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ESCLUSIVA

ESCLUSIVA Pellegatti: “La società tifa Fonseca. Allegri al Milan? So che…”

Stefano Bressi Redattore 
Abbiamo ospitato sul nostro canale YouTube il grande Carlo Pellegatti, giornalista tifoso del Milan, ecco tutte le sue parole

Quando si segue il Milan da sempre non si può che essere i più grandi esperti del mondo rossonero ed è per questo che abbiamo deciso di ospitare sul nostro canale YouTube il grande Carlo Pellegatti, storico giornalista tifoso del Milan, che ci ha parlato di tutto ciò che sta succedendo intorno al mondo milanista. Dalla situazione della proprietà, con metodi di comunicazione e modi di fare discutibili, fino al campo, dove Fonseca non è amato dai tifosi, ma tifato dai dirigenti. E su Massimiliano Allegri, tante volte accostato ai rossoneri, ci ha dato un'informazione diretta. Qui trovate sia il video che tutte le dichiarazioni di Pellegatti in testuale. Ricordate, in ogni caso, di lasciare il vostro "mi piace" e di iscrivervi al canale YouTube di PianetaMilan!

Sulle parole di Cardinale e Furlani, sensazioni ed effetto: "Parliamoci chiaro, siamo rimasti perplessi. Loro hanno questa filosofia, ma devono capire che sono entrati nel mondo del calcio italiano, europeo e milanista. Dobbiamo sicuramente ringraziarli perché hanno sanificato l'azienda Milan, che era in difficoltà. Detto questo e ringraziati, erano riusciti in maniera straordinaria a conciliare risultati e bilancio, grazie ad allenatore e dirigenti. Tutti guardavano al Milan come una società virtuosa, fino al 5 giugno 2023. Quando hanno mandato via Maldini, ma non voglio soffermarmi solo sul suo nome. Su di lui niente da dire, è Maldini, inutile aggiungere altro... Ma mandare via Maldini e cambiare tutta l'organizzazione e le strategie ha comportato, lo dicono i risultati, certo un secondo posto, ma con le ultime 10 giornate con una vittoria e grazie anche alle altre che sono andate peggio di noi. Però ha comportato, in generale, un'annata difficile. Non è stata sufficiente l'esperienza del primo anno gestita dalla dirigenza di Cardinale e nel secondo anno c'è stata l'entrata di Ibrahimovic, ma forse serviva più umiltà e capire perché Elliott, che non è un fondo di Marte, ma americano, con Gazidis, figura che non dobbiamo mai dimenticare; con Furlani, che non era a Milano a Casa Milan, ma era là ed era lui che avallava e faceva da tramite; con Maldini e Massara, abbia fatto bene. Poi può far discutere qualcosa, come l'acquisto di De Ketelaere, può andar più o meno bene. Non è che Elliott ha tirato i conti e poi sono arrivati questi che li hanno allargati. La filosofia è sempre stata la stessa. In questo caso secondo me serviva umiltà e capire. Senza dare ogni volta la "colpa" ai tifosi. I tifosi non sono minus quam, non ci devono dare le lezioni dicendo che bisogna aspettare 5-10 anni creando valore. Perché al bambino che viene con me e tifa Milan e spero che continui a farlo, alla quarta volta che siamo ottavi e l'Inter e la Juventus vincono non puoi dire che però noi stiamo creando valore e tre cinque o dieci anni vediamo. Capisco loro, sono bravi a dare lezioni, ma noi non siamo scemi".

Sull'addio di Maldini e cosa sarebbe successo di diverso con lui: "Non si può dire neanche addio. Furlani ha detto lasciarlo andare. Non l'hanno lasciato andare. Gli operai della Volkswagen, purtroppo, non sono stati lasciati andare, sono stati licenziati. Poi non è tanto la sua figura. Però c'era Moncada, eccellenza nello scouting; Massara, direttore sportivo di livello; Maldini, direttore e unione con la proprietà; Gazidis, uomo di calcio e di conti, con esperienza superiore a livello europeo di Maldini, Massara e Moncada, con visioni da organizzatore del calcio americano; Furlani, i conti; ma invece di Elliott ci sarebbe stato Cardinale. È la struttura che, secondo me, bisognava tenere con quella filosofia. Una filosofia senza direttore sportivo e così impostata fino ad adesso, poi magari vinciamo tre Champions League di seguito, non sembra aver dato grandi risultati".

