I contro riguardano:
- i maggiori costi non preventivati legati all'acquisto delle aree e del vecchio impianto (200 milioni come da perizia ADE). Fino a oggi, infatti, il progetto prevedeva la concessione del diritto di superficie e non la vendita dei beni immobili.
- le soluzioni da individuare per rispondere alle problematiche di natura tecnica – come l’acustica e i rumori verso la vicinissima via Tesio - che costringeranno i club ad altre spese non preventivate. Il Comune, infatti, tra le altre cose ha chiesto l'allontanamento dell'impianto da via Tesio e l'aumento della capienza da 60.000 a 70.000 (soluzioni fattibili spostando il sottopasso Patroclo più verso est, oppure chiudendo l'impianto con una copertura che riduca le emissioni sonore).
- la sostenibilità economica dell'intero progetto alla luce dei nuovi costi da sopportare.
- l'abbandono del progetto a San Donato costringerebbe RedBird a trovare altre soluzioni per non vanificare gli investimenti fatti in quell'area. A oggi il bilancio di Sportlifecity presenta debiti per circa 40 milioni. Quindi, Cardinale dovrà trovare qualcuno che si accolli quei debiti, rivendendo tutto il progetto. Oppure bisognerà individuare un nuovo progetto immobiliare che consentirà di coprire quelle perdite.
- si potrà patrimonializzare soltanto il 50% dell'impianto perché parliamo di una condivisione".
"I pro di San Donato riguardano un percorso amministrativo e burocratico piuttosto lineare. Tempistiche più veloci con i lavori che si potranno avviare tra fine 2025 e inizio 2026 (a Milano invece i lavori potranno partire solo dopo le Olimpiadi invernali). Maggioranza politica compatta e non ostile. Zero problemi di natura tecnica, collegamenti pubblici anche più efficienti rispetto a San Siro grazie alla stazione dei treni direttamente nell’area che si aggiunge alla metro distante 1km e una viabilità leggera completamente ricreata ex novo".
"Anche l'abbandono del progetto a San Siro causerà delle perdite economiche ma queste, grazie alla condivisione, saranno certamente inferiori rispetto a quelle potenziali che si dovranno sopportare a San Donato (40 milioni). Inoltre, in questo caso il club diventerà proprietario da solo e, quindi, potrà patrimonializzare il 100% del valore del nuovo impianto".
"I contro, invece, sono chiaramente legati ai costi da sopportare in solitaria e ai potenziali minori incassi che si potranno raggiungere a causa della posizione più periferica e all'utilizzo singolo del Milan. Parliamo, comunque, di due progetti realizzabili da RedBird, fondo che ha mezzi e capacità per portare avanti sia uno stadio condiviso che in solitaria. La scelta, come avete capito, verrà presa dopo aver valutato tanti aspetti ma soprattutto uno. La certezza di poter costruire lo stadio, elemento che sarà dirimente per far ottenere a Cardinale il massimo guadagno da una futura rivendita del Milan".
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