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Milan spacciato nel derby? Ambrosini ha una convinzione. E su Ibra aggiunge …

Daniele Triolo Redattore 
Massimo Ambrosini, ex centrocampista del Milan, ha parlato in esclusiva al 'Corriere della Sera' oggi in edicola. Ecco le sue dichiarazioni

Massimo Ambrosini, ex centrocampista del Milan, ha parlato in esclusiva al 'Corriere della Sera' oggi in edicola. Ecco, dunque, le sue dichiarazioni.

Ex Milan, Ambrosini a 360° sul derby contro l'Inter

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Ambrosini sul derby Inter-Milan di domenica sera a 'San Siro': «Al derby arriva favorita l’inter, questo è chiaro, ma per i rossoneri è una grande occasione per la svolta. E questo potrebbe fare la differenza».

Su Paulo Fonseca che rischia l'esonero in caso di sconfitta: «È un’occasione per tutti: giocatori, allenatore, società. Serve un segnale che fin qui non c’è stato. È proprio quando sei spalle al muro che a volte puoi trovare energie che non sai di avere, anche mentali, più ancora che fisiche. Il derby è speciale anche per questo».

Su cosa può dare Zlatan Ibrahimović al Milan in questo momento critico: «La risposta a stretto giro di vite va data sul campo, dai giocatori, la palla ce l’hanno loro. Zlatan, che ha consegnato all’allenatore una squadra forte, può contribuire con la sua leadership a preparare il derby nel modo migliore. Ma la palla adesso passa ai giocatori».


Su due leader come Theo Hernández e Rafael Leão che, fin qui, hanno deluso anche negli atteggiamenti: «Ci sono momenti in cui serve forza interiore per ribellarsi alle avversità. Questa forza fin qui si è vista poco. Domenica avranno l’opportunità per invertire la tendenza».

Su cosa è mancato finora al Milan: «Equilibrio e atteggiamento. Un’idea chiara di come attaccare e difendere, di come stare in campo, dall’inizio al 90’. Nei primi minuti contro il Liverpool ha dimostrato di cosa è capace quando attacca: penso a Christian Pulisic, Ruben Loftus-Cheek, Tijjani Reijnders. La squadra è stata costruita bene, i giocatori ci sono. Bisogna dare loro un po’ di autostima, anche».

Sul centrocampo come chiave tattica del derby: «Più che l’aspetto tattico, stavolta conterà parecchio la situazione di cui parlavamo prima: il Milan deve dare una risposta di squadra, di cattiveria, di compattezza, di unità».

"L'Inter se la può giocare per vincere la Champions League"

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Sull'Inter di Simone Inzaghi che, secondo Pep Guardiola, può vincere la Champions League: «Se la può giocare, sicuro. Oggi l’inter non ha più nessun complesso di inferiorità. E questo fa la differenza. Negli anni Inzaghi è cresciuto moltissimo, tatticamente e non solo: all’inizio della carriera non mi sembrava volesse sperimentare, invece oggi la sua squadra ha un’enorme varietà di giocate, ma sempre con equilibrio. E poi ha grande abilità nella gestione dei giocatori, è entrato nella loro testa. Ma la sua principale qualità è che continua a migliorare».

Sul centrocampo come vero segreto della forza dell'Inter: «Penso a Nicolò Barella: oggi è un top player internazionale».

Su Lautaro Martínez che non attraversa una fase brillante come piccolo vantaggio per i rossoneri: «Fossi in un giocatore del Milan, ci spererei ma non ci conterei».

"La Juve va aspettata. Il Napoli ha il vantaggio di non avere le coppe"

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Su cosa hanno detto le prime quattro giornate di Serie A: «Che l’inter è rimasta la più forte. La griglia di partenza è stata rispettata, fin qui. Mehdi Taremi e Piotr Zieliński hanno migliorato la rosa. Il divario con le inseguitrici è rimasto».

Su Juventus e Napoli: «La Juve va aspettata, vediamo come evolve. Il Napoli ha il vantaggio di non giocare le coppe. Lo schiaffone iniziale a Verona gli ha fatto bene. E io aspetto ancora il Milan. Ripeto: ha potenziale. E può rimettersi in piedi. Magari, proprio col derby».

Sulla Roma che ha licenziato Daniele De Rossi: «Molte società non ragionano con criteri di lungimiranza e logica. Esonerare un allenatore al quale due mesi fa hai fatto un contratto di tre anni non mi sembra un esempio di programmazione».

Su Totò Schillaci scomparso in questi giorni: «L’ho visto l’ultima volta nel 2019, in una partita fra ex azzurri. Era timido, ma con la palla al piede si trasformava. Da bambino mi sono innamorato del calcio grazie a lui. Oggi manca quella spensieratezza e quella voglia di giocare ovunque, di non perdere mai, neanche al campetto». LEGGI ANCHENuovo allenatore Milan, chi al posto di Fonseca? Ecco chi c’è in pole position >>>