Su cosa c'è di diverso tra il 'soccer' statunitense e il calcio europeo: «Ritmo e … logistica. Il giorno della partita arrivo un paio d’ore prima allo stadio da solo. Niente pullman, niente ritiro in hotel. E in trasferta i viaggi sono lunghi. Pensavo che avrei giocato meno, invece siamo a due gare a settimana».
Sul tempo libero negli USA: «Quando sono arrivato ho fatto il turista, volevo conoscere la nuova casa: Universal Studios, Hollywood Boulevard, Venice Beach. Andrò a vedere i Lakers e i Clippers. E ho appena fatto il 'first pitch' nello stadio dei Dodgers».
Sulle due finali già giocate con i LAFC: «E ho fatto gol in entrambe. La prima, la Leagues Cup, l’abbiamo persa. La seconda è andata alla grande: 3-1 contro Kansas nel nostro stadio, davanti ai nostri fan e a Michael Johnson, lo avevo invitato alla finale. Possiamo vincere anche la MLS, la squadra è ricca di talento. Io, Lloris e Kei Kamara, che ha 40 anni, siamo i saggi ma abbiamo un bel mix di esperienza e giovani talenti».
"Milan, l'esperienza la danno Maignan, Theo e Leão"
—Giroud sul Milan e se può vincere senza l'esperienza degli Over 35: «Certo, perché c’è tantissima qualità. E l’esperienza sì che c’è: Mike Maignan, Theo Hernández, Rafael Leão giocano da anni ad altissimo livello. Sono molto più maturi di quando ero arrivato e possono guidare la squadra a un altro Scudetto. E poi il derby dà la spinta ...».
Sul derby vinto 1-2 contro l'Inter a 'San Siro': «Se ho visto la partita? Come avrei potuto perderla? Ho fatto una videochiamata nello spogliatoio, abbiamo festeggiato insieme. Ho sentito il mio amico Armando Sciacca, il fisioterapista, e gli ho detto: “Sono pronto a parlare coi ragazzi, facciamolo”. È stato bellissimo».
Sul Milan che gli manca: «A Los Angeles sono felice, ho trovato una bella struttura, in MLS senti di essere parte di un movimento in crescita. Ma il calcio italiano, il Milan, l’atmosfera unica di San Siro, il calore dei tifosi, Milanello e tutta la gente che ci lavora … Impossibile dimenticare. Ho lasciato una famiglia».
Sul perché il Milan deve credere allo Scudetto: «Perché la società ha fatto un grande mercato. E chi c’era già è partito alla grande, come Christian Pulisic. Tra un mese capiremo meglio: se il Milan sarà ancora tra le prime e la classifica resterà corta, vedo punti di contatto con il mio Scudetto».
Giroud: "Milan, sii ambizioso: puntare alla Champions è un dovere"
—Sul punto di forza del Milan: «L’attacco. Sono andato via io ma hanno diversificato bene … Álvaro Morata, Tammy Abraham, Rafa, Pulisic, Luka Jović, Noah Okafor, Samuel Chukwueze. Quanti sono, sette? Non so se in Italia e in Europa ci sono squadre che possono vantare tanta varietà e complementarietà».
Sulla Champions League iniziata male: «La nuova formula ti dà tempo per risalire. Il Milan deve essere ambizioso: puntare sulla Champions è un dovere. Perché la rosa è profonda e l’attacco è di grande livello, come ho detto. In Europa vince chi ha qualità in attacco. Paulo Fonseca dovrà trovare equilibrio ma ora può lavorare con serenità. E so che i ragazzi sono contenti degli allenamenti: il gruppo lo segue. È l’anno giusto per fare un bel percorso».
Su Youssouf Fofana che potrà dare equilibrio al Milan: «Per Youssouf era il momento di fare il salto in un top club. Aiuterà molto la squadra. E con Tijjani Reijnders forma una gran bella coppia».
Sulla coppia Morata-Abraham: «Funzionano alla grande. Tammy lo conosco dai tempi del Chelsea, ha voglia e determinazione. Álvaro ha portato cultura spagnola: non solo gol, è un 9 che arretra, costruisce, facilita la manovra, lega attacco e centrocampo».
"Leão leader, Gabbia può diventare importante. Su Ibra ..."
—Su Leão, a cui vengono rimproverati difetti di leadership e continuità: «Rafa è un leader tecnico, trascina sul campo, come Theo. Occorre capire una cosa: ognuno ha la sua personalità, non si può forzare il carattere di un ragazzo aspettandosi carisma a tutti i costi, per quello c’è Maignan. Quando ho giocato a Dallas un tifoso mi ha chiesto se Leão vale Henry. Ho risposto che non si può paragonare un campione che ha fatto tutta la carriera con un ragazzo che ha solo 25 anni. Aspettiamo e facciamo i conti alla fine: Rafa ha tutto, la cosa più difficile è essere al 100% del potenziale tutte le settimane. Dipende da lui, da quanto è esigente con sé stesso. La paternità lo aiuterà a crescere».
Sulla crescita di Matteo Gabbia: «Non mi ha sorpreso, Matteo è il giocatore modello: lavora duro per migliorare ed ecco i risultati. Può diventare importante per il Milan, sono felice per lui».
Su Zlatan Ibrahimović, che ha detto di essere il 'boss' del Milan: «E dove sta la novità? Ibra è Ibra, anche da dirigente. Conosce molto bene il calcio e il Milan soprattutto. Se scegli Zlatan, come ha fatto RedBird, devi fidarti: Ibra deve avere carta bianca».
Sulla volontà di tornare, un giorno, al Milan come direttore sportivo: «Il Milan è uno dei più grandi club al mondo e io con quella maglia ho vissuto momenti indimenticabili. Ne sarei felicissimo. Ma non voglio problemi con il mio amico Ibra eh! Di sicuro rimarrò sempre un grande tifoso rossonero». LEGGI ANCHE: Calciomercato Milan – Moncada ha deciso: ecco chi arriverà in mediana >>>
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