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Davide Calabria (terzino AC Milan) ha rilasciato un'intervista a Sportweek (credits: Getty images)
Davide Calabria, calciatore del Milan, ha rilasciato un'intervista ai microfoni di Sportweek, settimanale della Gazzetta dello Sport. Calabria ha vissuto una stagione molto positivo, diventando un pilastro nella squadra di Pioli: "Giocare per il Milan era il mio sogno, ora l’obiettivo è vincere con questa maglia. Champions League? In ogni momento di difficoltà abbiamo reagito alla grande: ero sicuro che ce l’avremmo fatta”-
A Bergamo ti lega un altro ricordo: lì hai esordito in Serie A con Inzaghi in panchina, nell’ultima giornata del campionato 2014-2015. In cuor tuo cosa pensavi? “Sono uno dei tanti giovani che debuttano in prima squadra” o immaginavi che ci saresti rimasto così a lungo?
"Sinceramente lo immaginavo. Già dai primi allenamenti pensavo di poterci stare in quel gruppo. Poi ovviamente non dipendeva solo da me, ma completare il percorso iniziato nel settore giovanile è stato bellissimo".
Com’è sbocciato il tuo amore per il calcio, volevi emulare un campione?
"No, volevo solo giocare con i miei amici: per strada, all’oratorio, giocavamo dappertutto".
E la prima volta allo stadio che partita hai visto?
"Milan-Lilla, in Champions League. Ero piccolino, eravamo nel settore verde, io e i miei amici con i nostri genitori: un’esperienza bellissima".
Che ruolo ha avuto la tua famiglia nel realizzare il tuo sogno?
"Fondamentale. Papà purtroppo non è quasi mai stato ai miei allenamenti perché doveva lavorare dalla mattina alla sera: ha fatto il muratore, poi ha aperto un bar. Mia mamma faceva l’impiegata e mi è sempre stata vicina: non è stato facile accompagnarmi da casa a scuola, prepararmi il pranzo, portarmi agli allenamenti e tornare a casa alle otto. Senza di loro non sarei qui adesso".
Cosa ti hanno insegnato i tuoi?
"L’importanza dei sacrifici: niente ti è dovuto, devi meritarti tutto col lavoro".
Com’è stato crescere ad Adro, in Franciacorta? Che posto è?
"Tranquillissimo, mi sono sempre trovato bene e ci torno quando posso. Lì ho la mia famiglia e gli amici di infanzia, a cui sono legatissimo. Penso che sia un contesto ideale per me: mi permette di staccare dalla vita quotidiana".
E a Milano qual è il tuo posto preferito?
"Milano è tutta bellissima: parchi, ristoranti, locali. Non puoi star male a Milano. Tuttavia non esco spessissimo, visto che giochiamo ogni tre giorni e nell’ultimo anno e mezzo è stato ancora più difficile, per via delle limitazioni imposte dal Covid".
Pioli ha detto che sei “molto intelligente”: che cosa vuol dire per te essere un calciatore intelligente?
"Capire i momenti, i dettagli, i particolari della partita. Fare la scelta giusta. È questo che ti porta a ottenere i risultati".
Per tanti sei il giocatore più migliorato del campionato, eppure sempre secondo Pioli hai ancora ampi margini di crescita. In cosa pensi di poter diventare più forte?
"In tutto, sono ancora relativamente giovane. Giocare in Champions League sarà un bel salto: affrontare grandi giocatori, in grandi partite, in grandi competizioni è l’unico modo per poter migliorare".
Sei cresciuto nel Milan di Berlusconi, poi hai vissuto la parentesi di Li, ora Elliott con la nuova dirigenza. Come calciatori avete percepito delle differenze?
"Lo capisci quando c’è dietro una società stabile. E inevitabilmente ne risenti quando manca: è più difficile isolarsi per cercare di dare il meglio. Ma in questi anni il Milan non ci ha fatto mancare niente. Anche nei momenti negativi è stata una società forte, da tutti i punti di vista".
E poi c’è Ibrahimovic. In un’intervista ha riconosciuto che non è facile giocare con lui, perché mette tanta pressione. A te che effetto ha fatto?
