Fabio Cannavaro, allenatore della Dinamo Zagabria, ha parlato in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola, alla vigilia della partita contro il Milan, valida per la 8^ e ultima giornata della Fase Campionato della Champions League 2024-2025. Ecco, dunque, le parole del Campione del Mondo con l'Italia nel 2006.


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—Sul perché nessuno l'abbia cercato in Italia dopo aver salvato l'Udinese: "Qualcuno ha detto che ho poca esperienza, come se giocare e allenare in Spagna, Cina, Arabia, Dubai non sia importante. Amo l’Italia, la Serie A è il torneo più difficile dopo la Premier League, e un giorno tornerò. Ma vedo che anche i miei ex compagni hanno qualche difficoltà".
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Sulla città di Zagabria: "E chi l’ha vista? Dormo in hotel, vado al campo alle 08:30, esco alle 20:30 di sera con lo staff. Mia moglie sta cercando casa, ho anche una stanza allo stadio. Come Luciano Spalletti a Castelvolturno ...".
Sul perché la Dinamo Zagabria l'ha chiamato: "Per vincere il campionato: qui se non si vince hai fallito. E poi per far crescere i giovani: non ci sono grandi budget, ma si cercano quelli di prospettiva. Ho un contratto fino a giugno 2026, poi vedremo".
Sui giocatori della Dinamo Zagabria con grandi prospettive: "Di Petar Sušić si parla tanto, un bel centrocampista. Martin Baturina è già in Nazionale. Il giovane Luka Stojković, un centrocampista che promette. E cerchiamo di recuperare Bruno Petković, per noi è importante".
Sulla reazione che hanno i suoi giocatori ad essere allenati da un Campione del Mondo: "La prima reazione è sempre “wow!” ma se poi dici cazzate ti valutano per queste, non per la tua storia. Io sto cercando di dare loro alcuni messaggi, senza pretese di insegnare niente che non sia conosciuto da quando esiste il calcio. Ma è bene ricordare i concetti di spazio e tempo, che devi togliere agli avversari, o quello di squadra corta quando non si ha possesso. Glielo dico in inglese, con alcuni parlo in spagnolo. Bello insegnare a correre, perché si corre male. Bello spiegare ai difensori come proteggere palla e ai centrocampisti come scannerizzare il gioco".
Sul calcio di Cannavaro: "Un calcio dove non è il possesso che conta, ma l’intensità. Il calcio di cui parla Jürgen Klopp, rock and roll, verticale, avanti e indietro. Va bene un tocco laterale, poi devi andare avanti, sennò ti rifugi in fascia e la palla va in orizzontale. Per la Dinamo il sistema migliore è il 4-3-3, senza riferimenti. Equilibrio tra dinamismo e calcio posizionale".
Sulle ambizioni della Dinamo Zagabria al giorno d'oggi: "Non possiamo competere con le top d’Europa. La differenza è enorme. La Champions non può essere un obiettivo, qualificarsi ai playoff sarebbe storico, ma dobbiamo vincere e sperare in altri risultati. Il Milan che ha la Champions nel DNA. Però a Zagabria non è facile per nessuno".
"Milan, momenti di grande entusiasmo e cali improvvisi. Leão spauracchio"
—Su Arsenal-Dinamo Zagabria 3-0, suo debutto in panchina in Champions League: "I miei avevano anche un po’ di paura: comprensibile dopo i nove gol presi dal Bayern. In Croazia siamo aggressivi, in Champions un po’ più conservativi. E poi l’Arsenal ha segnato subito. Il 2-0 ci stava, il 3-0 mi fa girare le scatole perché eravamo messi bene tranne gli ultimi 20’. Datemi sei mesi per organizzarsi e divertirsi".
Sul campionato croato: "Siamo a -7 dal Rijeka e -5 dall’Hajduk di Rino Gattuso, possiamo recuperare. A patto di non sbagliare niente".
Sul calcio croato: "Grande scuola, molto tecnica, Zvonimir Boban, Alen Bokšić, Luka Modrić. Devono migliorare fisicamente e tatticamente, ma sono quattro milioni e hanno risultati da grande. Sono i brasiliani d’Europa, ma mi ricordano l’Uruguay".
Su cosa chiede ai suoi difensori: "Concentrazione totale. Meglio un difensore scarso, ma concentrato di uno bravo ma distratto".
Sul Milan di Sérgio Conceição: "Sérgio è un amico e del suo Milan mi piace una cosa: non molla mai. È una squadra che alterna momenti di grande entusiasmo e cali improvvisi, normale quando chiedi un calcio dispendioso, ad alto livello. Per noi, niente errori in uscita e gestiamo meglio il pallone: un errore e ci castigano".
Sul pericolo numero uno del Milan: "Rafael Leão è lo spauracchio di tutti. Se è motivato può fare la differenza sempre. Se ha grandi spazi, con la sua corsa elegante, nell’uno contro uno ti brucia. Magari nello stretto hai più chance. Io con lui avrei faticato perché da terzino ero in difficoltà".
Su cosa gli direbbe da capitano: "Ma i tempi in cui il capitano attaccava al muro un compagno che si buttava via sono finiti. Oggi tocca all’allenatore gestire queste situazioni". LEGGI ANCHE: Calciomercato Milan, respinta la seconda offerta per Giménez. Adesso … >>>
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