"Sono arrivato contemporaneamente con due giocatori dalla Polonia e dalla Svezia e ci siamo trovati subito. Eravamo nella stessa situazione e ci siamo ritrovati per parlare inglese insieme e uscire a mangiare insieme. Per noi è stato un po' più difficile con i nostri compagni di squadra italiani, con la maggior parte di loro è difficile comunicare. Senza di loro ci si sarebbe potuti sentire soli rapidamente".
"Dopo un gol e un assist mi hanno lasciato in panchina. Mi sono chiesto se ..."
—Sulla pressione al Milan: "Ho iniziato una partita con la squadra a marzo, dopo che avevamo giocato contro il Real Madrid in Youth League. Lì mi è stato permesso di partire titolare in campionato nel fine settimana, e lì ho fatto davvero bene con un gol e un assist. Nella partita successiva ero di nuovo in panchina e avevo solo dieci minuti. Potrebbe esserci qualche politica al riguardo nei grandi club. Lì ho pensato: 'Cosa devo fare?' Lì ho dovuto stringere i denti, perché non c'era molto che potessimo fare".
"Mi ero preparato al fatto che sarebbe stato diverso, ma mi sorprendeva comunque quanto fosse effettivamente diverso. Devi davvero tenere la bocca chiusa se entri lì dentro. Probabilmente è più difficile che in Germania e Inghilterra perché c’è la barriera linguistica. E come giocatore straniero, devi adattarti e imparare la lingua il più rapidamente possibile. Ci sono state alcune cose belle, come giocare nella Youth League e prendere parte ad altre partite interessanti, e ho fatto nuove amicizie, ma è stata anche dura con la lingua e il modo in cui vivi da solo e devi gestire tutto da solo"
Su Milano: "È davvero una bella città. Ci sono molti buoni negozi e cose da vedere, bel tempo per gran parte dell'anno, anche se può fare freddo in inverno. È stato bello provare a vivere lì e imparare anch'io dalla lontananza. Sono felice di averlo fatto. Ci sono stati periodi in cui ho pensato: 'Adesso mi manca abbastanza la Danimarca'. Ma quando ci ripenso, sono felice di averlo fatto". LEGGI ANCHE: Milan, apriamo il capitolo rinnovi: il punto da Theo Hernandez a Gabbia
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