"Stessa cosa, un secondo anno in cui non abbiamo giocato al massimo livello. Dopo di ciò, abbiamo avuto Christophe Dugarry che è entrato nel sistema, aveva un infortunio al ginocchio, quindi non poteva davvero esibirsi. Quindi la squadra era un po’ influenzata dalle sue prestazioni e io soffrivo per le critiche, sai, la gente criticava i giocatori, la squadra. Quindi, ho sentito che era giunto il momento di fare una nuova esperienza, ho potuto capire che la Premier League stava andando davvero bene. Stava crescendo e volevo sperimentarne lo spirito combattivo. In Italia ho imparato molto a livello tattico e tecnico, l'intelligenza, volevo andare in un campionato diverso per sperimentarne la parte fisica e l'intensità del gioco".
Marcel Desailly parla dei rossoneri di Stefano Pioli
—Sul Milan attuale: "Ci vuole tempo perché il club si sviluppi. Credo che abbiano anticipato troppo sul potenziale della squadra. Due anni fa hanno vinto il campionato, ma non sono sicuro che ci fossero davvero le basi per ripetersi. Vedete, c'è stato un calo di leadership con alcuni giocatori, per poter gestire e vivere una seconda stagione consecutiva di altissimo livello. Probabilmente non hanno inserito nel sistema giocatori che avessero abbastanza esperienza per gestire una seconda stagione consecutiva e permettere al Milan di vincere. Con il Milan è sempre una speranza, l'anno scorso ai quarti di Champions League fece benissimo contro il Napoli, che volava davvero. Pensavamo che il Milan fosse davvero la squadra del momento quando l'abbiamo visto giocare, invece è stata proprio una partita in cui hanno giocato bene e hanno dimostrato grande capacità, grande comprensione del gioco".
"Quindi, continuo a credere che siano una squadra che deve ancora sviluppare conoscenze e capacità. Come quando vedi che Leao è incoerente, non ha quella costanza nel gioco, devono ancora imparare. Anche Christian Pulisic ha bisogno di tempo per comprendere e accettare la leadership che gli chiediamo. Non giocava sempre al Chelsea e quando arriva al Milan ha bisogno di capire e assorbire la storia del club. San Siro è un campo magnifico dove devi digerire l’intensità di quanto ti viene richiesto ogni fine settimana. Quindi non hanno ancora le fondamenta. Sì, abbiamo coerenza con giocatori come Fikayo Tomori, Theo Hernandez – i quattro difensori sono molto solidi e capiscono il gioco".
"Ma ci vuole tempo e sfortunatamente il Milan non ha tempo perché in continuazione il pubblico, i tifosi, i media chiedono al Milan di essere il Milan della mia generazione o di quello che ricordate con Andriy Shevchenko, Kakà e Alessandro Nesta, dove hanno vinto tutti questi trofei. La gente si aspetta che il Milan sia al livello di queste due generazioni di giocatori, è difficile, servono giocatori internazionali, servono le basi. All'epoca la base della fondazione erano i giocatori italiani. Serve avere giocatori locali che portino quello spirito, quella dedizione al club, ora non è più la stessa cosa, l’epoca è diversa. Adesso serve avere anche degli stranieri che si identifichino come parte dell’identità del club, per portare la squadra ad un altro livello".LEGGI ANCHE: Milan, dalla Spagna: "Tentativo per strappare Jimenez al Real"
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