Gennaro Gattuso non ha mai smesso di essere “Ringhio”, dentro e fuori dal campo. In un’intervista a Vivo Azzurro, l’ex centrocampista di Milan e Nazionale ha parlato a cuore aperto della sua carriera, dell’amore per il calcio e delle sfide affrontate, senza mai nascondere la sua passione e la sua visione del gioco.


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Gattuso: “Il Milan ha fatto un grande mercato, ora speriamo si riprendano”
“Grinta e cuore sono l’ABC del calcio. Senza voglia, senza anima non si può giocare”, ha esordito Gattuso, ribadendo quei valori che lo hanno sempre contraddistinto come giocatore e ora come allenatore.
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L’attuale tecnico dell’Hajduk Spalato ha poi spiegato cosa serve per arrivare al massimo livello: “Bisogna pedalare, bisogna allenarsi, avere rispetto e fare una vita sana per andare a mille all’ora. È vero che il calcio è cambiato, ma sono aumentate le velocità, i contatti fisici, e bisogna essere pronti perché non basta avere solo tecnica”.
Oltre ai cambiamenti del calcio, Gattuso nota anche come sia cambiato il mondo e, di conseguenza, le nuove generazioni di calciatori: “Oggi si smanetta 24 ore al giorno sul telefonino, qualcosa di diverso ci deve essere anche da parte nostra”. Ma quello che più lo infastidisce è l’atteggiamento di alcuni giovani talentuosi che non riescono a dare il massimo: “Mi dà fastidio vedere ragazzi con talento che alla prima difficoltà si abbattono, non spingono e non cercano di migliorarsi. Questa è la cosa che mi fa andare fuori di testa”.
Gattuso ha poi ricordato i sacrifici fatti da ragazzo, quando a soli 12 anni lasciò la Calabria per inseguire il suo sogno: “Appena lasciata casa, dissi subito che non sarei tornato: a mamma e papà dissi che, se non andava bene nel calcio, me ne sarei andato a lavorare in Germania”.
Un viaggio fatto di sofferenza, ma anche di emozioni indimenticabili: “Ho sofferto, sì, però ogni volta che chiudevo gli occhi, quando indossavo la maglia della Nazionale e c’era l’inno, ricordavo tutta la mia infanzia”.
I ricordi più belli, ovviamente, sono legati alla vittoria del Mondiale 2006, un trionfo che Gattuso definisce ancora oggi quasi surreale: “Cosa significa essere campione del mondo? Non lo so, so soltanto che per me è stato un sogno. Non ho mai pensato di voler vincere un Mondiale, perché è sempre stato qualcosa più grande di me”.
Ha poi aggiunto: "Andavamo a fare il sopralluogo al campo, vedemmo la Francia che si allenava a maniche corte sotto la pioggia: fisicamente erano messi nettamente meglio di noi. Ma Buffon cominciò a urlare: "Ragazzi non ci fanno paura: possono essere grossi quanto vogliono, ma domani ce li mangiamo".
Oltre al calcio, Gattuso ha parlato anche della battaglia personale che affronta da anni contro una malattia autoimmune, la miastenia: “Ce l’ho da 15 anni. Migliaia di persone mi scrivono per avere consigli, per sapere come faccio ad avere questa carica nonostante la malattia… La combatto con il cortisone. Da quattro o cinque anni ho rinunciato anche a una cosa che mi piaceva molto, come un bicchiere di vino”.
La malattia, però, non lo ha mai fermato: “Quando ti arriva la diplopia, quando vedi doppio, non è facile. Però ho sempre pensato che io sono più forte della malattia. Non bisogna vergognarsi: chi deve farlo sono le persone che fanno del male agli altri, non chi combatte una battaglia come questa”.
Il calcio di oggi: Nazionale, Milan e gli allenatori
—Gattuso ha anche espresso la sua opinione sulla Nazionale italiana allenata da Luciano Spalletti: “La vedo bene. Ha aggiunto molti ragazzi giovani con un piano ben preciso. Sono sicuro che andremo ai Mondiali”.
Un pensiero è andato anche al Milan, la squadra del suo cuore: “Aspettiamo sempre che faccia qualcosa in più… Hanno capito gli errori commessi, hanno fatto un grandissimo mercato e speriamo che si riprendano”.
Infine, non sono mancati i commenti sugli allenatori contemporanei, con un confronto con Sergio Conceicao: “A livello di temperamento ci assomigliamo un po’. A livello caratteriale è un uomo molto, molto forte”.
E un grande elogio per Antonio Conte: “È un fenomeno, uno che non si ferma mai e ha una mentalità d’acciaio. L’Inter deve fare molta attenzione”.
La passione di sempre
—In ogni parola di Gattuso traspare quella grinta che lo ha reso un simbolo, prima da calciatore e ora da allenatore. La stessa determinazione che lo spinge a lottare in campo e fuori, con la convinzione che senza sacrificio, cuore e rispetto, non si può arrivare al successo. “Io sono fatto così, non riesco a fare le cose a metà. E quando vedo chi non dà tutto, mi fa impazzire”.
Una filosofia che ha portato Gattuso sul tetto del mondo e che continua a essere il motore della sua vita. LEGGI ANCHE: Bologna-Milan, il LIVE testuale del recupero di campionato >>>
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