Sul cambio totale di vita: "Non partecipo più a certe trasmissioni in tv. Sono sempre stato uno spirito libero, voglio restare me stesso e dire serenamente ciò che penso, nel rispetto di tutti. La mia generazione è stata dell’essere, non dell’apparire. E guardiamo a certi tifosi: possiamo ancora chiamarli così? A fine carriera ho aspettato un paio d’anni, ho preferito non rischiare buttandomi a capofitto verso l’ignoto. Da calciatore ho cambiato tante case, mi accorgevo che mi interessava capire quel mondo. Da agente devi mettere in contatto diverse persone. Quado esci dal calcio non ti regala niente nessuno".
Sul gol nel derby: "Di getto uno risponderebbe il gol nel derby. Invece il massimo per me resta una domenica in B con il Milan. Al mattino mi venne un collasso, per fortuna il dottor Monti mi rimette subito in sesto. A San Siro c’è il Varese: non soltanto gioco, ma segno una tripletta. Uno di loro, Cerantola, mi fa un fallaccio e devo uscire: c’erano 60 mila persone che scandivano il mio nome. Bellissimo. I brividi che mi ha trasmesso San Siro sono impagabili".
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