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Marco Fassone, ex A.D. del Milan (credits: acmilan.com)
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Sulla ripresa degli campionati: "Tutte le Federazioni si sono espresse da tempo ma si sono espresse sul fatto di poter chiudere i campionati. Ma tra la volontà della Uefa di completare le stagioni e la situazione di alcuni Paesi, vedi l'Italia, ce ne passa ancora di tempo per arrivare ad una conclusione".
Si può davvero riprendere? "La pura e semplice valutazione economica non credo neanche sia così favorevole sul fatto che il campionato si debba completare. Si dovrebbero pagare il 100% dei costi ma non si avrebbe il 100% dei ricavi. Le trattative con sponsor e televisioni porterebbero a dei cali, perché il prodotto offerto sarebbe diverso. Anche l'aspetto puramente economico sarebbe da metterlo sulla bilancia. Inoltre c'è il piano della sicurezza e della salute. Non credo inoltre che l'Aic sia contenta di sottoporre ad isolamento duro i calciatori. E questi controlli così serrati e costosi per ripartire non so se siano compatibili con quello che sta vivendo il Paese. Sarebbe meglio interrompere il campionato e concentrarsi sulla prossima stagione. Abbiamo i grandi club che hanno capitali sufficienti per affrontare la crisi. Ci sono quelli piccoli che vivono del trading dei calciatori. Se la stagione dovesse terminare, credo che il buonsenso delle parti porterebbe tutti a mettersi attorno ad un tavolo e a discutere. Si arriverebbe a ridurre i costi, così come quelli d'affitto che le squadre pagano per gli stadi. E credo si possa trovare accordo con tv e sponsor. So che i club hanno difficoltà finanziarie, ma sarebbe una situazione transitoria e molte cose si sanerebbero con il mercato estivo".
Sul rischio fallimento per alcuni club: "Il grosso del problema nasce dal pagamento dell'ultima parte dei diritti tv, che ancora impattano per oltre i due terzi sui bilanci dei club. Molte delle squadre di Serie A hanno l'abitudine di anticipare i ricavi con le banche e hanno già beneficiato e speso questo denaro, la cui ultima rata è in discussione. C'è da ridurre i costi in base all'introito dell'ultima rata. Un eventuale indebitamento potrebbe precludere l'iscrizione al prossimo campionato ma le Federazioni hanno già detto di vole rivedere questi parametri per la prossima stagione. Almeno per la Serie A il rischio non c'è. Ma diversa storia è per Serie B e LegaPro, che hanno una dipendenza dai ricavi da botteghino molto maggiore e inesistente per quanto riguarda i diritti tv. In quel caso va tutto sulle spalle del presidente-imprenditore il ripianare i debiti. Queste società le vedo a rischi".
Su cosa faranno gli altri Paesi: "I tedeschi sono organizzatori eccellenti. Non c'è solo c'è il protocollo ma anche date e possibili soluzioni a problematiche che potrebbero insorgere. Inoltre il Paese è stato toccato in maniera decisamente minore rispetto ad altri. Sono sicuro che ricominceranno. Stessa cosa potrà fare l'Inghilterra. I campionati con maggiori criticità sono il nostro, quello spagnolo e francese. Ora abbiamo capito anche la Uefa accetterebbe modalità diverse di chiusura dei campionati".
Sulla paura dei giocatori: "Spero che se ripartiamo il 4 maggio, in 4 mesi si può superare la situazione. Un conto è una quarantena a casa e un conto quella in ritiro. Credo che le paure non ci sarebbero se ripartissero a fine agosto".
Sulla nostalgia per il mondo del calcio: "Mi manca molto. Fare il consulente è bello, ma non decidi mai tu. Mi manca quella parte lì. Non so quando tornerò. Sono stato in società importanti e belle, sarebbe difficile migliorarsi, ma prima vediamo cosa accadrà dopo questa emergenza".
Poi un consiglio al Milan: "Non dare continuità in un team, a livello dirigenziale e tecnico, è un problema. Ti costringe sempre a ripartire. In un Milan che ha cambiato tanto, auguro a chi c'è di rimanere e di proseguire il progetto, e di essere valutato più avanti. Ho un debole per Icardi, ho lavorato con lui, mi ricordo la trattativa tra Garrone e Moratti. E' un centravanti straordinario e un professionista importante".
Sulle cifre del mercato: "Avremo due mercati: uno delle big, che non subirà troppi rallentamenti o deprezzamenti, ma temo che saranno costrette a vendere sottoprezzo le squadre medie che si trovano in difficoltà".
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