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INTERVISTE

Mussi: “Il Milan, un sogno realizzato: tifoso rossonero da tre generazioni”

Intervista Mussi AC Milan
Roberto Mussi, ex terzino del Milan dal 1987 al 1989, ha parlato in esclusiva alla Gazzetta dello Sport oggi in edicola. Le sue dichiarazioni
Daniele Triolo Redattore 

Roberto Mussi, classe 1963, ha giocato nel Milan di Arrigo Sacchi per due stagioni, dal 1987 al 1989, per un totale di 47 partite tra campionato e coppe. Ha vinto uno Scudetto, una Supercoppa Italiana e una Coppa dei Campioni in rossonero, prima di trasferirsi al Torino (1989-1994) e di ritornare al Parma (1994-1999), dov'era già stato con il 'Profeta di Fusignano'. Mussi ha rilasciato oggi un'interessante intervista a 'La Gazzetta dello Sport'. Ecco, dunque, le sue dichiarazioni.

Ex Milan - I ricordi di Mussi alla 'rosea'

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Sull'etichetta di pupillo di Sacchi: «Etichetta imbarazzante? Insomma, stravedeva per me. E non capivo perché, non ero certo all’altezza dei miei compagni, di Mauro Tassotti e Paolo Maldini».


Sulla sua esperienza al Milan: «Ho giocato poco, 47 partite in due anni. Però c’ero. Ho realizzato il mio sogno, ero tifoso milanista, tutti in casa mia erano rossoneri, da tre generazioni. Ci sono arrivato, ma mi sentivo sempre sotto esame, chiuso. Volevo giocare e allora ho chiesto di essere ceduto».

Sul perché scelse di passare al Torino in Serie B e non alla Fiorentina: «Vero, e Sacchi me ne ha dette di tutti i colori. Ma come, non vuoi andare alla Fiorentina in Serie A? Preferisci il Torino in Serie B? Lì abbiamo vinto subito il campionato. È stata la mia fortuna, ci sono rimasto cinque anni meravigliosi. Ho vinto, imparato molto, conosciuto gente, compagni e allenatori straordinari. Bel posto, grande città: è rimasta nel mio cuore».

Sulla chiamata in Nazionale, sempre grazie a Sacchi: «Nel 1993, avevo trent’anni. Mi ha fatto esordire nelle qualificazioni, a Roma contro la Scozia, e poi portato al Mondiale, a USA 94, ho fatto la finale con il Brasile. Gli devo tantissimo, ha sempre creduto in me. Ho cercato di ricambiare con lavoro e impegno. Ma Sacchi è stato solo il primo, poi ho avuto altri grandi maestri».

Sugli anni più belli nel Torino: «Al Toro con Eugenio Fascetti e con Emiliano Mondonico, c’erano grandi tradizioni e buoni progetti. Stagioni fantastiche, ho giocato in tutti i ruoli. Fascetti è stato l’allenatore più vero, più genuino che ho incontrato. Ti diceva in faccia quello che pensava. Mondonico era uno di noi. Magari litigavi, ti mandava a quel paese e tu ricambiavi. Ma era stato giocatore e capiva i giocatori. Poi riusciva a leggere, a studiare gli avversari come pochi».

"Non ero un raccomandato di Sacchi. Come poter sostituire Tassotti?"

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Sulle stagioni al Parma: «C’era Nevio Scala, onesto, preparato, serio, grande conduttore di uomini. E Carlo Ancelotti, che era stato mio compagno di squadra nei due anni al Milan, amico dei giocatori, tecnico di notevole statura. A Parma ho vinto praticamente tutto. Sono stati momenti veramente importanti. Con il Parma, sommando i primi, ho fatto otto campionati. Quasi una vita. A Torino ho vissuto gli anni della maturità».

Sui tifosi del Milan che mugugnavano quando Mussi era in campo perché 'raccomandato': «Ma no, non raccomandato. Anzi. Si era creato questo clima perché Sacchi aveva portato da Parma me, Walter Bianchi e Mario Bortolazzi e qualche frase è stata fraintesa. Tipo: guardate come giocano Mussi e Bianchi. Ma noi eravamo solo delle riserve. Sì, a Parma era un’altra cosa, c’era una simbiosi tattica perfetta. Un gran bel calcio, ma in B. Non potevamo certo pretendere di portare via il posto a giganti come Maldini e Tassotti».

Sul sostituire Tassotti ai Mondiali dopo quella famosa gomitata a Luis Enrique: «Erano convinti che io subentrassi subito a Tassotti? Già, una parola. Ma vi ricordate chi era, cos’è stato Mauro Tassotti? Dai, per favore ... in Nazionale avevo giocato anche quattro giorni prima a Boston contro la Nigeria e fatto il cross per il gol di Roby Baggio. L’azione dei tre Roberto: Donadoni che mi fa il passaggio, io che crosso per Baggio. I “Robertini”, come ci chiamava Sacchi. Poi abbiamo perso ai rigori, meglio non ricordare. Anche se le amarezze non vanno mai in prescrizione».

Sulla squadra per cui Mussi tifa oggi: «Ho tre cuori. Milan, Toro e Parma. I primi risultati che cerco sono quelli. Sono cambiati i tempi, sono cambiate le situazioni. Ma vedo che stanno lottando bene. Stefano Pioli mi piace, Ivan Jurić ha carisma, il Parma sta salendo».

Sulla sua attuale attività: «Ho sessant’anni, sono nonno, ho una attività immobiliare e, assieme al mio amico Chicco Evani, mi occupo dei Milan Camp estivi. Cose tranquille, un po’ rallentate. Le grandi corse sono finite». LEGGI ANCHE: Calciomercato Milan - Maxi-operazione per prendere Zirkzee: i dettagli >>>

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