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INTERVISTE

Cafu: “Milan, con Paquetá hai sbagliato. Parlerò con Maldini”

intervista Cafu AC Milan
Marcos Cafu, ex terzino del Milan, vede il Brasile come possibile vincente dei Mondiali in Qatar. L'intervista a 'La Gazzetta dello Sport'

Daniele Triolo

Marcos Cafu, ex terzino destro di Roma e Milan in Serie A, ha parlato in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco, dunque, le dichiarazioni del 'Pendolino' brasiliano.

Tra Serie A e Brasile, le parole di Cafu alla 'rosea'

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Sul 2022 di giallorossi e rossoneri: «Manca solo il Mondiale del Brasile e poi sarà stato l’anno perfetto. Sono davvero felice per i miei club. Mi manca l’Italia, a gennaio andrò a Milano per complimentarmi con Paolo Maldini e poi passerò anche da Roma».

Su com'era vivere i Mondiali da ragazzino: «Una festa, in giro con gli amici a guardare le partite. È sempre stato un momento speciale per tutta la nazione».

Sul Brasile più forte delle ultime edizioni, seppur con l'incognita Neymar: «Sì, siamo più forti. Abbiamo una rosa più ampia, giocatori di esperienza. Nel 2018 l’unica risorsa era Neymar, adesso no. Neymar ci mancherà perché può fare la differenza in ogni momento, ma il Brasile non può dipendere da lui. Speriamo che la caviglia guarisca. Senza di lui il Brasile resta fortissimo e questo è il momento in cui deve venire fuori il gruppo: ognuno deve prendersi le proprie responsabilità».

Su cosa direbbe capitan Cafu nello spogliatoio verdeoro: «Di pensare a vincere, anche se manca il migliore. Ognuno dimostri di essere importante».

Su chi dovrebbe giocare al posto di Danilo, se Éder Militão o Dani Alves: «Danilo è fortissimo. Contiamo molto su di lui. Non spinge come me, ma dà molto equilibrio. Peccato che si sia fatto male. Al suo posto credo che Tite metterà chi è più in forma».

Sulla difesa del Brasile molto 'italiana': «Ed è una cosa positiva. In Italia si impara tanto sulla tattica e sulla fase difensiva. Il Mondiale non si vince solo con l’attacco: se la difesa non funziona, puoi anche fare quattro o cinque gol, ma ne prenderai cinque o sei».

Sul secondo gol di Richarlison in Brasile-Serbia 2-0: «È un po’ tutto questo. Il gesto tecnico è stato meraviglioso. Richarlison è proprio forte, anche in allenamento fa cose splendide. Quel gol non è stato un caso».

Su Lucas Paquetá, delusione al Milan e ora titolare in Nazionale: «Lui era troppo giovane e il Milan gli diede troppe responsabilità. Avrebbe avuto bisogno di tempo. Adesso ha più personalità e sa come stare in campo».

"Paquetá? Il Milan gli diede troppe responsabililità"

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Sul fatto di guardare il tabellone dei Mondiali per gli eventuali accoppiamenti: «Me ne fregavo. Erano e sono gli altri a doversi preoccupare del Brasile».

Sul gol di Lionel Messi in Argentina-Messico 2-0 a dimostrazione che vince sempre il talento: «Certo, è il talento che conta. Una botta nell’angolo e ciao. Vale per pochi: Messi, Neymar, Cristiano Ronaldo, Vinícius Júnior».

Su quanto deve Vinícius a Carlo Ancelotti: «Moltissimo. È incredibile come Carlo sia bravo a far crescere i giovani. Ha fatto capire a Vinícius come giocare: non da solo, ma per la squadra».

Sul record al quale è più affezionato: «Le tre finali consecutive al Mondiale. Due vinte e una persa: nel 1998 la Francia giocò meglio e meritò. Il ricordo più bello è il titolo da capitano nel 2002».

Su Trent Alexander-Arnold che fa panchina nell'Inghilterra: «Non capisco perché. Ha tutto: qualità, dribbling, scatto. Ma è la solita storia, ti dicono che non difendi abbastanza e resti fuori. A volte qualcuno lo diceva di me e Roberto Carlos. Mi sembra che qualcosa abbiamo vinto, no …? Purtroppo il gioco dei terzini ora è robotico: prendi, tocca, passa, corri. Vedo pochi uno-due, nessuno senza palla».

Sui Mondiali senza Italia: «Eh … è dura. Ed è pure il secondo. Non ci volevo credere ... ».

Sul calcio di oggi: «Del Mondiale mi piace che tutte le nazionali danno il massimo per il proprio obiettivo. E il calcio non è una scienza esatta, come hanno dimostrato Arabia Saudita e Giappone. Però il calcio era più bello quando giocavo io. Adesso si va troppo indietro, tanto possesso e pochi tiri. C’è paura di giocare. E una volta i calciatori avevano una tecnica migliore».

Sul lavoro di Gianni Infantino alla presidenza della FIFA: «Fantastico. È impressionante quello che il presidente sta facendo per il calcio. Sta cercando di modernizzare coinvolgendo gli ex giocatori nelle commissioni: questa è la cosa più importante. Lui è un appassionato di calcio, ascolta i giocatori come nessuno aveva mai fatto prima. Gli faccio i miei complimenti perché sta facendo un grande lavoro». Mercato Milan, si punta al gran colpo a costo zero: le ultime news >>>

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