La possibilità di andare all'estero e non scegliere il Napoli:
“A mio avviso poteva andare all’estero, però ha preferito Napoli perché c’era una base da cui ripartire e con alcuni innesti si poteva fare bene. Lui ha scelto bene i giocatori, la società gli è stata vicino; De Laurentiis lo ha voluto e lui ha voluto De Laurentiis e soprattutto il Napoli”.
Come è incominciato il rapporto tra i due:
“Abbiamo giocato insieme nel ’91-’92 e abbiamo tanti amici in comune. Ci frequentavamo anche fuori dal campo, ci legava una conoscenza alla base del rapporto professionale, partito a Siena. Abbiamo proseguito alla Juventus e dopo siamo andati in nazionale per due anni, purtroppo finiti ai calci di rigore contro la Germania, ma è comunque stata una bellissima esperienza; poi l’avventura al Chelsea, dove siamo riusciti a vincere Premier League e FA Cup. Credo sia stato un bellissimo percorso, ogni anno abbiamo vinto, sono stati otto anni di lavoro, vittorie ma anche qualche delusione”.
In mezzo anche la delusione della Nazionale appunto, un portone non chiuso per l’ex Juventus e Inter:
“Era un momento particolare per la Nazionale, non era una squadra fortissima per nomi. Però con il lavoro, con l’abnegazione e col sacrificio soprattutto dei calciatori si creò quell’empatia che ci portò a fare un ottimo Europeo; quella squadra giocò benissimo ogni gara. Conte lo rivedrei bene sulla panchina della Nazionale, anche se non a breve perché ora è concentrato su quello che c’è da fare a Napoli. Per la Nazionale c’è ancora tempo”.
La decisione di prendere strade diverse:
“Dopo il Chelsea lui ha deciso di rimanere fermo, ed è maturato in me il pensiero di poter giocarmi una carta da solo. Ho sbagliato però ad andare in Scozia al Kilmarnock piuttosto che tornare in Italia; nonostante un 5° posto fui esonerato, anche se con una squadra come quella era un buon posizionamento. Poi sono andato in Indonesia con Marco Motta. Tanti addetti ai lavori ora non mi conoscono, dunque a oggi non ho avuto ancora un’opportunità, probabilmente perché sono stato fuori per un po’ di anni”.
"Oltre a essere un motivatore, studia molto le partite e gli avversari. Riesce a capire dove un calciatore può rendere al 100%, a disegnare l’abito giusto per tutti per poter farli esprimere al massimo. Anche a Napoli ha fatto lo stesso, è partito con un sistema di gioco per poi passare a un altro più congeniale per le caratteristiche dei giocatori. Tutte le squadre di Conte corrono fino alla fine, possono giocare due partite di fila".
Un'aneddoto dei tempi della Juve:
“Alla Juve giocammo contro l’Udinese e vincemmo 3-0, ma lui negli spogliatoi si arrabbiò molto. Pepe alzò la mano e disse: 'Mister, ma i bianconeri siamo noi'. Nonostante il 3-0 lui era arrabbiato perché aveva visto un po’ di relax nel finale e queste cose non dovevano succedere. Questo è il pensiero: vincere e continuare soprattutto a lavorare, non fermarsi mai; questo perché spesso quando si vince si crea un po’ di rilassatezza nelle menti dei giocatori; invece, è in quel momento che bisogna fare di più: questi sono i principi di Conte”.
Il pronostico della Serie A “Se il Napoli riuscirà a tenere questa posizione fino a gennaio e poi prenderà qualche altro giocatore credo che abbia una grossa probabilità di vincere lo Scudetto”. LEGGI ANCHE: Milan Top News: Fonseca e Ibra chiedono la sterzata. Mercato, pazza idea rossonera
© RIPRODUZIONE RISERVATA