"Giocavo nella Ternana. Una volta entrai, segnai e il portiere della mia squadra mi voleva uccidere. Erano d'accordo per pareggiare, io feci gol e quindi gli altri avrebbero dovuto segnarne uno anche loro. Doveva finire in pareggio e aveva pochissimo tempo per farsi segnare una rete e fare uscire l’1-1. Lui giocava poco e voleva un pari a reti inviolate. Io però non lo sapevo, erano le mie prime partite in Italia. Volevo mangiarmi il campo e me lo dissero solo dopo".
"Un’altra partita era Ternana-Atalanta del 2004, eravamo prima e seconda e c’era il gemellaggio tra i tifosi, era una festa. In pratica io mi procuro il rigore, erano tutti disperati, compagni, avversari, tifosi. Un mio compagno lo segna e mi ricordo che, anziché esultare, si mise le mani sul volto. Io ero fuori perché mi avevano colpito forte, vedo tutti disperati, anche il mio compagno che aveva segnato. Poi il dottore mi spiegò che era una partita aggiustata e di non entrare più in area di rigore: non mi avevano detto nulla, ma io dico, avvisatemi, per ultimo ma almeno avvisatemi". LEGGI ANCHE: Milan, perché cambiare ancora? C’è un equilibrio da trovare e Fonseca…
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