Sul prestito parzialmente rifinanziato proprio durante la protesta dei tifosi, caso o piccola risposta: "Non so se sia stato caso o piccola risposta, ma mi picco di dire che un comunicato così importante e invasivo non si fa mai a due ore da una partita di calcio. Che piaccia o no, la partita di calcio è la cosa più importante. Puoi sconvolgerla quando a due ore porti Ibrahimovic prima di Milan-Lecce, allora lì, con cose di calcio... Ma questo comunicato, che tranquillamente poteva essere detto il giorno dopo o una settimana dopo, tanto non cambiava niente, a due ore dalla partita è l'ennesimo errore di comunicazione. Perché a due ore dalla partita sono due ore sacre. Non tanto per i tifosi, che tanto avrebbero intonato i cori contro comunque. Ci saranno anche con la Roma e ancora. Questo coro, vedi altri presidenti, durerà... Durerà fin quando non si vedrà qualcosa, non se prendono Mbappé, continua comunque. Neanche i risultati servono. Serve capire le strategie, l'umore. La mia domanda è se a loro il consenso importa o zero. Perché io trovo che se tutti mi dicessero che faccio pena mi preoccuperei. Se iniziassi a sentire qualcuno dirmi bravo indubbiamente sarei più contento".


Su Fonseca che divide i tifosi tra chi lo accusa di non assumersi colpe e chi dice che ha fatto bene a mettere i giocatori davanti alle proprie responsabilità: "Sta unendo i tifosi più che dividerli. Unendo nel senso che sono tutti contro. Io non dico né A né B. Quelli che dicono che è inutile dare sempre la colpa agli altri hanno ragione; quelli che dicono che si è preso la responsabilità a dire quelle cose che non vanno hanno ragione. Però è la società che deve fare queste cose, non l'allenatore. La società parla, chiede cosa ha intenzione di dire e basta. Vanno a vedere a Milanello come funzionano le cose e parlano loro. Non si mette davanti l'allenatore davanti a queste cose più grandi del campo o di mettere il terzino a destra o sinistra. Sono anche giuste se vogliamo come dichiarazioni, ma non deve dirle lui. Se davvero ci sono quelli che non vanno bene, che non si impegnano o non sono attaccati alla maglia e non si può continuare così mettendo i ragazzi va bene, non possiamo dire se ha ragione o no. Ma deve dirlo la società, non mandare l'allenatore davanti a queste cose più grandi di lui".

Se Fonseca è a rischio e su Allegri: "Da quello che so io non ci sono mai stati contatti con Allegri, parlando ogni tanto con lui. Poi attenzione, può anche dirmi una cosa non vera per questioni di opportunità. Magari c'è una trattativa in corso, ma giusto, non è che deve venire a dirlo a me. Però non mi è mai sembrato ci fossero stati. Secondo me la proprietà su Fonseca si comporta come con Pioli, che sono stati costretti a mandarlo via dopo la sconfitta nel derby e le due con la Roma, ma erano i primi tifosi per un finale dignitoso. Bastava al limite uscire male così con la Roma, ma nel derby fare più bella figura o il contrario e magari l'avrebbero anche tenuto. Qui la stessa cosa: i più grandi tifosi di Fonseca sono proprietà e dirigenti, che non hanno intenzione di cambiare in questo momento. Anelano risultati da parte di Fonseca, vogliono che li aiuti a non cadere in questa cosa".

Cosa serve e cosa aspettarci a gennaio e qual è il vero obiettivo della squadra: "Non voglio deprimere i tifosi, però ha già detto mi sembra Furlani che non prenderanno un giocatore, ha detto lui, alla Mandzukic o Meite. Giocatori che pensano, senza che abbiano reso poco o tanto, non si parla di quello, siano giocatori dell'immediato. Lui ha detto che vorrebbero prendere giocatori che possano essere già utili per il mercato di giugno. In giro, già utili per giugno e a prezzi normali... Perché per andare a prendere un ragazzo di 17-20 anni, che deve essere inserito... Se è un fenomeno non lo prendiamo, perché non te lo regalano; giocatori alla Arda Guler, che ci possono essere utili come abbiam fatto con Brahim Diaz non mi sembra sia nella loro filosofia, secondo me sbagliando. Perché intanto prendi il prestito, ti fa vincere, poi a giugno vediamo. Quindi non lo so, sarei più sorpreso se prendessero qualcuno che il contrario. L'obiettivo realistico è innanzitutto quello di far tornare gli infortunati perché cresciamo di livello, poi bisogna fare punti in campionato perché sarebbe una catastrofe non arrivare in Champions League e l'altro obiettivo concreto di gennaio è battere le ultime due e arrivare fra le prime otto".

Se ha un sogno per un prossimo nome per un cavallo legato al Milan: "Ha portato più fortuna Presage Nocturne che Pioli is on fireIbra Supremacy. Perché Ibra non è stato mai un gran cavallo per qualità e Pioli si è fatto male, ovviamente... Torna a metà febbraio/marzo, vediamo se può diventare un buon cavallo. Quindi andiamo su nomi francesi. Però ho avuto Baghera la pantera che era il soprannome di Dida ed è andato bene; il cavallo Pippo Inzaghi non è andato male, però lì dipende. Per ora non lanciamo il sogno, l'importante è che vadano, poi il nome vediamo". LEGGI ANCHE: Milan, Gabbia-Thiaw: la vittoria di Fonseca. La difesa è cambiata. I numeri