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Adriano Galliani (ex amministratore delegato AC Milan), qui con i rossoneri nel 2016 | AC Milan News (Getty Images)
Adriano Galliani, ex amministratore delegato del Milan, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport. In primo piano Massimiliano Allegri, tecnico che è tornato nuovamente sulla panchina della Juventus. Ecco le parole di Galliani: "In tutte le professioni credo sia fondamentale la gavetta. Esiste un percorso che segna le tappe: allenatore di C, di una Serie B modesta, di una grande di B, di una medio-piccola di A e infine di una big come Milan, Inter e Juve. Max ha seguito il cammino passo dopo passo, un itinerario di vita e di carriera: allena da quasi vent’anni, dalla C2 con l’Aglianese alla vittoria della C1 con il Sassuolo. E poi dal Cagliari al Milan. Così diventa più facile vivere una professione".
Dietro l’ultimo passaggio ci fu una sua scelta: perché proprio lui?
«Tra il 2008 e il 2010 con il Milan di Ancelotti prima e Leonardo dopo giochiamo a Cagliari e incontro Max mentre dall’interno dello stadio usciamo verso il campo. Gli dico e glielo ripeto l’anno dopo: “Lei ha il physique du role dell’allenatore del Milan”. Aveva tutto, conoscenze tecniche, tattiche e sì, anche l’aspetto estetico. Conta tutto quando devi allenare al top. Quando Leo lascia lo chiamo. Cellino fu molto carino a liberarlo subito per noi».
Il presidente Berlusconi fu subito d’accordo?
«Come vogliono le regole della casa lo portai ad Arcore, il presidente lo vide e mi dette l’ok. Il via libera fu ottenuto esattamente in un pranzo a tre il giorno della finale Champions tra Inter e Bayern Monaco».
Il Milan di Allegri ha vinto uno scudetto e una Supercoppa Italiana: il giudizio che ne dà oggi?
«In realtà le squadre di Max avevano una grande vocazione internazionale: per quattro anni consecutivi il Milan si qualificò per gli ottavi di finale Champions. E nel 2012-2013 fece un miracolo sportivo con la conquista del terzo posto a Siena, all’ultima giornata: era il primo Milan senza il gruppo dei senatori e senza Ibrahimovic e Thiago Silva, due che ancora oggi fanno la differenza».
Anche il rapporto tra Allegri e i giocatori è cresciuto nel tempo?
«Se inizi a trattare con i giocatori di Serie D negli anni ti sarà più semplice relazionarti anche a un Pallone d’Oro. In tutto è come a scuola: c’è la materna, le elementari, ci sono le medie, il liceo, l’università e i master>.
Il Milan gli è stato utile anche per le vittorie in bianconero?
«Assolutamente. Sono stati anni prodromici ai cinque scudetti e alle 4 Coppa Italia con la Juventus. E anche alle due finali di Champions, non a caso la Juve non le ha più rifatte. Giocare una finale è un obiettivo, vincerle un altro ancora. Arrivarci è un traguardo, il mondo ti osserva. Ed è stato battuto solo da Real e Barcellona».
Secondo Galliani chi è Massimiliano Allegri oggi?
«Un allenatore pronto per i primi tre-quattro club d’Europa. Squadre che fai fatica ad allenare di colpo, da un giorno all’altro. Lui ha seguito il percorso corretto e necessario per arrivare ai vertici. Non è nato professore ma lo è diventato e io non credo ai “nati pronti”. La scuola serve eccome: ok il talento ma stare sui banchi è determinante. Oggi Max è un allenatore completo, che conosce perfettamente il mestiere. Ha visto tutto e con un bagaglio di esperienza enorme fai fatica a sbagliare. Se fai tutti i gradini, non cadi».
Gli manca solo di tornare e imporsi in uno spogliatoio che ha già frequentato: riuscirà anche in questo?
«Sarebbe potuto andare ovunque (Inter, Real, ndr), ha scelto lui la Juventus. Con la personalità che ha non avrà problemi».
Vi sentite ancora spesso?
«Da quando le nostre strade al Milan si sono separate sono trascorsi più di sette anni ma il rapporto tra noi resta quasi quotidiano, ci vediamo e ci sentiamo. Le valutazioni tecniche prescindono anche dall’amicizia. Abbiamo cenato insieme miliardi di volte, abbiamo tanti punti di contatto, passioni simili. Ci legano il basket e il tifo per l’Armani e altre affinità elettive...».
Galliani ha davvero fatto un tentativo per portarlo al Monza?
«Mai. Max oggi è al top d’Europa. La Juve ha fatto un grande colpo, ha preso il migliore sul mercato. È un segnale ai giocatori, ai tifosi, a tutto l’ambiente e anche alle altre squadre. Con Max dici chiaramente che non ti va bene arrivare quarto». Intanto ecco la nostra intervista esclusiva al giornalista francese, che ci svela tutti i segreti di Mike Maignan e non solo.
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