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Le parole di Giorgetti prima e di Gravina poi non sono passate inosservate a casa Milan. Kessie e Bakayoko sono finiti nel mirino per aver festeggiato il successo con la Lazio, mostrando alla Curva la maglia di Acerbi. "Un gesto di scherno, irriguardoso e indegno, da condannare", così l'ha definito il presidente della FIGC, prendendo una posizione netta e particolarmente dura nei confronti dei due rossoneri e del Milan. Evidentemente, a nulla è valso il comunicato del club, le scuse social dei giocatori e il chiarimento telefonico tra Acerbi e Bakayoko.
Da fonti vicine alla società, interpellate da Pianetamilan.it, trapela 'sorpresa' e 'stupore' per queste dichiarazioni, tanto più se arrivano da organi politici e sportivi di rilievo. Tutti (presidenti e addetti ai lavori) hanno detto la loro sull'accaduto, ma quando a parlare sono il sottosegretario con delega allo Sport e il presidente della Figc, il peso delle parole è doppio.
Questa deriva moralistica e questa campagna denigratoria rischia fortemente di influenzare le decisioni del Giudice Sportivo e degli organi preposti a prendere una decisione in merito all'accaduto. Kessie e Bakayoko ora rischiano sanzioni pesanti e squalifiche, ma - va anche detto - che in passato episodi simili erano già accaduti e mai nessuno aveva alzato un polverone tale. Citiamo tre episodi, in particolare: Massimo Ambrosini venne punito - dopo patteggiamento - con 8.000 euro di ammenda per lo striscione di scherno contro l'Inter ("lo scudetto mettilo nel c..", ricordate?). Multa e pene lievi anche per Marco Materazzi, che festeggiò la vittoria di un derby con una maschera di Silvio Berlusconi, allora presidente del Milan, e per Francesco Totti, dopo il famoso gesto del '4 a 0, zitto e a casa', rivolto a Igor Tudor della Juventus dopo un largo successo contro i bianconeri. Episodi goliardici e sfottò ritenuti simili dal Milan, a quanto accaduto a San Siro con Kessie e Bakayoko protagonisti. Diversa, invece, la reazione collettiva. Verrebbe da chiedersi perchè?
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