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INTERVISTE

Bigon: “Milan-Napoli, una grande partita. Ma non sarà decisiva”

intervista Bigon Milan-Napoli Serie A 2022-2023
Alberto Bigon, doppio ex di Milan e Napoli, ha parlato a 'La Gazzetta dello Sport' della partita di stasera ma non soltanto. Le dichiarazioni

Daniele Triolo

Alberto Bigon, ex attaccante del Milan negli anni Settanta ed ex allenatore del Napoli negli anni Ottanta, ha rilasciato un'intervista in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco, dunque, le sue dichiarazioni sul big match di questa sera a 'San Siro'.

Milan-Napoli, le parole del doppio ex Bigon

Sul suo ruolo da 'falso nueve' da calciatore nel Milan: «Mah, ho cambiato ruoli, mi sono adattato. Hanno detto che ero un giocatore universale. Sono stato anche fortunato. Ho incontrato le persone giuste, gli amici giusti al momento giusto. A Foggia c’era Tommaso Maestrelli che mi ha insegnato il calcio e la vita. Al Milan c’erano Nereo Rocco, uomo di straordinaria umanità, e il soave Nils Liedholm, esteta del calcio. Tre veri maestri».

Sull'esperienza nel Milan di Gianni Rivera: «Dieci anni con il più grande, per me, di tutti i tempi. Compagni in campo, amici fuori. C’era feeling, ci si capiva al volo. Eravamo vicini anche di casa, io in via Washington, lui dalle parti di San Siro. Come calciatore lo scudetto della stella è stato il traguardo più bello, un’impresa. Erano tutti giovani e poco esperti. C’erano Chiodi, Antonelli, Buriani, De Vecchi, Maldera, Novellino. Noi, io, Rivera, Albertosi avevamo qualche anno in più. Quel Milan può essere paragonato a quello di Pioli».

Sullo Scudetto vinto da allenatore nel Napoli di Diego Armando Maradona e con la monetina di Alemão: «Un momento. Lo avremmo conquistato lo stesso, con un punto di vantaggio, anche senza la vittoria a tavolino di Bergamo contro l’Atalanta, visto come è poi andata a Verona per il Milan. Non abbiamo rubato niente. Allora c’erano delle regole che potevamo non condividere, ma visto che c’erano dovevamo rispettarle».

Sul suo Napoli più forte: «No, credo di no. Anche se c’era Diego Maradona. Il più forte è stato quello del 1967-68, con il Petisso Pesaola allenatore. Una squadra strepitosa. Io facevo parte di quella rosa, ero stato acquistato dal Padova, avevo giocato alcune partite, tornei, coppe e amichevoli. Ma in campionato neppure un minuto. Era impossibile. E così nel mercato d’ottobre sono stato ceduto alla Spal, in Serie A. Sa chi erano quei giocatori? Cané, Juliano, Altafini, Sivori, Barison e Orlando. Non so se mi spiego. Ah, e Zoff in porta…».

Sul Napoli di adesso: «Bello, anzi bellissimo. L’ho visto contro il Liverpool e i Rangers. Mamma mia, che squadra. Ha stravinto con una facilità disarmante. Lo scorso anno Spalletti ha avuto qualche problema, specialmente nel tribolato finale. Mi sa che quest’anno farà veramente bene».

Su Rafael Leão: «È straordinario. Ma il Milan è soprattutto una squadra completa. Intanto è meritatamente campione d’Italia. Poi ha Pioli, un allenatore di grande spessore. Misurato, sereno, intelligente. Mi piace molto».

Su Stefano Pioli paragonato a Bigon del Napoli tricolore: «Non lo so, ma mi fa piacere. Una volta Totò Juliano ha detto che ero un allenatore anonimo, che non ho dato né tolto nulla al Napoli. Quindi un semplice gestore. L’ho sempre considerato un complimento. Gestire quei giocatori, specialmente nel secondo anno, con tutti i problemi di Maradona, non è stato facile. Comunque io ho vinto il 50% degli scudetti del Napoli. E del Sion, in Svizzera. Poi, mi pare, non ne hanno più conquistati».

Alberto Bigon

Su come si immagina Milan-Napoli di stasera: «Una grande partita. Due squadre attrezzate per vincere. Non sarà decisiva, sicuramente bella. Il Milan non ha Leao, ma produce buon calcio con giocatori intelligenti: Maignan, Giroud, Tonali. Il Napoli senza Osimhen? Non mancano i sostituti. A me piace moltissimo Anguissa. E poi Kvaratskhelia, giocatore splendido, una fantastica sorpresa».

Su Rivera e Maradona: «Sì. Rivera è stato il più grande d’Italia. Maradona il migliore del mondo. Diciamo che ho attraversato il calcio che conta. Poi ho visto nascere altri due fenomeni: Franco Baresi nel mio ultimo Milan e Roberto Baggio nel mio ultimo Vicenza in Serie C. Loro cominciavano, io finivo. Dai, mi è andata bene, è stata veramente un’affascinante avventura. Poi la mia vita piena di emozioni e certezze. Ho tre figli e otto nipotini. Sono stato fortunato». Milan, dalla Francia novità sul futuro di Leao >>>

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