Sui giovani: "Quelli bravi li vedi subito; chi esordisce prima, chi dopo, ognuno ha i propri tempi e questi tempi vanno rispettati. Adesso non è facile perché il calcio è cambiato e non si hanno sempre le possibilità per iniziare da giovanissimo in prima squadra, ma chi è bravo è giusto che trovi spazio. Il movimento calcistico italiano è uno dei pochi dove non si riesce a dare fiducia fin da subito ai ragazzi; all’estero è tutto diverso, chi merita di giocare gioca, a prescindere dall’età".
In veste di allenatore: "Non guardo la carta d’identità del calciatore, quello che conta è che faccia vedere le proprie attitudini e le proprie qualità. Bellingham è un predestinato, è nato per giocare a calcio ed è giusto che faccia questa carriera. È un giocatore di grandissima prospettiva accostato ad Ancelotti che è un allenatore di grande esperienza e qualità umane".
Sul tifo da bambino: "Quando inizi a giocare da professionista non tifi più la squadra che tifavi da bambino. Pensi a fare il tuo lavoro al massimo e inizi a tifare la squadra per la quale giochi. Da bambino ero tifosissimo dell’Inter; mio papà mi portava a Viareggio in vacanza e quando l’Inter era in ritiro in quelle zone, li raggiungevo per farmi fare gli autografi".
Sull'esperienza al Milan: "Con il Milan ho vinto tutto, ma la vittoria più bella è stata la prima Champions League. Eravamo quasi tutti alla prima esperienza e aspettavamo di raggiungere questo traguardo da inizio stagione, dopo una semifinale vinta contro l’Inter. Ho avuto modo di vivere nel corso degli anni delle emozioni stupende anche grazie ai compagni che hanno reso ogni momento bello. La ferita per la finale ad Istanbul è difficile da rimarginare, abbiamo vinto quella successiva, ma in quel momento non pensi alle opportunità future e in quell’occasione ho anche pensato di smettere. La mia avventura con il Milan non è finita come sognavo; speravo di poter rimanere e di essere ancora utile".
Alla Juventus: "Questa è stata una rivincita per me. Avevo una grande voglia di dimostrare a tutti che ero ancora un giocatore forte e in grado di giocare ancora ad alto livello e con la Juve ho vinto 4 campionati e siamo arrivati in una finale di Champions. Con Conte è iniziata la cavalcata che ci ha portato a vincere il primo campionato senza sconfitte e poi i successivi; con lui ho un rapporto molto bello"
Il retroscena sul Real Madrid: "Era il periodo di Calciopoli, avevamo appena vinto il Mondiale e non si capiva come sarebbe ripartita le serie A. Io avevo già firmato il contratto con il Real Madrid quando al primo giorno di ritiro con il Milan ci comunicarono che saremmo ripartiti dalla Serie A con una penalizzazione, quindi in accordo con il mio procuratore e con Galliani ho firmato con il Milan. Durante il trofeo Gamper venni chiamato da Guardiola nel suo ufficio perché mi voleva al Barcellona, intanto si stava concretizzando anche l'idea e la possibilità che Ibra venisse al Milan. Alla fine Ibra arrivò e rimasi lì anche io".
Sul mondiale 2006: "Lippi scelse me come primo per calciare il rigore della finale. Non fu una passeggiata perché la tensione era tanta però non pensai troppo e calciai. Coverciano è stata una seconda casa: dalle nazionali giovanili fino alla prima squadra". LEGGI ANCHE: Allenamento Milan, le ultime news sulle condizioni di Kjaer e Leao >>>
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