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Stefano Eranio, ex centrocampista dell'AC Milan (credits: GETTY Images)
Cinque anni con la maglia del Milan, dal 1992 al 1997, farciti dalla conquista di 3 Scudetti, 1 Champions League, 1 Supercoppa Europea e 1 Supercoppa Italiana. Stefano Eranio ha fatto parte del Milan degli invincibili e in rossonero ha collezionato in tutto 98 presenze, segnando anche 6 gol. Dopo aver giocato fianco a fianco con grandissimi campioni, oggi vede un Milan con ampi margini di crescita, formato da tanti giovani di talento e di belle speranze. Dopo essere stato allenato da grandi tecnici, vede oggi in Gennaro Gattuso un ottimo allenatore. In esclusiva ai microfoni di Pianeta Milan, l'ex rossonero Eranio ha espresso il proprio pensiero su tanti temi dell'attualità milanista, anche in vista del Sassuolo (per sapere come seguirlo, clicca qui). Ecco le sue parole, .
Sul momento della squadra dopo la Coppa Italia: "Sono partite, quelle di Coppa Italia, sempre difficili da giocare. Contro avversari duri. In semifinale non è facile esprimersi al meglio, considerando anche il livello della Lazio, che era più in palla anche a livello mentale. Anche contro l'Empoli comunque l'approccio non era stato bellissimo, ma poi la partita si è messa su binari giusti. Sabato arriverà a Milano una squadra che giocherà senza alcun timore e che spesso ha messo in difficoltà anche le squadre più grandi. Col Sassuolo sarà una partita difficile, da sudare. Bisogna alzare un po' l'asticella. Anche Gattuso non era molto contento dopo martedì. Né del risultato, visto che sarebbe stato meglio segnare almeno un gol fuori casa, nè della prestazione".
Corsa Champions, chi sta meglio: "Il fatto che non ci sia l'Europa League di mezzo è un vantaggio. Il Milan è l'unica squadra che non ha impegni extra. Quindi un piccolo vantaggio lo si potrebbe avere. Difficile dire come andrà a finire, ma ora vedo un Milan che è diventato squadra. Tolta la partita con la Lazio, si vede una squadra che può far male a chiunque, una squadra quadrata, che quando c'è da lavorare lavora tutta insieme".
Su Suso: "Manca solo il miglior Suso. Si spera che possa tornare quello che conosciamo, ma è anche difficile per lui. Le squadre ti studiano, sanno come sei, sanno che sei pericoloso e quindi ti raddoppiano. Oltre a un suo calo c'è da dire che lo stanno limitando molto bene. C'è da dire che se non sei al mille per mille fai più fatica se hanno un occhio di riguardo nei tuoi confronti. Comunque bisogna continuare a puntare su di lui. Meglio puntare su un giocatore che sappiamo quanto vale e che è meglio di tanti. Cercherei di recuperarlo, poi magari a partita in corso si può inserire Castillejo. Ma come è stato fatto con Calhanoglu è giusto cercare di recupere i giocatori che possono dare di più. Se non si fa giocare diventa difficile recuperarlo".
Su Paquetà: "Non me lo aspettavo, anche perché non lo conoscevo proprio. Non lo avevo mai visto in azione, non sapevo in che ruolo giocasse. L'avevo visto solo in qualche highlights. Mi ha impressionato perché ha forza, tecnica, è giovane e veniva dal Brasile, dove c'è un campionato diverso da quello italiano: vivono di individualità, su giocate singole. Invece si è presentato come fosse un veterano. Senza pressioni, la maglia del Milan gli è scivolata addosso. Ha messo a disposizione dell'allenatore e della squadra le proprie qualità e sta facendo molto bene un ruolo da centrocampista che, come ho detto prima, non aveva quasi mai fatto. Non me lo sarei aspettato. Ma appena ho visto come si muoveva ho capito che poteva diventare un ottimo centrocampista, ha le movenze, ha forza, quando parte da lontano può far male perché ha senso del gol. E può migliorare ancora, con tutta la squadra, ma ha già dato un grande apporto".
Sulla difesa blindata: "Il vero protagonista, quello che ha davvero meriti, è Gattuso. È riuscito a dare un'impronta alla squadra cercando di far rendere al massimo la squadra quando ha la palla, ma è anche una squadra operaia. Calhanoglu ha il 10, ma spesso fa il terzino. Paquetà è brasiliano, ma ruba spesso palla. Quando hai un centrocampo che lavora tanto e si avvicina alla linea difensiva, per la difesa diventa più semplice fare un certo tipo di gioco. Fra tutti penso che Romagnoli sia quello che partita dopo partita sta crescendo visibilmente. Non che gli altri stiano facendo male. Penso che anche in ottica razionale lui e anche Calabria, che ha imparato di più a difendere, siano punti di forza. Però come detto la cosa davvero determinante è il lavoro di tutta la squadra senza palla. Diventa più semplice così. Hai più equilibrio e Gattuso è riuscito a dare equilibrio".
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