Il Milan può finire in mano a PIF? Ecco, secondo quanto ci risulta, il piano di Gerry Cardinale per quanto concerne sponsor, stadio e soci
Il Milan sta per essere ceduto al fondo sovrano saudita PIF? E' quello che i tifosi rossoneri si stanno chiedendo da ormai qualche mese. Le prime voci sono cominciate a circolare sul finire del 2023, quando era stato scritto di un imminente cambio di governance, in programma di lì a qualche mese e a cavallo del nuovo anno. Il 2024 è arrivato e ancora si è in attesa di novità.
Nel frattempo gli articoli di giornale si moltiplicano, come anche le indiscrezioni e i retroscena. A dir la verità, non sempre coerenti. Prima sarebbe dovuto entrare nel Milan il fondo Investcorp, poi si è virato sul Public Investment Fund (PIF), il mega fondo di investimento da 700 miliardi di capitaledell'Arabia Saudita. Si è passati da un acquisto della totalità del Milan ad un ingresso più soft (da azionista di minoranza), con l'obiettivo comunque di scalare presto la società. Infine si è parlato e scritto, addirittura, di una due diligence in corso. E a nulla sono valse le smentite, a più riprese, del numero uno di RedBird e del Milan, Gerry Cardinale.
Quindi come stanno le cose?
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Ancora una volta ribadiamo la nostra posizione, basata su informazioni e non rumors: il Milan non è in vendita. Cardinale è sì alla ricerca di investitori nel mondo Mediorientale, ma non ci risulta che sia in trattative con PIF. Secondo le nostre informazioni, si dovrebbe guardare altrove, magari negli Emirati Arabi Uniti, magari in Qatar. Ma soprattutto non ci risulta affatto una due diligence in corso.
C'è un'altra cosa, poi, da specificare: non è detto che quei 500-600 milioni che il Milan deve rimborsare ad Elliott (con scadenza al 2025, non imminente quindi) li debba per forza garantire un unico soggetto, cosa invece data per scontata dai più. Da quel che ci risulta, potrebbe anche essere ripartita su più soggetti. L'idea di Cardinale, comunque, resta la stessa: vendere quote minoritarie per rimare a lungo e saldamente in controllo del Milan, con un orizzonte temporale superiore ai 5/7 anni classici di un hedge fund. Quindi, il piano è: inserire investitori - ad intervalli di tempo progressivi - che possano aiutare a rientrare dall'investimento iniziale e ripagare gli investitori di partenza.