Sul mezzo passo a destra che è stato un'ingenuità: «A bocce ferme possiamo dire di sì. Ma in campo le cose vanno diversamente da come si vedono in televisione. La forza di un grande portiere è di mettere un punto e ripartire».
Zenga sulla mano di richiamo che avrebbe potuto essere usata: «Donnarumma è alto un metro e novantasei. Vicario uno e novantatré. Sommer solo uno e ottantatré. La loro apertura alare è del tutto differente. Non c’è, su una palla simile, una tecnica valida allo stesso modo per tutti e tre. I più bassi usano la mano di riporto per allungarsi di più, ma non è una religione. Sceglie l’istinto di chi sta in mezzo ai pali, con tutta la sua responsabilità. Per questo dico: non sparate su Gigio. Io lo assolvo».
Su Donnarumma che gioca nella Ligue 1 francese, campionato poco allenante: «Cazzate, e non si offenda se uso questa parola. Elmas era a diciassette metri, ha visto l’angolo e ha calciato fulmineo con tutta la forza e con tutto l’effetto che un bravo calciatore può imprimere al pallone. Se finiva in porta, era imparabile. Non si può trarre un teorema da singoli episodi. Se Benzema gli ruba il pallone fallosamente e fa gol, non si può dire che Gigio non sappia giocare con i piedi. Questo è un modo di raccontare il calcio che sconfina nel pregiudizio».
Zenga su Buffon che era ben altra cosa rispetto a Donnarumma: «Ma quanti errori ha fatto Buffon nella sua carriera? Se facessimo una ricerca mirata, ne scopriremmo tanti. Perché più giochi, più errori fai. Questa è l’unica banale verità. Prenda Maignan, che è uno dei più forti che abbiamo in Serie A. L’anno scorso in un paio di occasioni ha commesso errori banali. Lo stesso si può dire di Onana».
Sulla sua richiesta, negli anni 80, che il preparatore dei portieri fosse un ex portiere: «Sì, al mio arrivo all’Inter. Venivo dalla Samb, dove c’era un preparatore, Piero Persico, che mi allenava con le palline da tennis in spiaggia, e lavorava sui gesti atletici più difficili. Per esempio, la parata con salto all’indietro sui cross che ti scavalcano. A Milano il vice di Marchesi, Alberto Delfrati, metteva dieci palloni sul limite dell’area e ti sparava addosso pallonate pazzesche. Pretesi che prendessero Castellini. E fu un’altra musica».
Sugli allenamenti al PSG, un club da 'prodotti finiti', dove si può subire un'involuzione: «Non è così, anzi. Le palline da tennis sono state sostituite da allenamenti più mirati e più scientifici rispetto ai tempi miei e di Tacconi, soprattutto nei grandi club. Se un calciatore come Buffon vince il titolo di miglior portiere del mondo cinque volte tra il 2003 e il 2017, vuol dire che la cura della persona, l’alimentazione, le metodologie e i materiali d’allenamento sono sempre migliorati, perché altrimenti non si resta a certi livelli per quattordici anni. Noi andavamo in campo ancora con i pantaloni della tuta per non sbucciare le ginocchia, oggi i portieri giocano in campi da biliardo. Nei grandi club si evolve, non si involve».
Sul brutto campo trovato dall'Italia a Skopje: «Sì, ma non è una scusa. Perché il grande calciatore è quello che meglio si adegua alle situazioni impreviste. Ai miei tempi ogni squadra giocava con il suo pallone. Il Milan aveva il Select, noi l’Uhlsport, il Pisa il Mitre. E ogni sfera aveva traiettorie e rimbalzi differenti. Bisognava adattarsi. Adesso ai portieri si chiedono nuovi compiti, come quello di costruire dal basso. Che non vuol dire solo giocare bene con i piedi ma, come dice Spalletti, imparare a leggere le situazioni tattiche. Eppure, allo stesso tempo, la differenza la fanno ancora le mani».
Sul ruolo del portiere: «Non esiste un ruolo così carico di responsabilità e così esposto alle critiche quanto quello del portiere. Il pari di Skopje lo dimostra. Stiamo discutendo dell’errore di Donnarumma, ma del fallo gratuito di Zaniolo, che causa la punizione, vogliamo parlare? Poi, certo, è più facile dire che il portiere poteva prenderla».
Su come si supera uno scivolone così come lui fece con il gol subito da Claudio Caniggia a Italia 90: «L’unica cosa da fare è togliersi di dosso quello che è successo, scrollarselo con le parole e i pensieri, e tornare a giocare. Questo è un professionista. Dopo quella delusione, ho vinto di nuovo il titolo di portiere migliore del mondo, la Coppa Uefa, e ho vestito ancora la maglia azzurra. Così ha fatto Bobo Vieri dopo aver fallito il gol a porta vuota in Corea. Così farà Gigio martedì a Milano contro l’Ucraina».
Sui probabili fischi a Donnarumma a 'San Siro' per Italia-Ucraina: «Lo conosco, ha una freddezza che sa gestire l’emozione. Comunque è meglio essere insultati che ignorati. Donnarumma a ventiquattro anni ha giocato già trecento partite. Ne giocherà ancora almeno il doppio. Dell’errore di Skopje non parleremo più».
Sui portieri più forti in Italia secondo lui: «Siamo tornati competitivi in questo ruolo, ed è merito della nostra grande scuola. Dietro ai quattro nazionali, Donnarumma, Vicario, Meret e Provedel, ci sono ragazzi come Di Gregorio, Caprile e Falcone. Tutti pronti per grandi club. Ma dico di più. Se prendessimo due big del campionato come Juve e Atalanta, e mettessimo Perin al posto di Szczesny e Carnesecchi al posto di Musso, probabilmente non prenderebbero un gol in più». Mercato Milan, ecco il gran colpo previsto per il 2024 >>>
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