Mateo Retegui, attaccante del Club Atlético Tigre e nuovo centravanti della Nazionale Italiana, ha rilasciato un'intervista in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco, dunque, le dichiarazioni dell'oriundo italo-argentino.
INTERVISTE
Retegui: “Milan e Inter pensano a me? Se ne sta occupando mio papà”
Retegui su presente, futuro e ... calciomercato
—Su di lui: «Sono un ragazzo tranquillo, dal profilo molto basso, che ama stare a casa, allenarsi, passare tempo con la famiglia, i suoi cinque cani e gli amici, guardare film e serie tv. Se dovessi usare una parola, direi semplice».
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Sulla sua vita a San Fernando: «Papà vive a pochi chilometri da qui, mamma a cinque isolati dallo stadio del Tigre, gli amici sono quelli di sempre. Qui ci sono tutte le mie radici. Per il momento, perché il futuro potrebbe essere in Europa».
Sul suo passato nell'hockey: «Prima di scegliere definitivamente il calcio, pure io giocavo a hockey, in realtà amo qualsiasi sport, allenarmi, andare in palestra. Avrei potuto essere hockeista, per due anni ho smesso con il calcio, poi apparve Diego Mazzilli, uno scout del Boca Juniors, che un giorno mi vide giocare a calcio in spiaggia e mi chiese se volessi fare un provino».
Sull'incontro che gli cambiò la vita: «Mi aveva visto da ragazzino giocare nelle giovanili del River Plate e si ricordava di me: dopo un paio di settimane il Boca mi prese e io decisi per sempre che la mia strada era il calcio».
Sul suo rapporto con il padre Carlos: «Molto forte. Oltre che un grandissimo giocatore, è stato allenatore dei Leones e delle Leonas (le Nazionali argentine di hockey; n.d.r.). Per me è stato il miglior allenatore del mondo, oggi è il segretario dello sport della città di Buenos Aires. Oltre a essere colui che segue i miei interessi. Ma io ho un rapporto strettissimo con tutta la mia famiglia. Con Micaela poi è speciale, ha due anni più di me, è mia sorella ma soprattutto la mia migliore amica, con lei condivido tutto».
Su Retegui che non molla mai: «L'hockey è uno sport estremamente dinamico, ma il calcio di oggi va nella stessa direzione. Devi correre tutto il tempo, sennò ti complichi la vita. Una delle mie caratteristiche è sempre stata di correre tanto, dare una mano in ogni zona del campo, in attacco come in difesa. Il calcio è uno sport di squadra e io credo molto in questo concetto. Oggi mi sento un giocatore molto più completo».
Sulle sue caratteristiche in campo: «A me non piace descrivermi, preferisco che siano gli altri a farlo. Sono molto autocritico con me stesso e lavoro forte per migliorarmi, perché a livello fisico come mentale, puoi sempre provare a fare qualcosa di più. Il mio mantra è che le mie virtù siano sempre migliori e che i miei difetti divengano virtù. L’obiettivo in campo è che ogni cosa che faccio sia la più naturale possibile».
Retegui su cosa è per lui la pressione: «Qualcosa che amo, che cerco. Non mi fa paura, anzi. Più pressione ho addosso e meglio reagisco».
Sul perché il Boca Juniors - che ne detiene metà cartellino - non l'ha voluto: «È la prima volta che lo racconto: il contratto con il Tigre è di due anni, ma il Boca lo scorso novembre aveva l’opzione per richiedermi. Però non si è fatto sentire nessuno. Alla ripresa degli allenamenti a fine dicembre ho parlato con Diego Martinez (l’allenatore; n.d.r.), dicendogli che il Tigre per me è più di un club e che, a meno che la società per motivi economici non avesse accettato un’offerta dall’estero, sarei voluto rimanere. Poi a gennaio, poco prima dell’inizio del campionato, Hugo Ibarra (fino a una settimana fa allenatore del Boca; n.d.r.) mi ha detto che era interessato a me già per questa stagione, ma io avevo già dato la parola al Tigre. Per rispetto verso il Presidente, tutta la società, Martinez e i miei compagni, a quel punto avrei accettato solo di andare all’estero».
Sull'inizio della sua storia con la Nazionale Italiana: «Un giorno a inizio anno stavo tornando da un allenamento e papà mi chiama per dirmi che aveva una notizia molto importante. Ma non mi sarei mai immaginato una cosa così, nemmeno nel più bello dei sogni avrei potuto pensare di giocare per l’Italia, a Napoli, nello stadio che porta il nome di Diego Armando Maradona. Non appena papà mi ha detto che Roberto (Mancini; n.d.r.) mi voleva, il mio sì è arrivato velocissimo, non c’era molto da pensarci».
