È stata una delle gestioni peggiori della storia del Milan, quella di Giuseppe Farina, ex presidente rossonero. Lo sa bene anche lui, che infatti adesso ammette di essersi reso conto che non fosse in grado di gestire una società come quella rossonera. Si è fatto prendere dalla passione, dice. Ecco la rivelazione ai microfoni della Gazzetta: "Allora mi ero adeguato a quello che facevano altre società, è difficile giudicare gli errori di quel periodo. Oggi mi comporterei diversamente però. Se tornassi indietro non prenderei il Milan, perché non avevo la potenza economica per guidare una società così. Mi sono fidato di altre persone, ma soprattutto mi ha tradito la passione per il calcio. Avrei comprato anche il Real Madrid se fosse stato in vendita. I soldi non contano niente, conta la passione".
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Giussy Farina: “Non ricomprerei il Milan, Berlusconi grande coi miei giocatori”
Farina ha poi parlato anche di come è avvenuta la cessione e di Silvio Berlusconi, con cui si evince chiaramente ci sia dell'astio: "Sono stato costretto a lasciare per pagamenti in nero e quattro mesi di arretrati di Irpef. Altre società non la pagavano da anni, ma hanno voluto colpire me per consegnare il Milan a Berlusconi, che così l’ha avuto senza versare nulla. Se mi avesse dato almeno venti euro, non avrei mai potuto dire che non avevo preso niente. Invece, dopo la beffa, ho subito anche il danno perché per un anno e mezzo ho dovuto essere reperibile in certi orari. Una volta sono venuti i carabinieri a svegliarmi alle tre di notte, per controllare se ero in casa. Non ho più sentito o visto Berlusconi. Mai più. È sparito nella notte dei tempi, come Galliani, ma non mi sono mancati. Mi piacerebbe, invece, rivedere Silvano Ramaccioni, un gran signore".
Sulle fortune del Milan berlusconiano, Farina risponde: "Berlusconi ha fatto grande il Milan, ma con i giocatori che gli ho lasciato io. Un giorno, a Lugano, incontrai casualmente Mantovani, il presidente della Sampdoria, che mi diede un assegno in bianco per prendere Baresi, lo giuro sulla testa dei miei 7 figli, 12 nipoti e 5 bisnipoti, perché nel frattempo sono diventato anche bisnonno. Gli dissi di no, senza pensarci un secondo. Se avessi venduto Baresi, Maldini, Tassotti o Costacurta, avrei avuto i soldi per andare avanti, ma avrei tradito la mia passione, perché i giocatori bravi non li vendevo. Dopo la retrocessione, avvenuta per cose strane all’ultima giornata, il Milan stava risalendo con due nuovi stranieri, Wilkins e Hateley. Eravamo tornati in coppa Uefa e quando Berlusconi diventò proprietario, in febbraio, la squadra era terza con il Napoli, un posto che oggi farebbe fare salti di gioia a tutti".
Su Gianni Rivera e gli amici nel calcio, poi: "Ha sempre vissuto sulle glorie del suo passato. L’ho visto l’altra sera in tv, mi è sembrato invecchiato. Ogni tanto mi ritrovo con alcuni miei ex giocatori del Vicenza: Giorgio Carrera, Ernesto Galli, Giuseppe Lelj. L’altro giorno un amico mi ha passato al telefono Paolo Rossi. Mi ha detto che ci rivedremo presto a una festa organizzata dal Vicenza e sarò felice di riabbracciarlo".
Sul Milan attuale e sulla trattativa con i cinesi, infine: "Auguro al Milan di arrivare almeno in Europa League. Perché sono rimasto un tifoso del Milan. Vedo quasi tutte le partite, anche se ci sono pochi giocatori buoni. Bacca fa gol ma sta là davanti impalato, non come il mio Rossi che andava a fare anche il terzino. Il migliore è Bonaventura e poi c’è quel fenomeno di Donnarumma. Io non lo venderei mai, ma non ha torto il suo procuratore visto che il futuro del Milan è incerto. Montella mi piace molto, perché anche se non ha grandi campioni riesce a far giocare bene la squadra che si muove sempre, si impegna e dà il massimo fino all’ultimo, un po’ come il mio primo Vicenza promosso in A. Closing? Non so neanche che cosa significhi ‘sta parola. Ho capito soltanto che Berlusconi vuole vendere, ma non ho mai capito se gli piace il calcio o se gli piacciono i soldi del calcio. Anche per lui gli anni passano, lo vedo un po’ provato perché non ha più l’energia di quando l’avevo conosciuto. Non si capisce come finirà e non so se la colpa è dei cinesi o di Berlusconi. Ma poi chi sono questi cinesi? Non ce l’ho con i cinesi perché non sono razzista. Faccio soltanto un discorso generale. La mia coscienza non mi permetterebbe di trattare con chi non rappresenta in qualche modo l’identità di una squadra, che dovrebbe rimanere legata alla città e ai suoi tifosi. Così, invece, si tradiscono le tradizioni, la storia e l’ambiente. Se saltasse la trattativa consiglierei a Berlusconi di telefonarmi. Gli darei 5 euro di acconto e poi qualche italiano glielo troverei io. Altro che closing coi cinesi..."
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