Su André Onana: «Va in crescendo. Ovviamente non ha iniziato al meglio: lo scorso anno è stato fantastico e le pressioni erano altissime appena è arrivato allo United. Ha trovato una realtà completamente diversa: anche all’Inter le aspettative sono grandi ma qui è completamente diverso, anche solo per cultura e per tipologia di campionato, che è differente dalla Serie A. L’inizio per lui è stato un po’ scioccante ma gli ultimi mesi sono stati positivi per lui».
"Pioli se vuole battere Inzaghi attua una certa strategia"
—Sulle origini circensi della madre: «Scoprirlo è stato molto divertente. Quando ero piccolo la mia famiglia mi raccontava del mio nome, tramite internet e Facebook abbiamo trovato anche i familiari meno vicini, investigando abbiamo scoperto che i nostri avi erano circensi che giravano e alla fine si sono stabiliti nella città in cui sono nato, generazioni fa».
Sul Milan: «Giocare in Serie A è stato molto bello, la mia conoscenza calcistica è aumentata, e anche quella del gioco. In Italia gli allenatori sono più importanti dei giocatori, incidono sulle partite in modo forte. Ad esempio, se Pioli vuole battere Inzaghi attua una strategia in base a come gioca l’avversario. Spiega A, B, e C soprattutto in base all’avversario. Mentre in Premier League i calciatori sono più determinanti e gli allenatori hanno uno schema a prescindere da chi hanno di fronte. E poi le partite sono diverse, in Serie A è più difficile vedere rimonte o incredibili comebacks, le squadre stanno più compatte nei finali di partita».
Ex Milan, Dalot: "Pioli mi prese come esempio. Leao ha passione per il calcio"
—Su Stefano Pioli: «Un piacere lavorare con lui, un bravo manager e soprattutto umano. Il suo rapporto con i giocatori è top, nessuno di disconnette con lui, neanche chi gioca. Ho only good things con lui. Ricordo una volta in cui mi ero allenato molto bene per tutta la settimana, ma arrivati alla partita mi mise in panchina. Davanti a tutti nello spogliatoio mi ha usato come esempio, mettendo in mostra la mia attitudine. Non è semplice ammettere una scelta del genere per un tecnico, ma se hai un bel rapporto con tutti, anche con chi non gioca, puoi permettertelo».
Su Rafael Leao: «Lo conosco fin dalle giovanili, quando ci affrontavamo in Portogallo. Sono contento della sua crescita, è veramente una brava persona. Ha mille interessi: canta, segue la moda. E poi ha una passione infinita per il calcio. Se penso a lui, mi viene in mente il suo sorriso. È un ragazzo che dà atmosfera positiva in uno spogliatoio: mi ricordo una volta quando nevicò a Milanello e lui iniziò una battaglia di palle di neve. È un ottimo amico: non c’è stato un singolo giorno in cui non mi abbia fatto ridere».
Su Cristiano Ronaldo: «Non dimenticherò mai il primo momento in cui l’ho incontrato. Ha una bella energia ed è ossessionato dal migliorare, nel lavoro come nella vita, come per il corpo, la mente e la famiglia. Prima di una partita contro la Real Sociedad, Garnacho andò da Cristiano a chiedere se potesse esultare come lui in caso di gol. CR7 si girò, mi batté sulla spalla e mi disse: ‘Hai sentito? Vuole esultare come me! Gli diciamo di sì?’, scherzando. Per Garnacho aver vissuto dei momenti insieme al suo idolo dev’essere stato unico. Lui è un bel talento, se unisce lavoro e talento può diventare tra i migliori al mondo».
Sulla Nazionale Italiana: «Ha mancato gli ultimi due Mondiali, ma credo che in questo periodo si siano ristrutturati per tornare più forti. Rimasi impressionato già in Serie A da alcuni giocatori, su tutti Raspadori e Berardi, che giocavano nel Sassuolo di De Zerbi, una squadra difficile da affrontare. Raspadori era giovanissimo ma ci segnò una doppietta». LEGGI ANCHE: Youth League, Milan un passo verso la storia. Camarda e i giocatori simbolo
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