Christian Vieri, ex attaccante di Inter (1999-2005) e Milan (2005), ha parlato del derby delle semifinali di Champions League il cui primo atto si disputerà domani sera, alle ore 21:00, a 'San Siro'. Ecco, dunque, le dichiarazioni di Bobo Vieri sul doppio match tra i rossoneri di Stefano Pioli e i nerazzurri di Simone Inzaghi, ma non soltanto.
CHAMPIONS LEAGUE
Vieri: “Inter più forte, Leao è mezzo Milan. Ma i derby sono una lotteria”
Derby Milan-Inter, le parole di Vieri alla 'rosea'
—Sul derby in semifinale di Champions League nel 2003: «Oggi giro per la città e sento l’aria elettrica, certo, ma allora di più: c’era un’attesa quasi folle. E io dovevo stare a guardare».
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Sul rimpianto più grande della sua carriera: «E che classifica è? E il Mondiale 2006? E il 5 maggio? Io mi sono sempre spaccato in due, per l’Inter, per la Nazionale, per tutte le squadre per cui ho giocato: le sofferenze non si paragonano».
Su come soffriva: «Sudando come un somaro. Il 22 aprile a Valencia mi erano caduti addosso Carew e Materazzi, avevo sentito crack: il ginocchio era spappolato. Passai la sera e la notte a piangere, poi dalla mattina dopo io e Silvano Cotti (l’uomo che curava il suo recupero degli infortuni n.d.r.) siamo stati sette giorni su sette, dalle otto alle otto, a lavorare per cercare di recuperare. Ho fatto di tutto, ma sapevo che era inutile: ci provavo pensando alla finale, magari per andare almeno in panchina. ..».
Sull'Inter che, nel 2003, non si qualificò per la finale di Champions: «La maledetta regola dei gol in trasferta, hanno fatto bene a cancellarla: dovevano farlo vent’anni fa, saremmo andati ai rigori».
Sulle partite dell'epoca che furono bruttine: «Non c’è dubbio, brutte. Grande tensione, ma quella bella. Troppa? Boh, ognuno la sente e la gestisce a modo suo. Ma altrimenti cosa la giochi a fare la Champions? Ci vorrebbero ogni anno partite così, si gioca a calcio per quello. Sai che puoi passare per un rimpallo, un fallo non chiamato, una cosa che va bene a te e male agli altri. Che la finale potrà dipendere anche da una piccola cosa».
Vieri su come vede questi due derby di Champions tra Milan e Inter: «Più o meno così ... Sono quelle partite che fai un passo avanti e due indietro, provi ad attaccare ma pensando a non prendere gol in contropiede. Il calcio in questi vent’anni è cambiato, ma fra due italiane è così: un’avversaria non italiana ti attacca di più, ti viene a prendere di più».
Sulla Champions dove non sempre arrivano in fondo le squadre migliori: «Avere i sorteggi dalla tua parte non è poco, ma Inter e Milan si sono qualificate per la semifinale bene, hanno dimostrato di essere pronte per la Champions».
Vieri su quanto pesa il fatto che l'Inter abbia vinto più derby del Milan di recente: «Zero. E se pensi che ti soffrano, è la volta che prendi la “fiammata”».
Sul Milan che in Champions League ha battuto un'italiana quattro volte su quatto: «La storia è del club, non dei giocatori che ci sono adesso: questo discorso valeva ai miei tempi, allora sì che pesava ...».
Vieri sull'Inter che arriva al derby meglio del Milan: «E diciamolo. Tre partite, nove punti, 11 gol segnati: ci sta. Ma il Milan è quello che stava per perdere con la Cremonese o che vince facile con la Lazio? L’Inter sta meglio soprattutto perché ha la rosa più forte di tutti, a cominciare dall’attacco: in teoria non può perdere con nessuno. Significa che passerà l’Inter? Non lo so: a me non piacciono i modi di dire, ma i derby sono davvero una lotteria».
Su cosa più incidere di più nell'Inter tra l'attacco e la panchina: «Eh, influisce molto anche quella e l’Inter a sedere ha Lukaku e Brozovic se non giocano titolari, Correa, De Vrij, per il ritorno Gosens ... Più lunga e più forte, qualità altissima».
Su chi giocherà in attacco tra le coppie offensive nerazzurre, Correa-Lukaku o Lautaro-Dzeko: «Questi sono i conti che tenete voi... Io dico solo beato Inzaghi che può permettersi queste alternanze: Pioli non può. Ma mi pare che Lukaku gli stia mettendo addosso una discreta pressione».
