INTERVISTE

Ibrahimovic sicuro: “Sono migliore del 95% degli attaccanti lì fuori”

Daniele Triolo Redattore 

Zlatan Ibrahimovic, ex attaccante del Milan, a ruota libera: dal ritiro al suo futuro, passando per il rapporto con i tecnici che ha avuto

Zlatan Ibrahimovic, ex attaccante del Milan prima dal 2010 al 2012 e, successivamente, dal gennaio 2020 al giugno 2023 (con 93 gol in 163 partite e 2 Scudetti e una Supercoppa Italiana al suo attivo), ha parlato in esclusiva a 'Talk TV' nell'ambito della trasmissione 'Piers Morgan Uncensored'. Per l'occasione, Ibra ha toccato tanti temi.

I fischi del Verone nel giorno dell'addio al calcio

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“Quello ero io, ero me stesso! Sono esattamente così, per loro è stato il momento dell’anno perché vedermi non è per tutti, quindi è stato il modo in cui se lo sono goduto. Ricordati, se ti fischiano e dicono cose cattive su di te e perché sei il numero uno”.

"I fischi e gli avversari mi caricavano"

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“Quando giochi al massimo livello, devi trovare i “trigger point” perché ovviamente ti abitui a una cosa e quando ti abitui a una cosa poi col tempo non ti scateni allo stesso modo. Anche se sei un professionista, che esce sul campo e deve fare il suo lavoro, per me si trattava di trovare i “trigger point”. Avevo bisogno di adrenalina e giocando in casa potevo trovarla nella difesa, poteva essere l’avversario. Dovevo trovarli per scatenarmi e diventare più attivo, ma devo ammettere che nelle partite in trasferta mi sono sempre sentito più vivo, soprattutto in trasferta contro l’Inter: è ancora la mia casa, il mio stadio e con tutte quelle persone che mi fischiavano, mi sentivo vivo”.

Ibrahimovic sul suo ritiro dal calcio giocato

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"Mi sono ritirato tre mesi fa, non è una questione di volerlo o no, l’ho accettato. Non mi sentivo più bene. Avrei potuto continuare e avrei potuto soffrire ancora dal punto di vista fisico, ma io volevo sentirmi bene e non volevo avere conseguenze. Non volevo zoppicare dopo la mia carriera, o non fare cose con i miei ragazzi. Quindi ho scelto di fermarmi e credo di averlo fatto nel momento giusto. A essere sincero, quando vedo tutti gli attaccanti lì fuori penso che potrei giocare ancora e che potrei fare molto più di loro e meglio di loro. Non è una questione di ego. Potrei farti molti nomi, non penso di essere migliore del 95% di loro, SONO migliore del 95% di loro".


"Faccio una vita normale"

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 “Non mi manca il pubblico, non ne ho bisogno. Ho giocato per 20 o 25 anni davanti a 90mila persone e ho fatto di tutto. Mi sono fatto fischiare, mi sono fatto amare e oggi non ho bisogno di quel tipo di attenzione. Sono quello che sono e sono ricordato per ciò che ho fatto in campo. Non cerco di essere riconosciuto o cose del genere, altrimenti farei il commentatore o cose che fanno altri ex giocatori. Loro lo fanno perché gli manca attenzione e perché vogliono essere ancora davanti a una telecamera. Li capisco, perché in campo ti senti vivo, senti l’adrenalina, senti l’erba, i duelli, il calore, l’atmosfera. Poi dipende da come sei, io ero un giocatore emozionale, ma ora le cose sono cambiate e faccio una vita normale".

Ibrahimovic su cosa intende fare in futuro

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“Ora sono passati 3 mesi, e sto facendo più cose ora di quanto non facessi quando ero attivo. Ho le mie collaborazioni, faccio cose diverse e ho tanti progetti. Sono un po’ curioso riguardo al mondo del cinema perché ho provato a fare alcune cose davanti alla telecamera, non sono timido e voglio capire se sono un bravo attore. Io nel ruolo di cattivo in un film di James Bond? Sì, mi ci vedo, lui potrebbe vincere in quella situazione e va bene così, ma durante il film lo piccherei e poi probabilmente vivrei da qualche parte nel sottosuolo… Mi ci vedo anche perché dal mio inglese sembro anche io un tipo criminale dell’est Europa, quindi potrebbe essere una bella idea: sono curioso di vedere come funziona, sto cercando di provare cose diverse… perché no?”.

Ibrahimovic e i soldi in Arabia Saudita e Cina

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 "L'Arabia Saudita? Un calciatore già ricco ci va per un ingaggio folle: questo ti cambia la vita? Morirai prima ancora di aver speso tutti quei soldi. Io ho avuto offerte dalla Cina e pure dall'Arabia. Ma certi giocatori devono chiudere la carriera ad alti livelli, essere ricordati per il proprio talento e non per quanto hanno guadagnato: è per questo che ci alleniamo tutti i giorni. Io credo che quei giocatori che hanno raggiunto un alto livello non possano finire a un livello inferiore. La Cina mi ha offerto 100 milioni prima di andare in America, ma ho rifiutato, perché non era quello che volevo".

