Andriy Shevchenko, ex attaccante del Milan e top scorer di tutti i tempi nel derby di Milano, oggi sarà a 'San Siro' per la sfida di campionato contro l'Inter. Sheva, per l'occasione, ha parlato in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco, dunque, le sue dichiarazioni.


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Derby Milan-Inter, Shevchenko sicuro: “Può essere il momento di Leao”
Derby Milan-Inter, così Shevchenko alla 'rosea' sulla partita
—Sull'ingresso nella 'Hall of Fame' del Milan: «Un significato enorme. È un onore e un orgoglio far parte della storia gigantesca del Milan. Sono andato oltre il più bello dei miei sogni. Ringrazio i tifosi del Milan per l’affetto forte, speciale e ricambiato, che mi hanno dimostrato da subito. Sapevo di sbarcare nel più grande club del mondo. Avevo motivazioni, voglia e venivo dalla scuola di Lobanovskyi. La fatica non mi faceva paura».
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Su quali degli ex compagni del Milan sente ancora: «Quasi tutti. Il nostro non era un legame solo ... di calcio: eravamo compagni e amici. In campo e fuori. Parlo spesso con Maldini, il nostro capitano, la nostra bandiera. E poi con Ambrosini, Albertini, Pirlo e Costacurta. In occasione del decennale della vittoria del mio Pallone d’oro, mi hanno mandato un video celebrativo. Milanisti si rimane per sempre».
Sul derby Milan-Inter che si aspetta stasera: «Aperto e intenso. Le due squadre scenderanno in campo per attaccare, per proporre gioco e non per difendersi. Mi aspetto un derby spettacolare, in cui conteranno le motivazioni più che gli schemi».
Su chi arriva più in forma al derby Milan-Inter: «Il Milan in Supercoppa ha fatto una rimonta super. Da allora l’Inter è più continua nei risultati e nel gioco».
Su chi può essere decisivo nel derby Milan-Inter: «Leão, Maignan, Lautaro e Mkhitaryan».
Sull'Inter che ha perso gli ultimi due derby contro il Milan: «Vincere gli ultimi due derby ha permesso al Milan di capire che l’Inter si può battere. Diciamo che i rossoneri hanno imparato come si può fare ovvero che è necessario mettere in campo un livello altissimo di energia e gestire le emozioni».
Su cosa ha portato Sergio Conceição al Milan: «Ha dato una scossa e provocato una reazione. Ora deve dare continuità ai risultati».
Su com'era Conceição in campo da avversario: «Aveva enorme energia e grande qualità, doti alle quali abbinava a una notevole intensità».
Sulla possibilità che sia arrivato il momento di Leão: «Sì. Tutti da lui si aspettano prestazioni importanti e leadership. Anche in partite come il derby».
Su cosa può fare il Milan da qui a fine stagione: «Come rosa può arrivare quarto in campionato. In Champions, perdendo a Zagabria, si è complicato la vita. Deve battere il Feyenoord, poi si vedrà».
Su Santiago Giménez: «In attesa dell’ufficialità ... in bocca al lupo».
Sui meriti di Simone Inzaghi nell'Inter: «È un leader nella gestione del gruppo. Ha una continuità pazzesca di risultati, ha trasmesso il giusto approccio ai calciatori e li motiva».
Sull'Inter che può vincere Scudetto e Champions League: «Quella per lo Scudetto è una lotta spettacolare e incerta. Merito dei tre allenatori: di Simone ho già detto; Conte, tecnico e persona speciale, ha fatto rinascere il Napoli; Gasperini mi ha impressionato per come fa giocare la sua squadra. In Champions l’Inter è arrivata quarta nel girone, gioca bene e può battere chiunque. Quindi, perché non potrebbe vincere la Champions?».
Sul fatto di aver segnato 14 gol nel derby di Milano: «I miei segreti erano la motivazione e quanto tenevo al derby. Sapevo quanto era importante per i nostri tifosi e per il club. Non scendevo in campo per me, ma per tutti loro».
Sul derby che ricorda con più affetto: «La semifinale di Champions 2002-03: 0-0 all’andata, 1-1 al ritorno, con il mio gol decisivo».
Sul derby che vorrebbe rigiocare: «Il primo, vinto in rimonta con un mio gol nell’ottobre del 1999. Lo vorrei rigiocare per riprovare le emozioni della prima volta, per stupirmi di fronte alla qualità dei calciatori in campo».
Sull'avversario più duro affrontato nel derby: «Javier Zanetti, l’eterno capitano. Sui tifosi nerazzurri dico che, anche se segnavo spesso, mi hanno sempre rispettato. Come io rispettavo loro».
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