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L'intervista di Paolo Bertolucci sul Milan a 'Tuttosport' | AC Milan News (Getty Images)
Paolo Bertolucci, ex tennista italiano e tifoso del Milan, ha parlato a 360° dei rossoneri di Stefano Pioli in un'esclusiva per 'Tuttosport' oggi in edicola. Ecco le sue dichiarazioni.
Sul perché tifa Milan: "Un dirigente del Milan mi regalò, da ragazzino, un gagliardetto rossonero".
Sulla speranza che aveva, la scorsa estate, di lottare per lo Scudetto in questa stagione: "La speranza c'era perché l'anno scorso siamo arrivati secondi e la squadra è stata migliorata. Ora siamo lì, ma l'importante è aver tenuto vivo fino alla fine il campionato con una squadra giovane che, per questo, va ritenuta ancora in costruzione. Motivo per cui sono sicuro che in poco tempo il Milan tornerà a frequentare quelle zone alte che gli spetterebbero di diritto in quanto Milan".
Su Rafael Leão, Sandro Tonali ed i paragoni possibili con i tennisti: "Leão per velocità, rapidità e qualità nelle giocate direi Carlos Alcaraz. Mentre Tonali è un Novak Djoković, un giocatore solido, concreto, a cui tuttavia non manca l'estro che gli permette di andare avanti e segnare. E che in più ha una grande mentalità e continuità di rendimento, fattore molto importante per un giovane".
Sul salto di qualità compiuto da Leão e Tonali: "Ne ero sicuro, perché Stefano Pioli lo aveva detto dai primi giorni di ritiro che li aveva visti maturati e molto più pronti. E se te lo dice l'allenatore, perché non credergli? Seguire i matti e gli scatenati di 'Twitter' non ti porta da nessuna parte".
Sulle mosse di mercato del Milan in questi anni: "Se Paolo Maldini decide di prendere Fikayo Tomori e non Mohamed Simakan, Ozan Kabak o un altro, ci sarà un motivo".
Sull'importanza, per i giovani del Milan, di avere Maldini come punto di riferimento in società: "Beh credo che alcuni di loro siano venuti al Milan proprio perché hanno parlato con Paolo. Quando hai un giocatore che ha fatto una carriera eccezionale, che è stato amato e rispettato da tutti indipendentemente dalla maglia che portava addosso, un uomo davanti a cui si è inchinato il capitano del Real Madrid, ma che cosa vuoi di più? Se Maldini mi stringe la mano e mi dice 'Vieni al Milan', a parte io che da milanista ci andrei gratis, e di corsa. Se sono un giocatore, prima di dire no ci penso non una, non due, ma diverse volte".
Su che allenatore di tennis sarebbe Pioli: "Juan Carlos Ferrero di oggi, che guida Alcaraz, oppure Carlos Moya, che si cura di Rafa Nadal. Due che li vedi come stanno in panchina: sono diversi dagli altri perché hanno provato, visto e vissuto determinate cose e le trasmettono ai giocatori. Ci sono due allenatori per i quali stravedo, sono Claudio Ranieri e Pioli, per come parlano, per come raccontano quanto accaduto in campo e per come non cercano sempre l'alibi. Perché non si può sempre parlare solo del V.A.R.. Mentre noi purtroppo parliamo una settimana intera solo di una decisione del V.A.R.. Inoltre noi abbiamo un altro problema, culturale, legato ai giovani".
Sul problema di cui sopra: "Guardi cosa dicevano di Leão un anno e mezzo fa, quando tutti volevano darlo via per riprendere Patrick Cutrone. Da noi c'è fretta. Non si capisce che, se l'allenatore preferisce puntare su un giovane, vede per lui nel futuro qualcosa che va al di là della singola partita. Sui giovani bisogna lavorarci, con calma, tranquillità. Un domani potranno darti qualche cosa. Se hai fretta nello sport non vai da nessuna parte: di fenomeni già a vent'anni ce ne sono pochissimi".
Su Zlatan Ibrahimović: "È grande e vaccinato, credo sia molto importante all'interno dello spogliatoio, ma bisogna vedere se ha ancora la forza e la voglia di alzarsi alla mattina con tutti i dolori che avrà magari per giocare dieci minuti a partita".
Su Milan-Atalanta e il possibile 'braccino del tennista': "Quello esiste in tutti gli sport. La partita non viene da te, la devi andare a prendere, la devi conquistare. Se hai la forza, la costanza, la maturità di farlo, la vinci. Se non ce l'hai, pace: vuol dire che non sei ancora pronto. Lo sport è così".
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