"Ha spinto me e gli altri a dare il massimo, da quando c’è lui siamo migliorati tanto. Sono davvero contento che Ibra sia dei nostri".
La cosa che più ti ha sorpreso di lui?
"La voglia di non perdere mai: per lui c’è solo la vittoria. E basta".
Sull’altra fascia Theo Hernandez è un giocatore e anche un ragazzo (almeno apparentemente) molto diverso da te. C’è qualcosa che gli invidi?
"Madre Natura gli ha dato uno strapotere fisico e una velocità che lo rendono difficile da fermare quando accelera. Ma non direi che lo invidio, ognuno ha le sue caratteristiche. Sono contento di giocare con lui, è un bravo ragazzo, che lavora seriamente".
E per te è più appagante fare un gol, un assist o una giocata difensiva decisiva?
"Dipende dalla partita. In una gara sporca, maschia, come l’ultima di campionato contro l’Atalanta, in cui ci hanno attaccato tanto, è stato bello contribuire con delle chiusure importanti. Alla fine sono pur sempre un difensore. Certo, fare un gol o un assist è sempre una soddisfazione, ma la nostra fase difensiva è stata fondamentale".
La tua generazione più delle precedenti è attenta a tematiche sociali. Tu ad esempio tieni molto ai temi dell’ambiente e della sostenibilità.
"Sono nato in campagna, in un paese piccolino, nella natura. Di certe tematiche si parla ancora troppo poco. Soprattutto, non viene fatto abbastanza per il nostro pianeta".
Hai anche suggerito di adottare un cane o un gatto.
"C’è troppa cattiveria in chi abbandona gli animali. E credo non abbia senso spendere soldi per un cane quando ce ne sono tanti nei canili. Il mio è un incrocio, un simil labrador che si chiama Gohan. Sono un grande fan di Dragon Ball".
Un’altra tua passione è l’enologia.
"Mio nonno, come tanti dalle mie parti, aveva dei campi e produceva il vino per la famiglia e gli amici, ma non era un vero appassionato. Essendo cresciuto in Franciacorta, poi, è normale passeggiare nelle vigne. Qualche anno fa ho iniziato una scuola di agraria con l’idea di diventare enologo. Dopo il calcio mi piacerebbe conoscere ancora meglio questo mondo".
Hai detto di sentirti molto legato all’Italia e alle tradizioni. Cosa ti rende orgoglioso di essere italiano?
"Credo che viviamo nel Paese più bello del mondo, abbiamo avuto la fortuna di crescere circondati da bellezze invidiate da tutti. Ma sono sicuro che potremmo fare tanto per valorizzarle ancora di più".
Sei stato escluso dai convocati per l’Europeo. Tornare in Nazionale è un obiettivo?
"Assolutamente sì, penso di meritarmelo e credo che prima o poi la chiamata arriverà di nuovo".
Sappiamo che non ami i videogiochi, che rapporto hai invece con i social network?
"Mi piacciono e ci passo del tempo. Quando sono lontano da casa mi permettono di vedere cosa fanno i miei amici e parlare con loro. In più ci danno la possibilità di trasmettere messaggi positivi a chi ci segue. Abbiamo un seguito incredibile ed è giusto sfruttarlo così".
I commenti ai tuoi post li leggi?
"Sono troppi! Non riesco a leggerli tutti".
Ma alle critiche come reagisci?
"Con positività. Ormai sono entrato nella mentalità che sono qui perché me lo merito, perché altrimenti ci sarebbero quelli che mi criticano".
Il complimento più bello che hai ricevuto?
"Non mi interessa ricevere complimenti per quello che faccio in campo, il calcio è solo un gioco. Do più importanza al lato umano. Però è ovvio che i complimenti di uno come Maldini o di altri rappresentanti del club mi hanno fatto piacere".
Il consiglio migliore che ti hanno mai dato?
"Di pensare un po’ più 'egoisticamente', di credere nei miei mezzi e sfruttarli. All’inizio ero fin troppo umile. Nel calcio devi essere aggressivo e forte mentalmente. Prima la capisci, prima ottieni risultati"..
Al primo trofeo importante col Milan che bottiglia stapperai?
"Ne ho tante in cantina tra cui scegliere, ma credo che andrei su un Borgogna".
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