Sul possibile paragone, dunque, con il Milan attuale: «No, ripeto, sono situazioni diverse. Oggi gli obiettivi sono diversi. Se cambi Stefano Pioli vuoi alzare il livello competitivo, ma Fonseca, che è un tecnico bravo, non è un top. Mi sembra che il Milan sia rimasto lì come standard di allenatore. Fonseca poi, che alla Roma aveva lavorato bene, con la squadra che giocava un buon calcio, ha trovato delle difficoltà in tutti i sensi. Venezia a parte l’inizio di campionato non è decollato, mentre il Liverpool contro il Milan, a parte i primi 15 minuti, ha fatto quello che voleva».
Sull'obiettivo vittoria dello Scudetto se si cambia Pioli arrivato secondo: «Mi riferivo a quello. Secondo me la rosa del Milan è una buona rosa, ma l’obiettivo attuale è quello di vincere, o quantomeno di competere per vincere».
"Quando le cose vanno male, colpe e responsabilità di tutti"
—Sugli allenatori stranieri che, dopo Nils Liedholm, al Milan storicamente fanno fatica: «Non le saprei dire. L’esperienza con Terim è nata in modo esaltante, dopo una vittoria della Fiorentina contro il Milan. Il contratto era di due anni, si doveva giocare sempre per vincere, ma l’obiettivo vero erano i primi posti in campionato. Il derby sarebbe potuto essere un passaggio importante, ma non è bastato. Sono convinto che anche se avessimo pareggiato a Torino il nostro destino era già segnato».
Sul destino di Fonseca: «Da ex allenatore, sportivo e uomo di calcio mi auguro di no. Però fa parte del nostro mondo, in Italia è difficile programmare, se perdi tre partite di fila ti rompono le scatole. Vale anche per i grandi giocatori. Prendiamo Leao, è un grande giocatore, ma nelle grandi partite non c’è mai. Poi l’atteggiamento è quello, la parte restante della rosa lo percepisce. Sa che può fare la differenza, ma lo fa quando ha la giornata giusta. Col Liverpool non si è mai visto. Fa i numeri col Venezia, che è una squadra che deve rodarsi. Con tutto il rispetto, devi farli nelle partite che contano».
Sulle colpe e le responsabilità del Milan che va male: «Quando le cose vanno male, riguarda tutti».
Su Zlatan Ibrahimović andato via per 15 giorni di recente: «Uno può andare via, ma rimane sempre in contatto con i suoi referenti. Poi è ovvio che se tu ci sei è meglio. Io ho constatato di persona la vicinanza della società quando lavoravo per i rossoneri. Non potrò mai dire nulla su questo, tanto che capii proprio perché quel Milan era una società vincente. Oggi non sono dentro e non posso esprimermi, dico solo, ma faccio un discorso generale, che la società è tutto, senza non vai nessuna parte».
Sul derby Inter-Milan di stasera: «Bisogna capire se giocheranno per l’allenatore, nel senso se daranno qualcosa in più, non so se potrà bastare il pareggio. L’Inter è favorita, a Manchester ha giocato da squadra matura, il Milan se avesse preso 5-6 gol dal Liverpool non si sarebbe potuto dire nulla. Ma il calcio è bello perché in pochi giorni tutto si può ribaltare. Sia Fonseca che i suoi calciatori sanno che questo tipo di partite ti possono ribaltare una stagione e a volte la carriera». LEGGI ANCHE: Primavera 1 - Derby Inter-Milan 1-3, le pagelle dei rossoneri di Guidi >>>
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