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Patrick Cutrone prima di Benevento-Milan (credits: acmilan.com)
Di giorni particolari, negli ultimi mesi, Patrick Cutrone ne ha vissuti tanti. Molti di essi hanno un sapore calcistico, dal momento che il 2017 l'ha portato dal clima freddo e 'intimo' del Vismara agli applausi calorosi di San Siro e alle luci della ribalta rossonera, nonostante la sua poca attitudine ad essere sotto i riflettori. Oggi Patrick vive un altro giorno particolare ed importante: a casa Cutrone si spengono 20 candeline. Il 3 gennaio 1998 nasceva quel bomber che oggi sta sorprendendo tutto il mondo Milan. Per parlare di lui, Pianetamilan.it ha contattato in esclusiva Andrea Labano, grande amico di Patrick, anch'egli calciatore (dopo un passato al Novara e al Como, ora gioca nel Castellazzo Bormida, in Serie D).
Andrea, ci racconti come e da quando sei amico di Patrick?
"Ci siamo conosciuti a scuola. Io sono di Casale Monferrato, ma mi sono trasferito a Como per motivi calcistici. Eravamo in classe insieme nel liceo scientifico di Cantù. Avevamo in comune il calcio e abbiamo giocato diversi campionati da avversari. Abbiamo iniziato a uscire, lui da subito mi ha aperto le porte di casa sua, la sua famiglia è diventata come la mia seconda famiglia. Appena ci siamo visti e abbiamo iniziato a parlare, c'era un'affinità che ci legava. Patrick è una persona umile e fantastica".
Che tipo di ragazzo è fuori dal campo?
"Non è mai cambiato. Già da quando l'ho conosciuto era un ragazzo normalissimo, gli piace fare le cose che fanno i ragazzi della sua età: uscire con gli amici, andare in centro. E' uno coi piedi per terra, molto umile. L'unica cosa cambiata è che ora la gente lo ferma. Quest'estate siamo usciti a prendere il gelato: dal semplice gelato siamo stati fermi mezz'ora ad aspettare le foto che la gente gli chiedeva".
Qual è il momento calcistico che ti ha emozionato di più?
"Io ero molto emozionato per lui all'esordio in Serie A: non è una cosa da tutti. Giocando anch'io a calcio, so quanto questo sia il sogno di molti. Vedere un mio amico farlo, è stata una cosa fantastica. Penso che anche per lui sia stata una cosa bellissima, anche se Patrick vive ogni partita con un'emozione straordinaria. Il gol del derby, come ha detto anche lui, è stato spettacolare".
Ecco, a proposito di derby: l'hai sentito dopo quel gol?
"Sì, ci siamo sentiti il giorno dopo: era contentissimo, non abbiamo parlato molto, ma era davvero felice. Quando ci vediamo, mi apre sempre le porte di casa sua e ci raccontiamo tutto".
Quale pensi sia il suo segreto?
"Penso la sua mentalità. Anzi, sono sicuro: una mentalità così la si trova in pochi ragazzi. Dopo ogni partita, non si gode mai le vittorie, pensa già alla partita successiva. Già questo è un fatto in più. Lavora sempre a mille, non si accontenta mai. Quando lo vedo giocare mi vengono i brividi, se ci penso è fantastico. Alla sua prima stagione nel calcio 'dei grandi', è impensabile che faccia così. Il lavoro è fondamentale, i suoi risultati ne sono la dimostrazione".
C'è un aneddoto, anche non legato al calcio, che porti nel cuore legato al rapporto con Patrick?
"Sì, sono le prime parole che ci siamo scambiati quando ci siamo conosciuti. Gli ho detto: 'Ti ricordi di me?' e lui mi ha risposto: 'Ah sì, sei quello a cui ho fatto il tunnel prima di fare gol'. Mi è venuto da ridere, ma aveva ragione: l'anno prima, durante un'amichevole Novara-Milan, mi aveva fatto il tunnel. Gli ho risposto 'Eh sì, hai ragione...': da lì in poi ci rinfacciamo sempre quel tunnel".
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