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Cafu: “Maldini è il simbolo del Milan, dovrebbe essere lì”. Poi svela il retroscena

AC Milan Cafu intervista
Cafu, ex calciatore del Milan, ha rilasciato alcune dichiarazioni nel corso del 'Festival dello Sport', parlando anche di Paolo Maldini
Fabio Barera Redattore 

Cafu, ex calciatore del Milan, ha rilasciato alcune dichiarazioni nel corso del 'Festival dello Sport', evento organizzato dal quotidiano 'La Gazzetta dello Sport' a Trento, facendo una battuta anche sull'amico ed ex compagno Paolo Maldini. Ecco, dunque, tutte le sue parole.

Ex Milan, Cafu tuona sull'addio di Maldini: poi svela un retroscena di mercato

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Sugli inizi in Brasile: "L'inizio per un brasiliano non è facile. Io non avevo le condizioni per prendere un bus o un taxi. Però anche se vivevo in un determinato quartiere... io volevo essere un calciatore. Punto. Me l'ero messo in testa. Mio padre e mia madre sono stati importantissimi. Quel quartiere era povero ma mi ha dato tutto. Sono nato e cresciuto lì. Io avevo rispetto per tutti e viceversa".


Sul fratello: "Mio fratello era molto più forte di me: aveva un sinistro pazzesco. Ma in una famiglia con 6 fratelli qualcuno doveva andare a lavorare. Mio fratello era più forte di me, però mi ha detto: 'Sì sono più forte di tutti voi, ma tu sei il più appassionato. Secondo me tu hai più voglia. Io lascio perdere e tu vai a giocare'. Io faccio tutto quello che posso per i miei fratelli".

Sul passaggio al San Paolo: "Ho fatto 4 volte il provino al San Paolo ma mi hanno rifiutato 4 volte. Andavo a casa mi allenavo e tornavo a fare il provino".

Sul suo legame con l'Italia: "Guardavo molto il Napoli che era pazzesco con Maradona. Io dovevo andare al Parma con Capello. È stata una Roma bellissima. Vincere lo scudetto a Roma è diverso. È una città appassionata e innamorata ed è stato un piacere".

"Il Milan non mi pagava come la squadra giapponese, ma ..."

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Un retroscena di mercato: "Dopo la Roma dovevo andare in una squadra giapponese che mi aveva già depositato i soldi nel conto. Io ho chiamato e ho detto: 'Ragazzi, ho un piccolo problema. Mi ha chiamato il Milan'. Io sono andato al Milan e loro si sono un po' arrabbiati con me. Il Milan non mi pagava come la squadra giapponese, ma capitemi, era il Milan".

Sul Milan: "Nel 2006 ho detto a Galliani che nel 2008 me ne sarei andato perché volevo tornare in Brasile da mio padre. Estate 2008: due mesi prima mi chiamano Galliani e Leonardo. Sono andato in ufficio e mi hanno dato un altro anno di contratto. Ho detto che era un enorme piacere ma che me ne sarei andato. Ero molto felice ma volevo tornare a casa. Era arrivata la fine e sono andato via".

Su Paolo Maldini: "Maldini è il simbolo del Milan, è la faccia del Milan e il simbolo del calcio italiano. Per me lui deve essere al Milan, in questo momento non so perché non lo sia, ma per me lui deve rimanere al Milan".

Su Carlo Ancelotti: "Allenatore, padre, fratello. Per me lui è stato tutto".

Su Silvio Berlusconi: "Lui era impressionante, ogni giorno aveva in testa una tattica. Veniva a Milanello e ci dava consigli. Fantastico. E rispettava tutti i giocatori".

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