Su Motta che, da giovane, poteva sognare un futuro in panchina: «Se ne parlava? No, non con me perlomeno. Ma da quando ho capito come intendeva il calcio, e non serviva molto tempo per capirlo, ho pensato che lo sarebbe diventato. Non a caso due anni fa, appena arrivato a Bologna, in un’intervista avevo detto che ero pronto a scommettere su di lui, anche se non stava andando benissimo: sapevo che era solo questione di tempo».
Su come intendeva il calcio Thiago Motta: «Thiago era troppo bello da vedere. Il vero mediano brasiliano, che con un tocco smarcava quattro compagni, ma sapeva sempre dove mettersi per riuscirci meglio; che sa sacrificarsi per portare la croce, ma vede il gioco e come si svilupperà troppo prima degli altri».
Sulle migliori qualità dell'allenatore Motta: «Capisce subito la posizione giusta per ogni calciatore. E sa usare il bastone. Chiedete a Marko Arnautovic, a Riccardo Orsolini: non si è fatto problemi a lasciarli fuori, e non sono giocatori qualsiasi per il Bologna e per Bologna. Ci voleva anche coraggio, ma era quello che serviva in quel momento e dunque lo ha fatto. A costo di prendersi un rischio che stava correndo soprattutto lui».
Su cosa gli piace del Bologna di Motta che vola in classifica: «La spensieratezza dell’essere una squadra giovane che non ha paura di ritrovarsi improvvisamente in alto. Una squadra che va in campo per fare sempre un gol in più degli avversari, ma sempre aggressiva e organizzata. Due aggettivi che riassumono benissimo il Thiago giocatore diventato allenatore».
"Quanti confronti tosti con Mourinho: se aveva qualcosa da dirgli ..."
—Su Bologna-Roma di domenica e su cosa ha preso Motta da José Mourinho, loro allenatore all'Inter: «Il carattere che aveva nel giocare sempre a testa alta oggi è sfrontatezza, estrosità, e a José quelle non sono mai mancate. Ma non è mai imprudenza: come lo Special One, Thiago fa scelte che possono sembrare azzardate, ma solo in apparenza: in realtà agisce in coscienza, sono solo decisioni coraggiose».
Su cosa piaceva a Mourinho di Thiago Motta: «Del calciatore quasi tutto, dell’uomo la schiettezza: avevano anche confronti tosti, e se Thiago aveva qualcosa da dirgli, non si vergognava e non rimandava. Li ho visti discutere più di una volta, ognuno con il suo carattere: del resto a José piacciono solo quelli veri».
Sul vantaggio che potranno avere l'uno o l'altro domenica, visto che si conoscono così bene: «Bella lotta fra due volpi: sornioni entrambi. Il maestro è maestro ma l’allievo sta galoppando forte, anche se non ha ancora mai avuto in mano una Formula Uno come era capitato a Mourinho. Ma ce l’avrà presto, credo».
Su Thiago Motta che, a fine stagione, potrebbe fare il salto in una big italiana: «Già da un paio di anni piace alle big italiane, io credo sia arrivato il momento di andare e dunque credo che farà il salto definitivo - che merita - nel nostro campionato. A meno che non decida di aspettare la fine del ciclo di Luis Enrique al PSG».
Sul possibile ritorno di Motta al PSG: «Da allenatore ha fatto un percorso perfetto. Ha iniziato con i ragazzi del PSG, poi Genoa, Spezia e Bologna, ricalcando il cammino che aveva fatto da giocatore: dopo Barcellona e Atlético Madrid, una parentesi al Genoa per rilanciarsi, poi Inter e PSG. Tutto studiato, quasi pianificato». LEGGI ANCHE: Allenamento Milan, le ultime da Milanello su Leao e Okafor >>>
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