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Antonini: “Il Milan è la mia vita. Sheva mi ha chiesto consigli su Genova”

Luca Antonini AC Milan

Luca Antonini, ex di Milan e Genoa, ha rilasciato una lunga intervista in cui ha racconto diversi aneddoti del suo passato da giocatore

Enrico Ianuario

Intervenuto ai microfoni di 'grandhotelcalciomercato', Luca Antonini ha parlato del Milan, Genoa e di tanti aneddoti legati al suo passato da calciatore.

Sul Milan: "Il Milan è tutta la mia vita. Sono cresciuto nel vivaio rossonero, tifando Milan: quella maglia è pesantissima. E, per chi esce dal settore giovanile, lo è tre volte di più. Poi per me, che ho fatto tanta gavetta, ha sempre avuto un valore speciale, fantastico. Il Milan non si era qualificato in Champions, ma in Europa League, e quell’anno si erano ritirati due dei terzini più forti della storia: Serginho e Cafù. La dirigenza non aveva a disposizione un gran budget per il mercato, allora optarono per una soluzione creativa. Al tempo, c’erano quattro giocatori in comproprietà tra Milan ed Empoli: Pozzi, Marzorati, Abate ed io. Il dottor Galliani (si accordò con il ds dei toscani Pino Vitale e scelse di portare a Milano me e Ignazio, cedendo alla controparte Pozzi e Marzorati".

Ancora sul Milan: "Degli anni del Milan ho ricordi emozionanti. Giocare accanto a Calciatori veri, con la C maiuscola, sia in campo che fuori, è stato qualcosa di incredibile. Ricordo che Galliani, il sabato prima di un Sampdoria-Milan, mi prese sotto braccio e mi disse: 'Da domani tocca a te'.  Fu qualcosa di magico".

Sullo spogliatoio rossonero: "In spogliatoio c’era un clima bellissimo. Robinho era l’animatore delle feste e io lo aiutavo in questo importante compito. Ibra scherzava sempre, fuori dal campo, mentre appena toccava palla diventava una iena: voleva vincere sempre, e spesso ce la faceva. Ancelotti, persona splendida, non ha mai alzato la voce. Bastava lo sguardo. E Maldini… che etica del lavoro: Paolo era un modello, anzi il modello. Per me e tutti gli altri. L’atmosfera fantastica del gruppo mi ha sempre spinto ad andare al campo felice e motivatissimo”.

Sulla stagione dell'ultimo scudetto: "La stagione iniziò con un discorso di Berlusconi davanti a tutti i giocatori: 'Arriva Ibra. Stiamo costruendo una squadra fortissima per tornare a vincere il campionato'. Detto, fatto. Lo svedese arriva puntuale a Milano e con lui anche Robinho. Eravamo troppo più forti degli altri: sapevamo di avere la vittoria in pugno e siamo stati bravi a prenderci ciò che ci meritavamo".

Sullo scudetto perso nel 2012: “Avremmo vinto anche l’anno successivo, ne sono convinto. In molti pensano che il gol di Muntari, se assegnato, non avrebbe cambiato le sorti. Io ho l’idea opposta: quella rete avrebbe dato più coraggio a noi, ma soprattutto avrebbe influito sulla mentalità della Juventus. Nel primo tempo li abbiamo uccisimeritavano la sconfitta: se fosse andata così, avrebbero capito di essere inferiori al Milan”.

Sul trasferimento al Genoa: "Ricordo che la mattina del 31 agosto mi chiamò Preziosi, proponendomi di tornare titolare, con tre anni di contratto. In cinque minuti trovammo l’accordo".

Sulla fine dell'avventura a Genoa: "Nel gennaio 2015 mi voleva il Watford, ma, sebbene andare in Inghilterra fosse un sogno, scelsi di restare in Liguria. Questa decisione non era concorde alla visione del club, che mi mise fuori rosa. Ma il mio rapporto con l’ambiente rossoblù è sempre rimasto bellissimo".

Su Shevchenko: "Ci siamo sentiti qualche giorno fa, mi ha chiesto consigli sulla città. Non abbiamo parlato di calcio. Sono convinto che sia un allenatore preparato: tifosi rossoblù, garantisco io, porterà grandi risultati, ma solo se gli sarà dato tempo".

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