Sui presunti 'scazzi' con Maurizio Sarri: «Niente di più falso. Sarri non è mai stato un problema, ma una soluzione. Il suo carattere non era una novità. Mi ero informato prima di prenderlo, sapevo tanto e volevo che fosse lui ad allenare la Lazio. Prima della penultima partita dello scorso campionato, a Empoli, volle parlarmi. Siamo stati insieme tre, quattro ore. Ha usato parole di miele, di cuore, spero, mi ha riconosciuto un sacco di meriti».
Tare su Stefano Pioli: «Grande uomo e grande allenatore. Ho avuto modo di apprezzarne il carattere, le capacità tecniche, l’onestà, appunto, la qualità umana. Stefano è sincero. Mi dispiacque l’esonero il secondo anno, lui stesso ha ammesso che è stato il dolore professionale più forte, gli piacevano l’ambiente e il progetto, un grande progetto. Per sua stessa ammissione, soffrì di meno quando fu costretto a lasciare la Fiorentina e l’Inter».
Sull’eventuale affiancamento di Zlatan Ibrahimović che potrebbe giovargli: «Stefano ha bisogno di confrontarsi con sincerità, senza retropensieri».
Tare su Simone Inzaghi: «Mio fratello. Diciotto, o forse vent’anni insieme. Credo che le nostre mogli ci conoscano meno bene. Un rapporto profondo, il nostro. Simone lo trovai nel 2009 al campo, allenava i Giovanissimi Nazionali, pensai che avrebbe fatto una splendida carriera e lo dissi anche. È un predestinato».
Sui giocatori che ha portato alla Lazio e che hanno soddisfatto le sue aspettative: «Felipe Anderson, Sergej Milinković-Savić, Luis Alberto, Lucas Leiva, Miroslav Klose, Senad Lulić. Ma anche Brocchi, il mio primo acquisto. Sono molto legato a Cristian, da affetto autentico, un uomo onesto, perbene».
"Caicedo? Inzaghi mi diede del matto quando lo vide"
—Sui rimproveri per aver preso anche Vedat Muriqi e Denis Vavro: «Si sottovaluta la complessità dell’inserimento di uno straniero in una nuova dimensione di squadra, alcuni faticano più di altri. Spesso è una questione di dettagli. Ma voglio dirti una cosa: Vavro e Muriqi hanno subìto il calcio di Sarri, ma prima di andare via l’hanno voluto salutare e abbracciare. Ricordo che Maurizio mi disse: “Sono stato a Napoli, ad alcuni ho dato la vita, mai nessuno mi ha rispettato come questi due ragazzi”».
Su Felipe Caicedo: «Io sono testardo, quando credo in un giocatore non mollo di un centimetro. Inzaghi mi diede del matto, quando lo vide, eppure ci ha tanto aiutato».
Tare sul mancato colpo Olivier Giroud: «Era nostro, solo che all’ultimo il Chelsea si mise di traverso e non lo lasciò partire. Le tentai tutte. Fu solo questo il motivo. Ragazzo eccezionale, Olivier. Quell’anno avevamo un grande attacco con Ciro Immobile, Joaquín Correa e lo stesso Caicedo».
Tare sul momento di Immobile: «Quando stabilì il record di gol, gli dissi “Ciro, ti renderai conto di quello che hai fatto soltanto quando tutto sarà finito”. Lui è il più grande cannoniere della storia della Lazio. La sua umiltà è forza e insieme debolezza. Ha bisogno di sentire quotidianamente la fiducia di chi gli sta intorno. Qualche anno fa visse un periodo simile, io lo caricavo con una battuta, sempre la stessa: “Chiama Ciro e manda a casa suo cugino”. Il centravanti della Lazio è un ruolo pesante, ma ho una stima illimitata nei suoi confronti, solo la sua onestà gli farà capire quando sarà il momento di chiudere».
Sui presunti affari con Lotito: «So anche chi metteva in giro queste porcherie. Io e Lotito non abbiamo mai avuto società, mai affari insieme, nessun business. Dicevano dell’Albania. L’unico suo rapporto con l’Albania ha a che fare con il compleanno dei miei quarant’anni. Organizzai una festa a Tirana e lo invitai. Lui non poté venire perché aveva un impegno di lavoro, ma per rispetto si presentò il giorno dopo». LEGGI ANCHE: Difensore, spunta un altro nome per il Milan di gennaio >>>
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