Demetrio Albertini, ex centrocampista del Milan, ha parlato del derby di domani sera contro l'Inter in un'intervista a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco, dunque, le dichiarazioni del Metronomo del centrocampo rossonero negli anni Novanta.
INTERVISTE
Albertini: “I miei derby tra sensazioni, messaggi e riti scaramantici”
Le parole di Albertini alla vigilia del derby Inter-Milan
—Su come gestisce una bandiera la tensione di un derby: «Con senso di responsabilità, perché il derby è l’unica partita di campionato che si vive sempre come un dentro o fuori. Pensate a un turno a eliminazione diretta del Mondiale o di Champions: ecco, quando Milan e Inter si affrontano la pressione sale a quei livelli. E il fatto che si giochi il 5 febbraio, come per il 2-1 dell’anno scorso deciso da Olivier Giroud, è un’immagine simbolicamente potente: il 5 febbraio ha segnato e segnerà la storia del Milan di Stefano Pioli».
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Su cosa faceva gente come lui, Franco Baresi, Paolo Maldini ed Alessandro Costacurta prima di un derby: «Cercavamo di compattare il gruppo ancora di più. In quel Milan c’erano grandi campioni, abituati a giocare per coppe e Scudetti. Quando arrivava il derby, però, noi sentivamo ogni volta l’esigenza di ricordare a chi non era cresciuto al Milan quanto fosse speciale quella sfida. Il messaggio era: devi dare il massimo per il club, per te stesso, ma anche per noi».
Sui riti scaramantici nel suo Milan prima di un derby: «Quando il nostro pullman passava da piazzale Lotto c’era una signora che si affacciava al balcone e sventolava la bandiera rossonera. Se non succedeva, qualcosa sarebbe andato storto. Fu così che una volta scoprimmo che era Fabio Capello a farla chiamare tutte le volte ...». Mercato Milan, sfida all'Inter per un top player della difesa >>>
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