Retegui sul rapporto con Mancini: «Con Roberto abbiamo poi parlato tanto a Coverciano, soprattutto di tattica e di come lui intende giocare. Devo ringraziare lui, tutto lo staff tecnico e i miei compagni per come mi hanno accolto e fatto sentire. Non mi sarei mai immaginato di vivere tutto questo. Ho provato a sfruttare al massimo ogni giorno per conoscere l’ambiente e iniziare a capire meglio il calcio europeo, che è molto diverso da quello argentino: è più veloce, dinamico, intenso. Si adatta a me, mi piace molto. Adesso l’obiettivo è di prepararmi ancora meglio a livello fisico e mentale se l’Italia mi dovesse richiamare».
Su che idea si è fatto della Nazionale Italiana: «Ottima. È una squadra dura, molto fisica, mi piace molto. So che adesso tanti hanno molte aspettative su di me, ma io ne ho altrettante di giocare per quella squadra».
Su come è stato giocare allo stadio 'Maradona' per un argentino: «Debuttare in quello stadio con la maglia dell’Italia è stato stupendo, è difficile da spiegare, per tutte le sensazioni che provavo quando sono entrato in campo, sentire tutta quella gente. Bellissimo. Avrei solo voluto vincere, sarebbe stato il debutto perfetto».
Su chi è meglio tra Diego Armando Maradona e Lionel Messi: «Tutti e due. Io non ho vissuto la storia di Diego come giocatore. L’ho incontrato giocando il Clasico con l’Estudiantes quando lui era l’allenatore del Gimnasia, vincemmo 1-0 con il mio gol. Ne ho fatti tanti, ma per me quello resta il gol più importante della mia carriera. Ho fatto una bella foto con Diego quel giorno, anche se lui non era propriamente felice. Però non posso scegliere tra lui e Leo, sono i due più grandi della storia».
Retegui sul giocatore a cui si ispira: «Tanti che guardo e che ammiro. Erling Braut Haaland del Manchester City è uno di quelli, un 9 letale che mi piace tantissimo. Poi Robert Lewandowski, Zlatan Ibrahimovic, sono tutti molto completi. E sono dei leader».
Sul fatto se lui sia un leader o meno: «Uff, domanda difficile questa: nel Tigre ci sono giocatori di grande carisma e storia, penso a Seba Prediger, Gonzalo Marinelli o il “Pato” Galmarini, che si è ritirato da poco: loro sono un esempio da seguire, fondamentali. Mi piacerebbe essere considerato uguale, ma non sono io a doverlo dire».
Sullo studio dell'italiano nel tempo libero: «Lo sto già facendo. In realtà lo capisco perfettamente e lo parlo già. Ma siccome sono un perfezionista, mi vergogno a farmi sentire fino a che non lo parlerò davvero bene. Lo stesso per l’inglese».
Sul nonno paterno Angelo Dimarco, originario di Canicattì: «La conosco quella storia, mia nonna me l’ha raccontata tante volte. Il Sindaco vuole darmi la cittadinanza onoraria? No, davvero? Lo scopro da lei adesso. Bellissimo, ne sarei orgoglioso. Quando torno in Italia voglio andare a visitare quelle zone».
Retegui: "Il Presidente del Tigre mi ha detto che a luglio ..."
—Su come è stata, in Argentina, la reazione per la chiamata dell'Italia: «Sono stati tutti molto felici. Beh, ci sarà anche chi non l’ha presa bene, ma in generale sono contenti per questa opportunità. Per me è un orgoglio, per la mia famiglia anche».
Sulla chiamata dell'Europa in estate: «Sì, il Presidente Melaraña ha detto che a luglio potrebbe essere probabile che io venga ceduto. A me piace molto l’idea, è un sogno per tutti quelli che giocano a calcio, i più grandi sono in Europa».
Sulla squadra italiana per la quale fa il tifo: «Ah, tante. Ci sono grandissimi club, mi piacciono tutti».
Sull'Inter interessata a lui: «Non c’è niente di concreto e non so cosa stia succedendo, è papà che si sta occupando del futuro. Io con la testa sono al 100% sul Tigre. Giovedì (la notte scorsa; n.d.r.) esordiamo nella Copa Sudamericana (la nostra Europa League; n.d.r.) in casa contro i brasiliani del San Paolo, poi domenica saremo in trasferta contro il Godoy Cruz. La mia attenzione è tutta qui».
Retegui sul possibile derby di mercato per lui tra Inter e Milan: «Non so se sia vero. Ripeto, se ne sta occupando mio papà con i dirigenti del Tigre».
Sul campionato in cui gli piacerebbe giocare: «Dove sia meglio per me. Mi piacerebbe molto venire in Italia, ma è ancora molto presto. Però sarebbe bellissimo diventare un protagonista del campionato, uno che segna tanti gol. Come mi piacerebbe segnarne tanti anche per l’Italia, una delle Nazionali più importanti della storia».
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