“Sono stato alla Sampdoria e dopo 2 partite, volevo dimettermi. Sono durato fino alla settima giornata per rispetto del mio staff, ma poi non ce l’ho fatta più: mi sentivo prigioniero come uomo. A Cagliari avevo iniziato bene, era arrivato anche il rinnovo, ma poi qualcosa si è rotto. Abbiamo deciso di rescindere. A Verona è stata l’esperienza peggiore, finita dopo 3 giornate. E poi, per due anni, sono rimasto a casa. Senza una squadra, senza poter allenare. Lontano. L’ultima volta in cui era successo, era stato quando avevo smesso di giocare. Ero diventato per qualche mese il team manager della Roma, con cui avevo vinto lo Scudetto da calciatore. Ma avevo capito che non era la mia strada”.
Di Francesco: "Delle critiche della massa non mi interessa niente"
—“Tutti hanno aperto la bocca. A me piace soltanto ascoltare le critiche delle persone che stimo. Del resto, della massa, non me ne frega niente. Ho pensato di tutto, anche di lasciare il calcio. Anche perché il mestiere dell’allenatore non mi è arrivato innato, qualche anno fa. È stata una scelta frutto del percorso. Ho fatto il team manager, ma non era il mio. Ho fatto il consulente di mercato, ma neanche quella era la strada che volevo percorrere".
"Ho fatto il responsabile di un settore giovanile, e quello è il lavoro di cui sono rimasto innamorato: entravo alle 8 in ufficio e uscivo alle 22, ogni giorno ci mettevo passione e piacere. Ancora oggi, quell’aspetto mi attrae e credo sia alla base di ogni società. E alla fine, mi sono avvicinato nuovamente al campo, l’ultima cosa che avrei creduto potesse accadere in vita mia, iniziando ad allenare”. LEGGI ANCHE: La bomba di Forbes: "Il Milan saluterà un top player in estate se..." >>>
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