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INTERVISTE

Simic: “Addio al Milan senza rimpianti. Ma quante s*****ate scritte”

Ex Milan Simic intervista Gazzetta
Jan-Carlo Simic, passato dal Milan all'Anderlecht nell'ultimo calciomercato estivo, ha parlato in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport'
Daniele Triolo Redattore 

Jan-Carlo Simic, classe 2005, difensore centrale serbo di origine tedesca trasferitosi nell'ultimo calciomercato estivo dal Milan all'Anderlecht per 3 milioni di euro più il 20% di un'eventuale, futura rivendita, ha parlato in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport'. Ecco, dunque, le sue dichiarazioni.

Ex Milan, Simic alla 'rosea': "Seguo i rossoneri, ma nessuna nostalgia"

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Sulla chiamata di Paolo Maldini per farlo arrivare al Milan: “Avevo 17 anni, ero a Stoccarda, squillò il telefono. Mio padre mi guardò in modo strano. Gli chiesi chi fosse, e lui rispose che dall’altra parte c’era ... il Milan. Ero incredulo. Maldini, capisce? Sono cresciuto con i suoi video e con le sue giocate. Ho ancora la pelle d’oca”.


Sul perché ha scelto di lasciare il Milan per l'Anderlecht: “Qui c’è talento puro: Verschaeren, Leoni, Stroeykens, Dolberg, Hazard”.

Sulla sua nuova vita in Belgio: “A Bruxelles vivo una vita tranquilla. Ci sono i miei genitori e mia sorella. Quando non mi alleno cerco di migliorare il francese. Mi piacerebbe iniziare a studiare, vediamo. Intanto mi godo l’Anderlecht e la città. Sto bene, mi diverto, anche se Milano … è Milano”.

Sull'eventuale nostalgia dell'Italia: “In realtà no. Seguo sempre i rossoneri, quello sì, ma qui sto da Dio”.

"Addio al Milan non facile. Se avevano un progetto per me? Dico ..."

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Sulla scelta dell'Anderlecht tra tutti i club che lo cercavano: “A gennaio 2024, tra Serie A e campionati esteri, mi hanno cercato dozzine di club. E in estate idem. Non faccio nomi, ma erano tutte importanti. Quando ho visto il progetto dell’Anderlecht, però, non ho avuto dubbi. Io qui gioco tutte le partite e sono uno dei titolari di una squadra giovane. Tutto è pensato per diventare ancora più forte”.

Simic sul suo addio al Milan: “Certo, non è stato facile e chi lo nega? La prima volta che ho messo piede a Milanello avevo 17 anni. Quando Maldini mi ha chiamato non volevo crederci. È stato un sogno, un’emozione. Immagina un adolescente che si ritrova al telefono con una leggenda, sopra una cyclette. Ma non ho nessun rimpianto per aver detto addio. Qui c’è un progetto per me”.

Sul possibile progetto del Milan per lui: “Non so. Ciò che posso dire è che l’Anderlecht è una società incredibile che mantiene le promesse. Dopo aver segnato a Monza avevo offerte da mezza Serie A. Non ho mai avuto altre opzioni per la mia carriera: o un campionato di primo livello, o niente”.

Sulla possibilità di giocare nel Milan Futuro in Serie C: “Ho detto solo la mia, e ribadisco: non esistevano altre opzioni se non la Serie A. E non è mai stata una questione di soldi. Hanno scritto tante stronzate sul contratto, lo scriva. Hanno detto che volevo più soldi, che avrei voluto giocare dall’inizio. Tutto falso. Avrei potuto far parte dei quattro centrali, ma non ho mai avanzato pretese”.

"Milan-Monza, esordio e gol: la giornata perfetta"

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Simic sul Milan che potrebbe rimpiangerlo un giorno: “Non ci penso. Vivo nel presente”.

Sull'esordio con gol sotto la Curva Sud in Milan-Monza 3-0 del 17 dicembre 2023: “La giornata perfetta. Entro, mi inserisco e segno di fronte a 60mila milanisti. Sa, da piccolo facevo l’attaccante, quindi quel gol riprende un po’ della mia vecchia vita. I miei genitori, commossi, erano in tribuna. Loro e mia sorella avranno sempre il mio ‘grazie’”.

