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Per parlare di Milan, di mercato e del calcio italiano, la Redazione di PianetaMilan.it ha contattato in esclusiva Alex Calderoni, ex portiere professionista che ha difeso la porta, tra le altre, di Cesena, Atalanta e Torino. Con lui abbiamo affrontato diversi argomenti molto interessanti.
Partiamo da Donnarumma, cosa ne pensa?
“Beh, Donnarumma sino ad ora ha fatto molto bene, con qualche errore ma è stato anche sfortunato, ma nel complesso molto bene per l’età che ha. Gli errori li facevo io a 30 anni, ma penso che stia facendo molto bene. Non me l’aspettavo, considerando anche la politica del Milan degli ultimi anni, anche quando giocavo io, che prevedeva sempre un grande portiere o per lo meno un portiere di esperienza. Non mi sarei mai aspettato che il Milan, avendo anche Diego Lopez, facesse un cambio così grande neanche a metà stagione, e che poi alla fine si sta rivelando la scelta giusta. Bravi e fortunati, anche se non so perché è stato accantonato così un portiere come lo spagnolo. Bene per il Milan, che si è ritrovato in rosa un portiere di grande futuro e meglio per Donnarumma che alla sua età potrà fare una carriera di spessore. Non voglio tirargliela, ma i portieri che hanno esordito a quell’età si contano sulle dita di una mano, come ad esempio Buffon. Donnarumma ha tutto per essere il nuovo Buffon o il nuovo Peruzzi, giusto per fare un paio di nomi”.
Si è parlato tanto del cesenate Stefano Sensi come il nuovo Verratti e regista del futuro. Era seguito anche dal Milan, ma alla fine ha prevalso l'asse Sassuolo-Juventus. Lei ha giocato a Cesena, cosa ci può dire di questo nuovo talento? Ha le stigmate del campione o no?
“Il Cesena lo seguo molto e in particolare contro Sensi ho giocato l’anno scorso quando ero alla Carrarese di Buffon, prima che smettessi con il calcio professionistico. Sicuramente ha delle grandi qualità, come anche confermato dal mio compagno Poletti, che ha giocato sei anni a San Marino e lo conosce bene, ma anche dai miei amici Musetti e Benassi del Palermo che giocavano con Sensi lo scorso anno. Tutti ne parlano benissimo. A livello di qualità è bravissimo e può solo migliorare. Dipende da dove lo fai giocare. A San Marino era trequartista con una certa libertà di movimento, a Cesena fa molto bene soprattutto quando gli mettono a fianco due compagni, in una mediana a tre, che corrono e fanno la guerra anche per lui. Lui fa il Pirlo della situazione. E’ bravo, ha piede, tanta qualità e personalità , è cresciuto tantissimo dallo scorso anno che era in Lega Pro. Non so se sia pronto per una grande squadra già da subito, però è un buon giocatore. Ha avuto anche qualche match non molto positivo, come nella gara che il Cesena ha giocato sotto gli occhi di Mancini, ma è sicuramente uno dei migliori giovani della Serie B.
La situazione del calcio italiano. Si può crescere e avvicinare la generazione dei Totti e dei Del Piero? Ci sono buone prospettive o gli altri campionati sono davvero avanti anni luce alla nostrana Serie A?
Negli ultimi due o tre anni il calcio italiano era in crisi. Nell’ultimo anno solare però siamo in crescita, sia a livello europeo che di qualità generale. Come ad esempio Napoli e Fiorentina, ma anche la stessa Inter, che si stanno aggiungendo alla Juventus. A livello economico l’Italia ha dei problemi. Galliani diceva che in Spagna si pagano meno tasse, la Germania adesso ha più soldi rispetto a noi, quindi i campioni vanno dove ci sono più soldi. Piano piano anche a livello giovanile si sta cercando di migliorare, puntando più sui giovani e sul lanciare qualche talento in più. Qualcosa sta cambiando rispetto agli ultimi anni e anche al periodo in cui giocavo io. Prima si doveva arrivare a 24/25 anni per giocare stabilmente, soprattutto nel mio ruolo, quello del portiere.
Smesso i panni da portiere, con che ruolo ti piacerebbe restare nel mondo del calcio?
“Ho scelto di andare nei dilettanti per dare una mano a questi giovani. Negli ultimi due anni ho giocato a Castellammare in Serie B e un anno e mezzo in Lega Pro con la Carrarese di Buffon, che mi ha chiamato per dargli una mano nella sua squadra che aveva dei problemi. Quest'anno sono in Serie D, dove devono giocare i 95, i 96 o i 97, ed è per questo che spesso i tecnici fanno le formazioni con le calcolatrici e le carte d’identità, senza guardare sempre alla qualità del singolo. Io ho scelto di avvicinarmi a casa, approfittando anche del fatto che c’è molta crisi e che i tempi non sono più quelli di una volta. I sacrifici sono sempre stati molti, soprattutto per quello che comporta spostarsi in giro per l'Italia, tra famiglia, figli e altro. Ho fatto questa scelta, aprendo anche un’attività con mia moglie per crearmi un futuro alternativo a me e ai miei figli. Questo non esclude comunque il fatto di rimanere nel mondo del calcio. Ho preso il patentino da allenatore e se capiterà l’occasione e qualcuno mi chiamerà per allenare i portieri, la coglierò al volo dato che non posso stare senza pallone. A quarant’anni non vedo l’ora di arrivare alla domenica, e attualmente è come se fossi tornato ragazzino, soprattutto anche nelle piccole cose. L’adrenalina ce l’hai dentro e fai fatica a toglierla”.
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