel 1991. Alzando la Coppa dalle grandi orecchie si era chiuso finalmente un cerchio per lei?
“Io posso solo ringraziare il Milan di avermi preso dal Brasile e di avermi spalancato le porte del calcio europeo. Anche perché allora non era normale scommettere su un ragazzo sconosciuto di 17, 18 anni che veniva da un’altra parte del mondo e portarlo in Europa. Io sarò sempre grato al Milan di avermi preso dal Brasile. E sono contentissimo di essermi potuto allenare col Milan che fu il massimo per me. In squadra c’erano Gullit, Van Basten e Rijkaard ed era dura ritagliarmi il mio spazio, quindi me ne andai in prestito. Certo se avessi potuto giocarci sarebbe stato tutto ancora più bello. Ma non sono deluso, solo grato alla società. Ed essere tornato e aver vinto la Champions League nel 2001 con il Bayern Monaco proprio a Milano è stato l’apice della mia carriera.”
Lei un giorno disse che Alessandro Nesta è stato il difensore più forte che lei ha incontrato in carriera. Era insuperabile Nesta?
“Nesta era un difensore di classe mondiale. Da attaccante, quando mi arrivava il pallone non avevo nemmeno il tempo per controllarlo con calma perché lui mi anticipava sempre. Mi faceva persino passare la voglia di giocare a calcio contro di lui (Elber ride n.d.r). Nesta era davvero molto intelligente e aveva una velocità di pensiero incredibile, arrivava sul pallone sempre prima degli altri. Durante la partita spesso mi chiedevo cosa dovevo fare per avere la meglio su di lui, dovevo stenderlo? Cosa dovevo fare? Alessandro era davvero molto forte e sempre fair play.”
Il Milan di Ancelotti invece era la bestia nera del tuo Bayern. Nella stagione 2002/2003, prima che i rossoneri sollevarono la Champions League a Manchester, vi hanno battuto 2-1 sia all’andata che al ritorno nei gironi. Quel Milan era la miglior squadra che hai affrontato in carriera?
“Quel Milan era una squadra molto esperta e noi del Bayern ci rendemmo conto che era troppo forte per noi. Hanno meritato di andare in finale.”
Lei oggi che fa? Le piacerebbe fare il direttore sportivo?
“Oggi vivo a Monaco di Baviera e faccio l’ambasciatore per il Bayern Monaco. Onestamente non ho mai veramente pensato di fare il direttore sportivo al Bayern perché amo questo ruolo, mi da tante soddisfazioni e finché il club vorrà starò qui.”
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