Sulla possibile conferma di Romelu Lukaku nella prossima stagione: «Da vedere, bisognerà parlarne. Io alla fine li confermerei tutti e quattro, ma da Lukaku mi aspetto di più, un gol ogni partita: quest’anno non ha fatto quello che si sperava facesse».
Su Lautaro Martínez che ha segnato 7 gol in 12 partite contro il Milan, un animale da derby: «Animale perché è il più forte di tutti: l’unico dubbio che non deve avere Inzaghi».
Su quanto perde il Milan qualora non dovesse giocare Rafael Leao: «Il 50%, più o meno. Tantissimo, comunque. Lui e Theo sono quelli che danno gli strappi che servono, tanto più in partite così. E lui è quello che da solo fa cambiare campo alla palla. Quello che da solo cambia le partite».
Su Leao e Lautaro che hanno fatto il salto definitivo in carriera: «Per Lautaro parlano i fatti. Il Mondiale vinto e 23 gol segnati nella stagione italiana: per qualunque cosa abbia giocato, ha anche segnato. Leao è stato più altalenante, ma ultimamente ha dato quello che ci si aspetta da lui. Il salto sarà farlo in tutte le partite: lo farà».
Su chi marca in modo più fastidioso tra Simon Kjaer, Fikayo Tomori e Pierre Kalulu: «Tutti e tre fastidiosi, dai».
Su chi sfreccia di più a sinistra tra Theo Hernández e Federico Dimarco: «A livello di forza, di dominio fisico, Theo è superiore. Ma Dimarco, con quel piede lì, mi avrebbe fatto segnare un gol a partita».
Sulla sfida tutta italiana in mezzo al campo tra Sandro Tonali e Nicolò Barella: «Qualità, quantità e la cosa più importante: sono le anime delle due squadre».
Su chi sceglierebbe tra Marcelo Brozovic e Hakan Calhanoglu per giocare al fianco di Barella: «Come scegli, scegli bene. Ma a me piacciono i centrocampisti alla Stankovic, o alla Barella, che vanno in area a fare gol: dunque Calhanoglu e Mkhitaryan, Brozovic segna meno».
Sul Milan forse pentito di aver lasciato andare Calhanoglu: «Io il se non lo uso mai: il se non esiste, è una scusa. E quando fai una scelta, non ha più senso pensarci».
Su Paolo Maldini: «Il “cap” è diverso dagli altri perché sta molto sulle sue: poche chiacchiere, lavora, dimostra. E anche senza budget sta dimostrando: Scudetto, semifinale Champions».
Sul mercato estivo che ha portato delusioni al Milan: «Quale mi spiego di meno? Origi, che aveva giocato e anche segnato nel Liverpool. De Ketelaere è giovane e i giovani vanno anche aspettati. Io a San Siro ho giocato: sa quanti ne ho visti, giovani e meno giovani, che entravano lì e un po’ se la facevano sotto?».
Su chi è più decisivo tra Mike Maignan e André Onana: «Il peso è lo stesso, perché portano a casa punti. Ma a Maignan in questi due anni ho visto fare cose da andare fuori di testa: incredibile».
Su Simone Inzaghi troppo criticato: «No, perché? Se perdi undici partite di campionato, non puoi non essere criticato».
Se sul futuro di Inzaghi peseranno di più le sconfitte in Serie A o il cammino in Champions: «Quelle: l’Inter non può perdere undici partite. Dunque non mi meraviglierei di nulla: il calcio è un pentolone di bugie, un giorno sei confermato e il giorno dopo ti cacciano, ma oggi, 8 maggio, è più facile che non resti. L’Inter non ha l’obbligo di vincere la Champions, come il Real o il City. Ma di lottare per lo Scudetto tutti gli anni sì».
Su Inter o Milan in finale che possono avere speranze contro Real Madrid o Manchester City: «Hai voglia ... Partita secca, può succedere di tutto. Soprattutto in Champions».
Sulla squadra per la quale tiferà Filippo Inzaghi: «Per il Milan, e giustamente: ci ha giocato più di dieci anni. Ma di sicuro, se va in finale l’Inter, dirà: avevo scelto il Milan? Ok, mi spiace, ma almeno è passato mio fratello ...». Milan, in arrivo una star della Serie A >>>
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