Ibra sul suo rapporto con Guardiola

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 "Io credo che Pep Guardiola sia un allenatore fantastico. Negli ultimi dieci o quindici anni è sempre arrivato primo o secondo, mai terzo. Però dovevo avere a che fare anche con la persona. Io gli dissi: se non vado bene per te, dimmelo. Tolgo il disturbo. Ricordo che al primo incontro mi disse: qui i giocatori non vengono in Ferrari o in Porsche. E io: perché? Alla fine andai da lui, un dialogo amichevole: ho bisogno di più spazio, il modo in cui vuoi che giochi non fa per me, quindi meglio che punti su altri giocatori. La partita successiva vado in panchina, la seconda e la terza idem. Ma il problema, secondo me, non era il mio rendimento: si era offeso perché gli avevo detto che mi serviva più spazio secondo le mie caratteristiche. Alla quarta partita in panchina mi sono ribellato: ho preso la mia Ferrari e ho parcheggiato proprio davanti al suo ufficio. Vuoi giocare col fuoco? Ti bruci. Da quel momento ha iniziato a evitarmi: io entravo nella sala colazione e lui usciva".

Ibrahimovic su Mourinho: "Vincente e maestro"

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 “Ho conosciuto José Mourinho quando ha vinto la Champions League con il Porto. E’ venuto in Inghilterra e faceva un sacco di rumore, ma ha fatto anche tutto quello che aveva detto che avrebbe fatto. Non si tratta di arroganza, ma di fiducia. Lui ci crede davvero ed è schietto. Io sono così, se credo in certe cose lo dico e farò di tutto per riuscire a raggiungere i miei obiettivi. L’ho incontrato per la prima volta all’Inter ed è stato tutto diverso. Io venivo da Fabio Capello, uno della vecchia scuola ma molto duro. Mi distruggeva ogni giorno, mi buttava giù e mi tirava su ed è così che ha creato la mia mentalità in campo. Non mi ha mai fatto sentire soddisfatto. Mi ha detto di cosa aveva bisogno, io ero giovane, mi nascondevo tra grandi giocatori come Fabio Cannavaro e Patrick Vieira e lui urlava il mio nome. E’ così che è nato il soprannome Ibra, era divertente ma anche dura per me, era ogni giorno così ed era la mentalità della vecchia scuola. Poi ho incontrato Mourinho che aveva una mentalità molto dura ma che era una cosa nuova. In ogni allenamento facevamo una cosa nuova, non ripetevamo mai lo stesso esercizio due volte. Ti guardava e diceva a tutti ‘Avrete una chance, una seconda no’. Era diretto ma ti fa sentire forte e ti fa lottare per lui. E’ come un maestro, fa tutto ciò che serve per vincere. Ti motiva ed è un vincitore. Dice quello che pensa, ma prima si informa. Saprebbe più cose di me di quante io stesso ne potrei sapere. E’ forte".

Ibrahimovic sul gol più bello segnato in carriera

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 "Quello in rovesciata contro l'Inghilterra. Non molti giocatori sarebbero stati in grado di farlo. Quando fai l'attaccante sai dov'è la porta, non hai bisogno di vederla. La rovesciata di Cristiano Ronaldo? La mia è stata più bella, ne sono convinto al 100%. Anche la sua è stata bella, ma io l'ho fatto da 40 metri. Poi sono andato da Danny Welbeck e gli ho detto: goditela, perché una cosa del genere non la vedrai più”.

Ancora Ibrahimovic: "Ronaldo il Fenomeno era il più bravo"

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 "Il giocatore più forte di sempre? Ronaldo il Fenomeno. Ha cambiato il calcio. Guardavo le sue giocate su YouTube e cercavo di replicarle. Oggi tanti segnano un sacco di goal, ma non possono cambiare il calcio come ha fatto lui".

Mbappé e Haaland ed i possibili eredi di Ibrahimovic

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 "Sono entrambi fantastici. Erling Braut Haaland gioca in un modo molto intelligente, non tocca mai la palla più del necessario. Ha il killer instinct, se segna tre goal poi ne vuole fare un quarto e poi il quinto. Si trova nell’ambiente perfetto. Da lui ti aspetti i goal e se non segna dirai che ha avuto una brutta giornata. Kylian Mbappé è invece più completo, può fare più cose di Haaland. Può fare cose inaspettate, mi ricorda Ronaldo il Fenomeno. Fa cose che gli altri non possono fare e può migliorare ancora tanto, deve solo concentrarsi sul calcio". LEGGI ANCHE: "Belotti voleva il Milan, ma ...": la confessione di Cairo >>>


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