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Hernan Crespo, allenatore del Banfield (Credits Getty Images)
NEWS MILAN - Ai microfoni di Sky Sport 24, l'ex bomber argentino Hernan Crespo ha rilasciato un'intervista nella quale ha anche parlato del suo passato in rossonero. Crespo ha giocato con il Milan per una sola stagione, nel 2004/2005, purtroppo maledetta e sfortunata, in quanto culminata con la sconfitta di Istanbul.
Proprio in quella finale di Champions League contro il Liverpool, Crespo era stato formidabile, autore di due gol. Il resto è storia, maledetta, purtroppo: "Se guardi il risultato quello non è il miglior Milan dell'era Ancelotti, abbiamo perso la finale ad Istanbul e abbiamo solo vinto la Supercoppa Italiana, siamo arrivati secondi in campionato dietro la Juve. Quindi a livello di risultati direi di no, ma credo che il gioco espresso quell'anno è stato impressionante. Solo sentire la formazione: Dida, Cafù, Nesta, Stam, Maldini, Gattuso, Pirlo, Seedorf, Kaká, Shevchenko, Crespo. Questa era una squadra impressionante, ogni allenamento era un apprendistato. Era bellissimo far parte di una società guidata da Berlusconi, Galliani e Braida in maniera esemplara, dove ti facevano sentire un giocatore vero".
I suoi ricordi rossoneri e nerazzurri, e su San Siro: "A me piacerebbe allenare le squadre in cui ho giocato, io vorrei tornare a San Siro. Voglio tornare a San Siro, sempre che non me lo tirino giù (ride, ndr). Sogno tutti i giorni di tornare a San Siro, è un posto magico".
"Sono innamorato dell’Italia. Roma è la città più bella del mondo. Non voglio essere nostalgico, ma allora tutti i forti volevano giocare in Italia. Per capirsi, il Brescia aveva Toni, Guardiola e Baggio e lottava a metà classifica. Ho giocato contro tanti difensori e tuttora prendo in giro Buffon, Thuram e Cannavaro. Sono diventati Campioni del Mondo perché li allenavo io. Montero è un grande amico, ma picchiava più di tutti. Mi sono completato a Parma e ho dato il meglio a Roma e Milano. A Londra ho pagato l’infortunio all’Inter, poi è andata bene".
Sul ruolo di allenatore, e un ricordo di Carlo Ancelotti: "Ancelotti mi ha aiutato tantissimo, sin dagli inizi in Emilia. Ha avuto pazienza, è stato un maestro. Sto facendo gavetta per tornare ad allenare in Italia. Se sopravvivi al calcio argentino, puoi andare ovunque. La mia preoccupazione è per le mie bimbe, so che stanno bene. Io mi prendo cura dei miei genitori. Non è un momento facile, devo convivere con la gavetta per poter tornare. Ho dissociato da tempo il giocatore dall’allenatore. La didattica in allenamento di Mourinho ti insegna che possiamo divertirci pur lavorando molto bene. Ma ricordo con piacere anche Mancini".
Le sue caratteristiche da calciatore: "Io ho fatto di necessità virtù perché non ero il più veloce di tutti, non ero quello che dribblava meglio e avevo bisogno di imparare tutti gli aspetti del gioco, mi ritenevo completo. Ho provato a imparare tutto perché non avevo una particolarità come segnare da punizione. Ho provato ad essere più completo possibile".
C’è un calciatore di oggi che ti somiglia?: "Faccio un po’ fatica perché ormai sono riuscito a dissociare il Crespo calciatore e il Crespo allenatore. Non vorrei caricare nessuno, faccio fatica a pensare qualcuno. Ci sono centravanti che mi piacciono, lasciando stare i Ronaldo e Messi, dei terrestri c’è Lewandoski che mi piace molto. Suarez, Benzema… Probabilmente però dico Lewandoski perché è alto e concettualmente più pulito. Non è una questione di somigliarmi o meno, semplicemente una questione di gusti. Poi, giù il cappello per i Suarez e Benzema".
Infine il paragone tra Ronaldo il fenomeno e Cristiano Ronaldo: "Credo che l’attaccante più forte con cui ho giocato sia Ronaldo il Fenomeno. Cristiano è arrivato a quei livelli con l’allenamento. Il brasiliano univa talento e fantasia. Cristiano si è costruito con l’allenamento e adesso è una macchina da gol". Intanto novità sul taglio-stipendi "variabile" annunciato dal Real Madrid: i dettagli >>>
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