Su come ha festeggiato quel gol e cosa gli hanno detto i suoi compagni: “Ho portato i pasticcini a Milanello. Kjær e Florenzi, i miei angeli custodi, erano più felici di me, mentre Giroud mi ha messo una mano sulla spalla e detto ‘Carlo, ma cosa diamine hai combinato?’. Idem Leão. Si è infilato le mani nei capelli, ha sorriso e mi ha sussurrato le stesse parole di Olivier”.

Sui compagni al Milan con cui aveva legato di più: “Jović, il mio miglior amico, e Rafa. Merito ... di un fallo. Mi allenavo con la Prima Squadra da un paio di settimane, era il mio primo anno. Durante una partitella falciai Rafa in modo brusco, lui si rialzò e mi disse qualcosa in italiano. All’epoca non capivo, così mi misi a ridere. Non la prese bene, poi ci siamo chiariti”.

"Pioli? Rapporto buono. Non giocavo? Andrebbe chiesto a lui perché"

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Su Leao da Pallone d'Oro: “Sì. È un fenomeno. Il suo calcio parla per lui. Quando sono andato via mi ha detto che per me ci sarà sempre”.

Sul suo rapporto con Stefano Pioli: “Buono. L’estate scorsa, durante la tournée negli Stati Uniti, mi fece giocare titolare contro il Real di Bellingham, Modric, Vinicius. Avevo diciott’anni. Io, Zeroli e Bartesaghi stavamo facendo colazione e lui si avvicinò al nostro tavolo. ‘Carlo, preparati. Oggi giochi tu’. Io scoppiai a ridere, lui no. ‘Cosa ridi? Guarda che dico sul serio’. Ero nervoso. Parlai coi miei genitori per tutta la giornata, ma me la cavai …”.

Sul perché Pioli l'ha impiegato pochissimo dopo quel Milan-Monza: “Andrebbe chiesto a lui. Io mi sono sempre reso disponibile. Nessuna polemica, sia chiaro: sono contento del minutaggio che ho avuto”.

Simic sul ricordo di Ignazio Abate, suo allenatore nel Milan Primavera: “Mi ha fatto capire cos’è il calcio in Italia. Mi ha reso un uomo e un calciatore migliore. Ha sempre avuto aspettative molto alte su di me, e si aspettava ancora di più. Ogni volta che giocavo una gran partita mi diceva che avrei potuto fare meglio. È stato un martello”.

"Abate un martello. Camarda può diventare una grande punta"

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Sulle annate al top in Primavera nel Milan: “Il segreto? Il talento e la fame. Abbiamo centrato una semifinale e una finale di Youth League. La squadra era forte, Abate è stato un maestro. Mi ha insegnato come difendere la porta e come arrivare sempre primo al centro sportivo. Tra noi c’era una piccola scommessa. L’allenamento era alle 10:00, ma lui arrivava alle 7.30. Un giorno mi presentai alle 7:00 e lo aspettai in campo con fare orgoglioso. Lo porto nel cuore, come tutto il Milan e il settore giovanile”.

Su dove può arrivare Francesco Camarda: “Gli ho fatto da chioccia. Può diventare una grande punta. Marcarlo un giorno in Serbia-Italia? Sarebbe bello, non lo nego. Non so dove ci porterà la vita, ma gli ho sempre dato dei consigli. Da difensore, in allenamento, mi capitava di dirgli come muoversi per non farsi anticipare dai centrali tosti come me. Deve continuare a lavorare a testa bassa e con umiltà”.

Sugli altri giovani del Milan, forti, di cui si parla meno: “Direi Liberali, Scotti, Sia e Stalmach”.

Su dove si vede tra qualche anno: “Vorrei alzare un trofeo con l’Anderlecht, ma il mio sogno è vincere la Champions. E allora tanto vale continuare a correre”. LEGGI ANCHE: Pulisic: “Vi rivelo qual è la parte migliore di essere al Milan” >>>

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